Archivi categoria: recensioni

Il grande libro dei giochi (libro)

[copertina]La storia di questo libro (Giuseppe Meroni e Aldo Spinelli, Il grande libro dei giochi, Fabbri 2006, pag. 288, € 12.50, ISBN 9788845137112) è un po’ strana. Le pagine erano originariamente state scritte per una raccolta a fascicoli di Fabbri collezionabili, “Il mondo dei giochi”; quelli di RCS libri han detto “beh, già che ci siamo e che è già stato pagato ce li pigliamo anche noi” il che sarebbe anche andato bene se avessero chiesto di eventuali errori da correggere o perlomeno avessero lasciato l’ordine originale delle pagine, evitando così di lasciare scritto “le soluzioni sono a pagina 17”, quando sono state impaginate a pagina 25. (tra l’altro, nella mia copia manca pagina 127. Errore di stampa o pagina effettivamente inesistente?)
Detto questo, la raccolta è comunque interessante, visto che tratta giochi davvero di tutti i tipi, da quelli all’aperto ai trucchi di magia con le carte, dai giochi di scacchiera a quelli coi fiammiferi. Interessanti anche i cenni storici, che danno un’aria più “calda” alla trattazione.

Ultimo aggiornamento: 2011-12-03 07:00

_La rivoluzione dimenticata_ (libro)

[copertina] La tesi di questo bel lungo saggio (Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata – Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Universale Feltrinelli 20012, pag. 487, € 15, ISBN 9788807816444) rivolta come un calzino quello che ci è stato insegnato a scuola, e che gli studiosi della classicità hanno affermato per secoli. In pratica, secondo Russo il punto più alto della scienza classica si è raggiunto con il primo ellenismo, insomma dal 300 al 150 a.C.; quello che noi consideriamo il “rinascimento imperiale” (Galeno, Plinio, Vitruvio, Tolomeo…) è in realtà un regresso rispetto a quelle punte di eccellenza, con gli scienziati che avevano sì a disposizione le opere di qualche secolo prima ma non le capivano bene, e quindi si arrabattavano come potevano. Archimede non è stato un genio isolato, il “metodo scientifico” non è nato con Galileo ma quasi due millenni prima, e comunque Newton ha fatto una regressione, riprendendo temi aristotelici e teologici e allontandosi dai concetti originali della matematica. Ah, sì: Platone e Aristotele sono ridiventati di moda in età imperiale perché più comprensibili, ma in origine non valevano mica così tanto…
Praticamente tutta l’analisi di Russo si poggia su inferenze indirette, come del resto ovvio dato che non abbiamo a disposizione le fonti originali. Alcune di queste inferenze sono plausibili, come quella che afferma che a noi sono giunte – perché sembravano più carine e quindi erano più usate – le opere più divertenti come quella delle macchine giocattolo di Erone e non gli originali che erano stati creati per illustrare scopi pratici. Altre mi sembrano molto più tirate per i capelli, come l’affermazione che nel primo Rinascimento girassero per l’Italia manoscritti poi perduti, di cui non ci sono nemmeno citazioni casuali, e che erano stati accuratamente tenuti nascosti da chi li sfruttava per mostrare le proprie “nuove” idee. La lettura però è indubbiamente piacevole: non dico che il testo si legga come un romanzo perché è comunque denso, ma è certo appassionante, comprese le troppo brevi pagine finali sull’eredità perduta e la conclusione: “Attenzione, perché oggi stiamo perdendo il metodo scientifico per tornare al mito, con la gente che non capisce cosa sta dietro agli oggetti e i fisici quantistici che preferiscono parlare di fantasie”. Ma leggetevelo voi, fidatevi!

Ultimo aggiornamento: 2014-05-17 21:18

A-ulì-ulè (libro)

[copertina] Questo libro di “Filastrocche, conte, ninnenanne” (Nico Orengo, A-ulì-ulè, Salani 2011 [1972], pag. 156, € 12, ISBN 978-88-6256-515-8) non è certo nuovissimo: la prima edizione è infatti del 1972. Non per nulla mi chiedevo come facesse a essere illustrato da Bruno Munari… Il libro contiene quasi centocinquanta filastrocche, scelte con l’ottimo sistema “quelle che mi piacciono” (Orengo non aveva ancora trent’anni al tempo: non che conti molto, ma magari più in là con gli anni la sua scelta sarebbe stata diversa). Le filastrocche hanno un ovvio target, i bambini a cui raccontarle: e magari ne conoscete già qualcuna, con le parole però leggermente diverse. A me almeno è capitato così. La cosa che però mi ha stupito di più è vedere come alcuni dei testi sono davvero truculenti: un po’ come i cartoni animati della nostra infanzia, dove al povero Silvestro (o Tom, o il Wile E. Coyote) capitano sempre le peggio cose. Spero che i nostri poveri bimbi non prendano delle brutte idee, insomma… ma secondo me vale comunque la pena di leggere loro una paginetta per volta!

