Archivi categoria: recensioni

_Cosmolinea B-2_ (libro)

[copertina] Dopo il primo volume, Urania ha ristampato anche il secondo volume della raccolta dei racconti di fantascienza di Fredric Brown (Fredric Brown, Cosmolinea B-2, Urania Mondadori 2013, pag. 374 circa, € 3,99, ISBN 978-88-5203-836-5).
Rispetto al primo volume, si nota come Brown avesse nelle sue corde anche non dico l’horror ma quasi (in realtà è stato un ottimo giallista); ci sono ancora molti racconti brevissimi basati su giochi di parole intraducibili e che i traduttori del tempo non hanno nemmeno cercato di tradurre – ma perché allora tradurre il racconto, dico io? – e racconti più lunghi, alcuni in collaborazione con Mack Reynolds. Puppet Show è probabilmente uno dei migliori, mostrando il disincanto di Brown per l’umanità sempre nascosto dietro un sottile sarcasmo.
L’unico commento che posso dire è di centellinare i racconti brevissimi, perché in effetti visti tutti insieme stufano un po’; ma per il resto l’antologia è godibilissima come la precedente.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-01 07:00

_Un punto fermo_ (ebook)

[copertina] Il quarto ebook della collana di 40K Unofficial (per gli amici, #40kmate) è il primo che potrebbe in teoria servire a scuola. Mi affretto a ribadire “in teoria”: non credo che siano in molti gli insegnanti a trattare il tema di questo libro (Roberto Zanasi, Un punto fermo, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 1,99€, ISBN 9788898001552; anche su BookRepublic e altri store), vale a dire la teoria degli invarianti.
Un invariante è qualcosa che non cambia, il “punto fermo” del titolo: un concetto a prima vista banale ma che in mano a un Vero Matematico serve a risolvere teoremi in un batter d’occhio o quasi. Diciamo che la fatica è trovare l’invariante giusto: poi il resto va da sé. Bene: nel librino abbiamo proprio un Vero Matematico che dialoga, platoniamente ma non troppo, con un apprendista e lo aiuta a vedere come si costruiscono i poliedri e perché Sam Loyd poté promettere 1000 dollari (del 1880!) a chi avesse risolto il gioco del 15. Per una volta i teoremi sono dimostrati dal basso e non dall’alto: fidatevi, funzionano lo stesso ma sono molto meno paurosi. E poi, perché cambiare?
(P.S.: approfittate dell’offerta a 99 centesimi, finché dura!)

_Mathematical Omnibus_ (libro)

[copertina] Come si capisce dai nomi degli autori (Dmitri Fuchs e Serge Tabachnikov, Mathematical Omnibus: Thirty Lectures on Classical Mathematics, AMS 2007, pag. 463) la loro scuola di nascita è russa, anche se i due insegnano in università statunitensi. Questo forse è il motivo per cui di “classico”, almeno dal nostro punto di vista italiano, c’è ben poco. Devo dire che sono rimasto stupito dagli approcci per nulla classici a problemi che almeno per fama conoscevo: questo è molto bello, perché è un’ulteriore prova dalla profonda unità della matematica (lo so, scivolo facilmente sul filosofico).
Purtroppo c’è l’altra faccia della medaglia, vale a dire il fatto che la trattazione è a livello di corso universitario. Gli autori fanno del loro meglio per mostrare che in fin dei conti non c’è nulla di così strano a fare tutti i conti necessari, ma è chiaro che se non ci si mette a studiare seriamente non si riesce ad andare molto avanti. In pratica, insomma, per una buona percentuale delle trenta lezioni di cui è composto il libro io mi sono limitato a dare un’occhiata più o meno curiosa: sono troppo pigro e oberato di cose da fare per fermarmi, prendere carta e penna e seguire il percorso logico che porta ai risultati esposti
D’altra parte il libro ha un indubbio vantaggio: la versione di base (senza fotografie, insomma, ma con tutti i grafici del caso) è liberamente disponibile in rete e pertanto ci si può fare un’idea del testo senza poi lamentarsi di avere speso inutilmente dei soldi.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-22 07:00

_Big Data_ (libro)

