Archivi categoria: recensioni

_5000 B.C. and Other Philosophical Fantasies_ (libro)

[copertina] Questo libro di Smullyan (Raymond Smullyan, 5000 B.C. and Other Philosophical Fantasies, St Martins Press 1984, pag. 182, ISBN 9780312295172) è un po’ diverso dalla sua usuale produzione per così dire “ricreativa”. Non abbiamo infatti, se non in minima parte, problemini logici: il grosso del testo consiste in dialoghi (“multiloghi”? i personaggi sono davvero tanti) filosofici, dove l’autore mostra come bisogna stare molto attenti a definire le cose perché altrimenti c’è sempre qualcuno che se la prende con noi e ci dimostra che abbiamo sbagliato tutto.

La mia sensazione (personale) è che però i dialoghi sono sì divertenti da leggere ma troppo lunghi, e quindi dopo un po’ ci si perde e non ci si ricorda più di cosa si stesse parlando all’inizio. Probabilmente Smullyan ha ragione nel dire che funzionano meglio come pezzi teatrali; d’altra parte se non avete fretta e siete interessati a vedere cos’è la filosofia da un punto di vista più terra terra rispetto a come viene di solito insegnata a scuola direi che questo è il libro che fa per voi.

_The Second Machine Age_ (libro)

[copertina] I due autori di questo libro presentano in questo saggio (Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, The Second Machine Age : Work, Progress, and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies, W.W.Norton 2014, pag. 320, € 15,86, ISBN 9780393241259) una tesi molto forte e direi assolutamente minoritaria: che stiamo per entrare in una nuova Età dell’Oro, con un salto di qualità pari a quello che abbiamo avuto dalla fine del ‘700 a oggi grazie alla possibilità di avere energia a basso costo. In questo caso non parliamo naturalmente di energia quanto del fatto che con l’età digitale abbiamo di fronte un’opportunità mai vista per migliorare la vita di tutti noi, se solo sapremo vedere le cose in un altro modo.
Premetto subito una cosa: ritengo che il primo dei tre cambi di paradigma che secondo gli autori si stanno verificando, vale a dire la crescita esponenziale, non esista. Certo, la legge di Moore in questi decenni è stata verificata, ma ci vuole un atto di fede troppo grande per immaginare che continuerà ancora per qualche decennio: gli stessi autori sono costretti ad ammettere tra le righe che per farla funzionare in passato scienziati e ingegneri hanno dovuto inventarsi una mezza dozzina di sviluppi inaspettati a priori, e sperare che continuino ad esserci “cigni neri” (positivi) di questo tipo è davvero fideistico. Senza quel pilastro, la tesi del libro crolla; ma ciò non significa che il libro non sia interessante. Gli altri due cambi di paradigma (la digitalizzazione, che implica un costo iniziale per portare l’informazione dall’analogico al digitale ma poi permette il riuso a costo marginale virtualmente nullo; e la ricombinazione, che sposta l’accenno dal creare qualcosa di nuovo in assoluto al creare qualcosa di nuovo a partire dai mattoni che ci sono già) sono indubbiamente validi, ed è anche assolutamente corretta la loro spiegazione del perché nella nostra epoca “the winner takes it all”, mentre in passato anche un produttore subottimale aveva comunque una sua quota di mercato. In effetti se io costruisco oggetti fisici non ne posso fare più di tanti per unità di tempo, e quindi le seconde linee possono trovare spazio magari facendo pagare di meno; ma perché dovrei scegliere un oggetto virtuale inferiore, quando allo stesso prezzo ne posso prendere uno migliore e non c’è scarsità di oggetti migliori?
In definitiva, un libro che dà materiale per la mente.

