Con la scusa di portare i bimbi all’attività pensata per loro all’Hangar Bicocca, domenica abbiamo visto la mostra (l’installazione?) dedicata a Micol Assaël, che nonostante il cognome è nata a Roma (e, almeno al momento in cui scrivo, non ha una voce a lei dedicata su Wikipedia ma ne ha una sulla Treccani).
Ora, io ho sempre grossi dubbi sugli artisti contemporanei, e quello è indubbiamente un mio limite. Ma credo che almeno stavolta saranno in molti d’accordo con me, soprattutto dopo aver scoperto (cito dal libriccino preso all’Hangar Bicocca) questa chicca: «Il progetto Waiting for the Unknown (2005), che non fu mai portato a compimento, prevedeva la collocazione di una tonnellata di tritolo nel centro del cratere del vulcano Eldfell sull’isola di Heimaey in Islanda, con lo scopo di amplificare gli effetti dell’eruzione». Vabbè, transeat. Scoprire poi che la visita è a numero chiuso (50 persone massimo ogni mezz’ora), e che c’è un’esplicita informativa che vieta l’ingresso a due delle opere a minori (no, la pornografia non c’entra) e donne incinte lascia un po’ spiazzati.
In realtà l’aspetto della sala, quando si entra, è di post-apocalisse: non sono mai riuscito a capire perché le installazioni devono avere quell’aria di roba presa qua e là e messa insieme alla bell’e meglio. Ciò detto, 432Hz, a parte la descrizione che afferma che il diapason “scientifico” a 432 Hz «è stato alterato, e senza addurre ad alcuna giustificazione scientifica», è molto carina anche se un po’ inquietante. (Ah: è vero che non ci fu alcuna giustificazione scientifica per alzare il diapason a 440 Hz. Ma d’altra parte non c’era alcuna giustificazione scientifica per averlo a 432 Hz, checché ne dicano Assaël e tanti altri). Vorkuta è indubbiamente freddo, e io non sono mica sicuro che la poltrona fosse riscaldata a 37 gradi Celsius; Senza Titolo ha una sua simpatia, Sub mi ha un po’ ricordato don Sanvito e i suoi esperimenti nell’aula di fisica a Valsalice, e infine non sono davvero riuscito a capire cosa ci fosse di pericolo in Mindfall, che mi ha ricordato vari garage-laboratori.
Comunque se persino Exibart inizia la recensione scrivendo «La mostra all’Hangar Bicocca di Micol Assaël o piace o si rifiuta in blocco» qualcosa vorrà pur dire…
Ultimo aggiornamento: 2014-03-12 14:20