[copertina] I Big Data sono l’araba fenice dell’informatica: che ci siano ognun lo dice, cosa siano nessun lo sa. O meglio, qualcuno lo sa ma si tiene ben stretta la nozione, e non riesco a dare loro tutti i torti. Devo però dire che leggendo questo libro (Viktor Mayer-Schönberger e Kenneth Cukier, Big Data : A Revolution That Will Transform How We Live, Work and Think, John Murray 2013. ISBN , pag. 257, Lst. 7,99, ISBN 9781848547933) qualche idea in più me la sono fatta. Innanzitutto, il concetto fondamentale da ricordare è che con i Big Data non si parla più di rapporto di causa-effetto ma semplicemente di correlazione; in secondo luogo che i Big Data buttano completamente all’aria l’approccio statistico usato in questi due secoli. Invece che fare fatica a cercare un campione ben rappresentativo si piglia tutto, compresi i dati errati, e si vede quello che si può tirare fuori. Tutto questo lo si trova nel primo capitolo del libro: se avete fretta potete fermarvi qua.
Gli altri capitoli sono un po’ ripetitivi: ci sono molti case study, soprattutto ma non solo sui Soliti Noti (Amazon e Google), e i concetti introdotti sono quelli dell’uso secondario dei dati (si prende tutto perché non si sa mai che correlazioni ci si possa inventare in futuro) e dei rischi per la privacy (anonimizzare i dati serve a poco, quando ce ne sono così tanti che alla fine si riesce a trovare una correlazione con altissima probabilità: ma questo era già noto a chi sapeva fare le ricerche in rete negli anni ’90). Una disamina più puntuale la potete leggere da Boris Limpopo; per quanto mi riguarda mi posso dire soddisfatto del libro.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-15 07:00

_Good Math_ (libro)

[copertina] Leggo da molto tempo il blog di Mark Chu-Carroll, Good Math, Bad Math e lo apprezzo, così quando è uscito il suo libro (Mark C. Chu-Carroll, Good Math, Pragmatic Bookshelf 2013, pag. 262, $34, ISBN 9781937785338) l’ho subito comprato… e poi lasciato da parte come al solito in mezzo al mio scaffale di cose da leggere, fino ad ora.
Devo dire di essere rimasto piuttosto deluso, alla fine della fiera. Innanzitutto il libro non è sulla matematica, ma più generalmente su matematica e informatica, il che non sarebbe poi la fine del mondo: in fin dei conti anch’io sono uno di quelli che non fa grandi differenze tra i due campi. Però, mentre la parte più matematica mi sembra interessante come approccio, concordo con altri commentatori che c’è un problema di base: il libro è scritto per chi quelle cose le conosce già. So bene come sia difficile mettersi nei panni di chi non sa nulla, però il risultato è quello… e lo si vede perfettamente nella parte più legata ai linguaggi di programmazione, dove evidentemente non possono bastare venti pagine per spiegare qual è la struttura di uno di essi, soprattutto se non è imperativo. Aggiungiamo che ci sono parecchi refusi (una lista è qui, ma per esempio c’è un simbolo “minore e non uguale” che presumibilmente è una doppia implicazione: carino, vero?) che rendono ancora più difficile la lettura.
Insomma, diciamo che non lo consiglio.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-08 07:00

Hangar Bicocca: _Islands_ (mostra)

