Archivi categoria: recensioni

_Spaghetti Hacker_ (libro)

[copertina] Ha senso riproporre dopo quasi quindici anni Spaghetti Hacker? Noi di Voyager pensiamo di sì… ehm, scusate, ho sbagliato citazione. È però vero che questa nuova edizione di un classico dello scorso millennio (Stefano Chiccarelli e Andrea Monti, Spaghetti Hacker, Monti&Ambrosini 2011, pag. 320, € 20, ISBN 978-88-89479-14-8) può permettere a chi ai tempi non c’era di farsi un’idea di cosa succedeva in rete quando eravamo in pochi, giovani e pazzi, oltre a far ricordare a noi matusalemme i bei vecchi tempi. Rispetto all’edizione originale (nella quale, manco a farlo apposta, avevo come segnalibro una password per tin.it…) è stata eliminata la parte sull’aspetto giuridico nei vari periodi dell’era hacker e che ora non sarebbe stato altro che una curiosità storica; personalmente avrei però lasciato le note sugli aspetti tecnici, che spero possano essere almeno riesumate sul sito http://www.spaghettihacker.it che è stato approntato parallelamente al libro. Sono anche state aggiunte alcune nuove storie di hacker: trovate un paio di capitoletti miei, uno vecchio e uno nuovo, anche se a dire il vero non sono mai stato un vero hacker (però prima o poi racconterò di quando io con un tiger team de noantri bucai in mezz’ora Interbusiness…) Ho dei dubbi su alcune ricostruzioni di avvenimenti cui ho partecipato anch’io (VOL e TOL), ma mi rendo conto che certi dati erano e forse sono ancora troppo sensibili perché si possa riesumare la documentazione dell’epoca. Credo insomma che chi non abbia letto la prima edizione dovrebbe procurarsi questa, che è l’equivalente dei documentari di Rai Storia sul nostro recente passato. E chissà che non si capisca anche qualcosa in più dell’attuale rete in salsa italica: vi assicuro che molti personaggi della scena di vent’anni fa sono ancora vivi, vegeti e a lavorare nel campo informatico!

Ultimo aggiornamento: 2014-06-16 21:22

Come dire (libro)

[copertina] Quando Stefano Bartezzaghi nella sua rubrica Lessico e nuvole inserisce un po’ di “frasi matte” io in genere scorro il testo senza troppa convinzione. Ma trovarle in questo libro (Stefano Bartezzaghi, Come dire – Galateo della comunicazione, Mondadori “Comefare” ottobre 2011, pag. 209, € 17, ISBN 978-88-04-61146-2) è tutta un’altra cosa. Il segreto? Il contesto. Bartezzaghi è molto bravo a mettere insieme le parole e presentare così il testo in maniera a prima vista leggiadra, lasciando le battute e i sorrisi all’intelligenza del lettore che deve mettersi a capire cosa c’è effettivamente scritto.
Il libro è molto meno serio di quello che si potrebbe credere leggendo i titoli e soprattutto i sottotitoli dei vari capitoli… anzi no. Bartezzaghi è serio, ma lo è perché gioca con la lingua e le parole, e chiunque abbia visto giocare dei bambini sa che il gioco è un’attività serissima. Il libro non è un testo di grammatica, né lo vuole essere: in fin dei conti quando le parole sono il lavoro di qualcuno è molto più divertente avere esempi che esulano dallo standard codificato, perché c’è sempre materiale nuovo. D’accordo, nel capitolo sui menu “tradotti in inglese” o in italiano si sente un certo qual raccapriccio, ma in genere Stefano è più descrittivista che prescrittivista, e anche quando non è convinto di certe costruzioni come i superlativi di nomi e verbi lascia piena libertà al lettore, anzi al parlante, di scavarsi la fossa con le proprie mani; l’ultimo capitolo ha addirittura come sottotitolo “come fottersene della grammatica e vivere felici”, con tanto di paginata sulla scelta di usare proprio quella parola e perché proprio in quel momento.
Non garantisco che leggere questo libro porti a un miglior uso della lingua italiana; però porta a un buon uso del tempo passato a leggerlo :-)

Ultimo aggiornamento: 2011-10-29 07:00

Dante e la matematica (libro)