Ultimo aggiornamento: 2011-11-19 07:00

Matematicaterapia (libro)

[copertina] Non so quanti siano d’accordo con il sottotitolo di questo nuovo libro (Ennio Peres, Matematicaterapia, Salani 2011, pag. 123, € 11, ISBN 978-88-6256-191-4 ) di Ennio Peres, vale a dire “come la matematica può semplificarci la vita”. Ed è un peccato, perché in effetti la matematica, o più precisamente il modo con cui chi ha proficuamente assimilato il metodo matematico, permette davvero di semplificare la vita, riducendo la necessità di dover ricordare troppe cose e permettendoci invece di ricavarcele da soli. A ben vedere, poi, di matematica vera e propria non ce n’è mica molta! Nei vari capitoletti, infatti, Peres parla tra le altre cose di come creare un cruciverba o comporre giochi enigmistici classici, di diventare generatori di barzellette e freddure, di imparare le tecniche mnemoniche e finanche delle dimostrazioni dell’esistenza di Dio. Chiaramente in così poche pagine tutti questi argomenti sono solo accennati, ma l’ampia bibliografia suddivisa per capitolo permette agli interessati di approfondire con relativa facilità gli argomenti trovati più interessanti. In definitiva, un ottimo libro per chi vuole capire se un po’ di matematica, di logica e di abilità in piccole dosi possa effettivamente migliorare la sua vita (secondo me sì, ma mi sa che io sia di parte)

Ultimo aggiornamento: 2011-11-16 07:00

_Alphabet Juice_ (libro)

[copertina] Faccio subito coming out: stavo per lasciar perdere il libro (Roy Blount Jr., Alphabet Juice, Sarah Crichton Books 2009 [2008], pag. 365, $15, ISBN 978-0-374-53204-8) alla fine dell’introduzione, visto che mica sono riuscito a capirla del tutto. Troppe parole inglesi che non conosco affatto, e per di più non di origine greco-latina ma anglosassone… che per me è ovviamente pari all’arabo, visto che non ho nessun appiglio per intuirne il significato. La lettura del testo vero e proprio è stata più facile, anche se non sempre tutto mi è risultato chiarissimo e sono troppo pigro per girare con un vocabolario appresso. Roy Blunt Jr., pur essendo statunitense, scrive in maniera molto britannica – o forse segue le orme di Ambroise Bierce e il suo The Devil’s Dictionary. In questo libro cerca di convincere a tutti i costi il lettore che non è affatto vero che le parole non hanno in genere attinenza con il loro suono; il tutto facendo salti mortali a cui spesso non crederei se non sotto minaccia di una pistola puntatami contro, ma che sono comunque godibili, come del resto godibili sono le digressioni varie che fa. Con questo vocabolario (da A a zyzzyva che è una specie di coleottero) costruito col succo – energia – fondamento dell’alfabeto non credo si possa imparare l’inglese, ma almeno si apprendono tante nozioni inutili… Sta poi a voi vedere se riuscite a riciclarle nella conversazione di ogni giorno.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-04 14:51

Don Juan (ristorante)

Venerdì scorso, lasciati i duenni al pigiama party al nido, siamo riusciti ad andare a cena fuori. Ho scelto io, e ho scelto un ristorante argentino: Don Juan. Non è stato difficile parcheggiare, il silos di Porta Romana a quanto pare è sempre sufficientemente vuoto; giusto per far notare come la sosta selvaggia sia in parte anche “sosta dove diavolo mi pare, perché io valgo?” Avevamo prenotato, ma nonostante quanto detto dall’ancora per poco PresConsMin non c’era il pienone, anche se non era certo vuoto.
Ambiente per quanto mi riguarda relativamente anonimo; la carne – noi abbiamo preso un Baby Beef che è per due persone – è molto buona, non economica (47 euro, e non ci sono contorni) ma può valer la pena. Il costo inizia a salire non appena si aggiunge qualcosa, a parte la solita barbara usanza del coperto (3 euro a testa). Non pretendete di trovare camerieri amichevoli, ma magari è persin meglio così che avere sempre qualcuno dietro di voi…
In definitiva, se siete dei puri carnivori è comunque un buon posto.