Dell’Hangar Bicocca in generale ne parlerò (bene) un’altra volta: per il momento mi limito a raccontare della mostra Islands di Dieter (buonanima) e Björn Roth, per l’ottima ragione che terminerà domenica e mi ero dimenticato di scriverne.
Io sono abituato all’arte concettuale e alle “spiegazioni”: però qui si è davvero esagerato. Roth (padre) doveva probabilmente soffrire di disposofobia, quella malattia che ti fa conservare tutto, ma proprio tutto. Tanto per dire, Flacher Abfall, che possiamo tradurre come “spazzatura piatta”, è la raccolta di scontrini, biglietti usati, etichette e altri avanzi, imbustati in cartelline accuratamente datate e inserite in una erie di contenitori… per diciassette anni. Non parliamo poi della mania di protagonismo: Solo Szenen, “considerata oggi tra i capolavori dell’artista”, è un insieme di 131 video che mostrano (a telecamera fissa) scene di Roth che fa le cose più varie, compreso cagare. D’altra parte, la coprofilia sembra un’altra caratteristica dell’artista: non tanto per die Die DIE VERDAMMTE SCHEISSE, dove la “maledetta merda” sono in realtà le piastre di rame scartate da una stamperia perché ritenute “sbagliate”, quanto per 55 Schiesse für Rosanna, una serie di fotografie per una mostra presso la casa della sua amica Rosanna Chiessi. Cito dalla brochure informativa: «Per Roth la creazione artistica nasce dalla realtà quotidiana con l’intento di permearla, valicando il limite nel quale viene confinata dai circuiti artistici ufficiali. La documentazione fotografica degli escrementi prodotti quotidianamente dall’artista […] risponde esattamente a questo atteggiamento ed è inserita all’interno di un discorso esplicitamente autobiografico.» Capirete che a questo punto l’installazione Selbsturm (busti di cioccolato) si vede da un’altro punto di vista…

Ultimo aggiornamento: 2014-02-04 11:32

_Rebecca (sei tu)_ (libro)

[copertina] Davide Osenda si diverte a disegnare fumetti. Avevo già recensito Ultima lezione a Gottinga; un paio di mesi fa mi ha inviato questa sua ultima fatica (Davide Osenda, Rebecca (sei tu), 001 edizioni 2013, pag. 144, € 18, ISBN 9788897846444), con dedica “Lo so che non sono proprio il tuo tipo… ma se vuoi, puoi darmi una sbirciatina”.
Effettivamente in questo libro Osenda non parla di matematica ma di psicanalisi (junghiana, per la precisione), il che significa che mi trova completamente spiazzato, e sono costretto a vedere tutto il resto :-) Secondo me, la prima parte è un po’ troppo lunga, e soprattutto ti porta fuori strada rispetto alla seconda parte che è naturalmente quella principale: sì, certe cose si capiscono a posteriori, ma resto dell’idea che ci sarebbero voluti più riferimenti comprensibili almeno per un poveretto come me. (E non dite che la psicanalisi è incomprensibile se non la si è studiata…). La seconda parte in compenso mi pare ottimamente riuscita sia come trama che come tecnica fumettistica, ed è scorsa via in un amen. (C’è anche un piccolo epilogo, ma è proprio un post scriptum)
Direi insomma che se non dovete studiare il pensiero junghiano in profondità ma volete solo passare un po’ di tempo piacevolmente e farvi un’idea, questo libro è sicuramente molto meglio di un pesante testo :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-02-01 07:00

_Milano tra le due guerre_ (mostra)

Abbiamo sfruttato l’assenza dei bimbi nei primi giorni dell’anno per andare a visitare la mostra fotografica Milano tra le due guerre, allestita fino al 13 febbraio a Palazzo Morando. A parte la fregatura di arrivare sul posto alle 12:20 e scoprire che la mostra è chiusa dalle 12:30 alle 13:30 (ma a quanto pare adesso almeno nei weekend ha orario continuato) devo dire che ho apprezzato molto le immagini che Arnaldo Chierichetti aveva fatto alla Milano che stava cambiando faccia, con i navigli interni chiusi, lo sventramento di un quartiere centralissimo, e soprattutto le scene di vita normale nella zona di corso di Porta Romana (anzi “Corso Roma”, come si chiamava nel ventennio) dove Chierichetti aveva il suo studio di ottica e fotografia. Le macchine fotografiche d’epoca, comprese quelle stereoscopiche, a me dicono poco ma magari interesseranno a qualcuno: i pannelli con le spiegazioni del contesto dei vari gruppi di fotografie sono invece fatti molto bene. L’unico punto su cui avrei da ridire è la mancanza di indicazioni precise su dove sono state scattate molte delle foto, il che mi ha costretto a una serie di wild guess che avrebbero fatto ridere anche i polli. Abbiate pietà di un immigrato!

Ultimo aggiornamento: 2014-01-27 15:59