[copertina] Credo che tutti gli italiani sappiano chi sia Dante, non foss’altro che per la curiosita di sapere chi è raffigurato sul verso della moneta italiana da due euro. Non sono così sicuro che, anche limitandosi a chi ha fatto il liceo e quindi dovrebbe aver studiato la Divina Commedia, siano così in tanti a sapere che Dante, umanista ante litteram, sapeva anche di scienze e ne ha parlato all’interno delle sue opere. Il matematico Bruno D’Amore ne aveva già parlato in alcuni suoi articoli e conferenze, ma stavolta (Bruno D’Amore, Dante e la matematica, Giunti 2011, pag. 222, € 14,50, ISBN 978-88-09-75886-5) ha pensato bene di scrivere un libro… romanzando il tutto. Abbiamo così diciassette capitoli che raccontano aneddoti più o meno basati su fatti reali (che Dante andò a studiare dialettica a Bologna, che aveva un figlio di nome Jacopo, e così via), con aggiunte alcune ipotesi piuttosto azzardate anche se non impossibili a priori, soprattutto per quanto riguarda le opere che il nostro potrebbe avere studiato o almeno conosciuto. Le ambientazioni dei racconti sono sempre molto vivaci, e anche le parti più matematiche – non numerologiche, attenzione! – e logiche si amalgamano bene, facendo perdonare alcune leziosità nei commenti e qualche svista, come dire che il centimetro sarebbe stato usato sei secoli e mezzo dopo quando in realtà ne è bastato uno di meno. Il libro si conclude con tre appendici: la prima elenca i matematici e logici presenti direttamente nella Commedia oppure che hanno probabilmente influenzato Dante, l’ultima contiene spigolature (minime) matematiche, mentre la seconda è un breve saggio più accademico sul tema, in cui D’Amore non si perita di menare qualche fendente contro la separazione delle culture umanistica e scientifica e soprattutto contro gli esperti letterati che cascano nelle più semplici questioni matematiche: per esempio “quadrare il cerchio” (Par XXXIII) è assolutamente possibile, basta non pretendere di farlo solo con riga e compasso! In definitiva, lettura assai godibile. (Ah, a pagina 202 si vede come il correttore di bozze non era matematico…)

Ultimo aggiornamento: 2011-10-22 07:00

_Post coitum_ (libro)

[copertina] Marco Dambrosio in arte Makkox e il sottoscritto a.k.a. .mau. una cosa in comune ce l’abbiamo: collaboriamo entrambi (gratuitamente) al Post, io parlando di matematica e lui facendo vignette di satira politica. Inutile aggiungere che le somiglianze si fermano qua, e che lui è molto più bravo di me.
Insomma, quando ho saputo che stava per essere pubblicata questa raccolta delle sue migliori vignette fino a ferragosto 2011 (Makkox, Post Coitum – Satira di un tardo impero, Bao Publishing 2011, pag. 256, € 24.50, ISBN 9788841871355) ho tirato fuori il codice PayPal e mi sono comprato la mia copia che mi è stata regolarmente spedita.
La satira è una brutta bestia, e anche difficile da definire come Makkox stesso spiega nella sua introduzione (c’è anche una prefazione di Luca Sofri e un’introduzione di Luca Bizzarri): ed è normale che non si apprezzino tutte le battute. Ma la percentuale di pollice recto per Makkkox è troppo alta, e rovina tutte le medie di gradimento. Ah, una cosa che magari non è chiara: non è affatto detto che si debba ridere a una battuta satirica. Essa può ottenere l’effetto voluto anche se è un pugno nello stomaco, e a volte capita anche quello.
Ultima cosa: nel margine laterale del libro, ciascuna vignetta è commentata da Makkox. La didascalia era necessaria perché a volte ci si è dimenticati del fatto di cronaca che aveva ispirato la vignetta: ma come bonus le didascalie sono spesso altre battutacce al vetriolo…

Ultimo aggiornamento: 2011-10-15 07:00

Metropolitana a Milano (libro)

[copertina] Ricordate la Milano da bere degli anni 1980? Bene, oltre che per pagare tutte le tangenti un po’ di soldi sono anche finiti per pubblicare libri interessanti, come questo (Giuseppe Severi e Roberto Vasini, Metropolitana a Milano, ATM Milano – novembre 1989, pag. 160, s.i.p., no ISBN), uscito nel 1989 mentre finalmente si stava per inaugurare (a servizio ridottissimo, ma c’era Italia 90 e bisognava far vedere che era avanzata…) la linea 3.
Gli autori hanno raccolto nella prima parte del libro la storia dei progetti della metropolitana milanese, che risalgono a più di cent’anni fa, e della effettiva sua costruzione a partire dal 1957: il tutto con una discreta documentazione fotografica. La seconda parte è molto tecnica, con le specifiche delle vetture, i vari lotti acquistati man mano e tutti questi dati probabilmente inutili per molti ma che è a mio parere giusto inserire in un testo come questo che in fin dei conti può servire come riferimento generale. Peccato insomma che non venga stampata una nuova edizione del libro, con le nuove linee: lo so, non è certo il momento storico migliore, ma permettetemi di sperare.