Ultimo aggiornamento: 2011-11-11 15:47

_Spaghetti Hacker_ (libro)

[copertina] Ha senso riproporre dopo quasi quindici anni Spaghetti Hacker? Noi di Voyager pensiamo di sì… ehm, scusate, ho sbagliato citazione. È però vero che questa nuova edizione di un classico dello scorso millennio (Stefano Chiccarelli e Andrea Monti, Spaghetti Hacker, Monti&Ambrosini 2011, pag. 320, € 20, ISBN 978-88-89479-14-8) può permettere a chi ai tempi non c’era di farsi un’idea di cosa succedeva in rete quando eravamo in pochi, giovani e pazzi, oltre a far ricordare a noi matusalemme i bei vecchi tempi. Rispetto all’edizione originale (nella quale, manco a farlo apposta, avevo come segnalibro una password per tin.it…) è stata eliminata la parte sull’aspetto giuridico nei vari periodi dell’era hacker e che ora non sarebbe stato altro che una curiosità storica; personalmente avrei però lasciato le note sugli aspetti tecnici, che spero possano essere almeno riesumate sul sito http://www.spaghettihacker.it che è stato approntato parallelamente al libro. Sono anche state aggiunte alcune nuove storie di hacker: trovate un paio di capitoletti miei, uno vecchio e uno nuovo, anche se a dire il vero non sono mai stato un vero hacker (però prima o poi racconterò di quando io con un tiger team de noantri bucai in mezz’ora Interbusiness…) Ho dei dubbi su alcune ricostruzioni di avvenimenti cui ho partecipato anch’io (VOL e TOL), ma mi rendo conto che certi dati erano e forse sono ancora troppo sensibili perché si possa riesumare la documentazione dell’epoca. Credo insomma che chi non abbia letto la prima edizione dovrebbe procurarsi questa, che è l’equivalente dei documentari di Rai Storia sul nostro recente passato. E chissà che non si capisca anche qualcosa in più dell’attuale rete in salsa italica: vi assicuro che molti personaggi della scena di vent’anni fa sono ancora vivi, vegeti e a lavorare nel campo informatico!

Ultimo aggiornamento: 2014-06-16 21:22

Come dire (libro)

[copertina] Quando Stefano Bartezzaghi nella sua rubrica Lessico e nuvole inserisce un po’ di “frasi matte” io in genere scorro il testo senza troppa convinzione. Ma trovarle in questo libro (Stefano Bartezzaghi, Come dire – Galateo della comunicazione, Mondadori “Comefare” ottobre 2011, pag. 209, € 17, ISBN 978-88-04-61146-2) è tutta un’altra cosa. Il segreto? Il contesto. Bartezzaghi è molto bravo a mettere insieme le parole e presentare così il testo in maniera a prima vista leggiadra, lasciando le battute e i sorrisi all’intelligenza del lettore che deve mettersi a capire cosa c’è effettivamente scritto.
Il libro è molto meno serio di quello che si potrebbe credere leggendo i titoli e soprattutto i sottotitoli dei vari capitoli… anzi no. Bartezzaghi è serio, ma lo è perché gioca con la lingua e le parole, e chiunque abbia visto giocare dei bambini sa che il gioco è un’attività serissima. Il libro non è un testo di grammatica, né lo vuole essere: in fin dei conti quando le parole sono il lavoro di qualcuno è molto più divertente avere esempi che esulano dallo standard codificato, perché c’è sempre materiale nuovo. D’accordo, nel capitolo sui menu “tradotti in inglese” o in italiano si sente un certo qual raccapriccio, ma in genere Stefano è più descrittivista che prescrittivista, e anche quando non è convinto di certe costruzioni come i superlativi di nomi e verbi lascia piena libertà al lettore, anzi al parlante, di scavarsi la fossa con le proprie mani; l’ultimo capitolo ha addirittura come sottotitolo “come fottersene della grammatica e vivere felici”, con tanto di paginata sulla scelta di usare proprio quella parola e perché proprio in quel momento.
Non garantisco che leggere questo libro porti a un miglior uso della lingua italiana; però porta a un buon uso del tempo passato a leggerlo :-)

Ultimo aggiornamento: 2011-10-29 07:00