Ultimo aggiornamento: 2011-10-08 07:00

Terre di confine… (libro)

[copertina] Nei primi anni 1990, con il decentramento amministrativo, molti quartieri periferici delle grandi città italiane commissionarono libri che raccogliessero le testimonianze del locale passato: tali opere venivano pubblicate in tiratura limitata a spese delle circoscrizioni e adesso si possono trovare a far polvere nelle biblioteche locali. Questo libro (Edo Bricchetti, Terre di confine…, Associazione “Gorla domani” 1994, pag. 120, s.i.p., no ISBN), che racconta dei vecchi comuni a nord-nordest di Milano inglobati nella città all’inizio del secolo scorso, non fa eccezione. I borghi milanesi considerati sono Turro, Gorla, Precotto, Greco, Crescenzago: oggi semplici nomi di stazioni metropolitane o ferroviarie, un tempo comunità di campagna o al più preindustriali e poi fagocitate dall’ampliarsi della metropoli. A parte le prime pagine con le cartine topografiche dei secoli passati e il racconto della nascita del Naviglio della Martesana, il libro è però deludente. Posso capire le ultime pagine di autocelebrazione per l’appena creato – siamo nel 1994 – percorso ciclopedonale della Martesana, ma la parte centrale è poco più di un elenco di nomi e indirizzi, a parte le fotografie d’epoca. Non è insomma che si impari nulla di nuovo.

Ultimo aggiornamento: 2011-10-01 07:00

_I segreti di Pitagora_ (libro)

[copertina] Questo libro (Guido Trombetti e Giuseppe Zollo, I segreti di Pitagora, Bruno Mondadori “Matematica e dintorni” 2010, pag. 149, € 12, ISBN 978-88-6159-495-1) è figlio di una rubrica tenuta dall’autore sul quotidiano napoletano “Il Mattino”. Non è insomma in caso che i racconti che fanno da cornice ai problemi della prima parte del libro sono tutti ambientati a Procida! Questi problemi sono esplicitamente dei classici, e viene anche specificato da dove sono tratti, cosa che trovo molto bella: si sa che i problemi matematici sono comunque riciclati da una parte e dall’altra, e in questo modo ci si può più concentrare su come è stata fatta la dematematizzazione, almeno per gli esperti del campo.
Le soluzioni ai problemi ci sono, non preoccupatevi… e sono in fondo al libro, come ovvio. La parte centrale è invece dedicata ad alcuni brevi saggi, che prendono spunto da cose di tutti i giorni per scoprire la matematica dietro di esse. Questa è la parte a mio parere più interessante, non solo per i temi trattati ma anche per il taglio che è piuttosto diverso da quello che si trova in altri libri dello stesso tipo. In definitiva, il libro può essere interessante come testo di avvicinamento a questo ripo di problemi, oppure per i “collezionisti”; altrimenti non porta grandi novità.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-06 19:46

_C’è spazio per tutti_ (libro)

[copertina] A volte uno se lo può anche scordare, ma in fin dei conti Piergiorgio Odifreddi non solo è un matematico ma ha alle spalle una lunga carriera di divulgatore, che negli anni ha lasciato un po’ perdere perché guadagnava di più – e forse si divertiva di più – a fare in pamphlettaro. Non è perciò così strano che in questo libro (Piergiorgio Odifreddi, C’è spazio per tutti, Mondadori – Saggi 2011, pag. 267, € 22, ISBN 978-88-04-60331-3) torni al suo primo amore, vale a dire la matematica divulgativa. Il libro, oltre che rilegato, usa una carta di ottima qualità: la cosa è del resto necessaria, visto che è illustrato a colori, il che aiuta a “vedere” le affermazioni geometriche – non parlerei di dimostrazioni, come del resto è giusto in un testo di questo tipo. L’argomento può essere descritto come “Storia della geometria I”: Odifreddi parte infatti dai risultati di egizi e babilonesi e termina con la fine del periodo ellenistico, all’alba dunque del Medio Evo. I titoli dei vari capitoli sono tutti giochi di parole, persino peggio di quelli che farei io; il testo è sempre scorrevole, con il matematico impertinente che non riesce a tralasciare le proprie battutine (e a volte prendere delle cantonate: il greco periphereia non significa mica “periferia”, come scrive a pagina 169, ma “circonferenza”…) Ma oltre la scorrevolezza il libro ha il grande pregio di esporre anche temi che non vengono affatto trattati a scuola; insomma risulta interessante sia per chi è digiuno di matematica e può scoprire come funziona la geometria, sia per i più scafati che hanno la possibilità di vedere nuove relazioni.

Ultimo aggiornamento: 2016-01-18 07:00