_Il fantasma di Laika_ (libro)

[copertina]
Come capita spesso nella collana Millamondi, questa raccolta (David G. Hartwell e Kathryn Cramer (ed.), Il fantasma di Laika e altri racconti [Year’s Best SF 17], – Millemondi 64 (estate 2013), pag. 479, €7,50, EAN 977-1123076005-30064) è la traduzione dell’anglofona Year’s Best SF che, come dice il nome stesso, contiene una selezione di racconti pubblicati nel 2011.
La fantascienza contemporanea è molto diversa da quella a cui sono abituato: non solo nei temi, ma anche perché molti racconti non vengono pubblicati nelle riviste ma nei siti. Inoltre la componente femminile è molto cresciuta; non ho verificato se raggiunge o addirittura supera la metà del testo (mica sono interessato alle quote rosa) ma credo siamo lì.
Tra i racconti che mi sono piaciuti di più ce ne sono un paio per così dire classici su robot e IA: Dolly di Elizabeth Bear e La cosa più simile di Genevieve Valentine. Vincoli, di Mercurio D. Rivera, è sulle razze aliene. Neil Gaiman scrive uno scherzetto, Obediah il disinventore; Il nostro candidato di Robert Reed è fin troppo realista; Casa dolce biocasa di Pat MacEwen è infine davvero contemporaneo – e carino.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-15 07:00

_ILIOKATAKINIOMUMASTILOPSARODIMAKOPIOTITA_ (mostra)

Con la scusa di portare i bimbi all’attività pensata per loro all’Hangar Bicocca, domenica abbiamo visto la mostra (l’installazione?) dedicata a Micol Assaël, che nonostante il cognome è nata a Roma (e, almeno al momento in cui scrivo, non ha una voce a lei dedicata su Wikipedia ma ne ha una sulla Treccani).

Ora, io ho sempre grossi dubbi sugli artisti contemporanei, e quello è indubbiamente un mio limite. Ma credo che almeno stavolta saranno in molti d’accordo con me, soprattutto dopo aver scoperto (cito dal libriccino preso all’Hangar Bicocca) questa chicca: «Il progetto Waiting for the Unknown (2005), che non fu mai portato a compimento, prevedeva la collocazione di una tonnellata di tritolo nel centro del cratere del vulcano Eldfell sull’isola di Heimaey in Islanda, con lo scopo di amplificare gli effetti dell’eruzione». Vabbè, transeat. Scoprire poi che la visita è a numero chiuso (50 persone massimo ogni mezz’ora), e che c’è un’esplicita informativa che vieta l’ingresso a due delle opere a minori (no, la pornografia non c’entra) e donne incinte lascia un po’ spiazzati.

In realtà l’aspetto della sala, quando si entra, è di post-apocalisse: non sono mai riuscito a capire perché le installazioni devono avere quell’aria di roba presa qua e là e messa insieme alla bell’e meglio. Ciò detto, 432Hz, a parte la descrizione che afferma che il diapason “scientifico” a 432 Hz «è stato alterato, e senza addurre ad alcuna giustificazione scientifica», è molto carina anche se un po’ inquietante. (Ah: è vero che non ci fu alcuna giustificazione scientifica per alzare il diapason a 440 Hz. Ma d’altra parte non c’era alcuna giustificazione scientifica per averlo a 432 Hz, checché ne dicano Assaël e tanti altri). Vorkuta è indubbiamente freddo, e io non sono mica sicuro che la poltrona fosse riscaldata a 37 gradi Celsius; Senza Titolo ha una sua simpatia, Sub mi ha un po’ ricordato don Sanvito e i suoi esperimenti nell’aula di fisica a Valsalice, e infine non sono davvero riuscito a capire cosa ci fosse di pericolo in Mindfall, che mi ha ricordato vari garage-laboratori.

Comunque se persino Exibart inizia la recensione scrivendo «La mostra all’Hangar Bicocca di Micol Assaël o piace o si rifiuta in blocco» qualcosa vorrà pur dire…

Ultimo aggiornamento: 2014-03-12 14:20

_Aha! Solutions_ (libro)

[copertina] Le soluzioni “aha!” sono quelle che ti permettono di risolvere un problema in maniera semplice, una volta capito come lo si deve affrontare. Non che sia facile capirlo, intendiamoci. D’altra parte, per imparare a risolvere problemi occorre provarne tanti: in questo libro (Martin Erickson, Aha! Solutions, MAA 2008, pag. 207, $55,95, ISBN 9780883858295) ce ne presenta cento, nelle varie branche della matematica, tutti rigorosamente con le relative soluzioni.
Ma non ci sono solo i problemi! Infatti a ogni problema è associato un bonus, che può generalizzare il problema oppure dare degli spunti storici sul problema stesso, o comunque avere una certa qual associazione. Alla fine è così possibile imparare un po’ di matematica non standard con i bonus: e se vi manca qualche definizione c’è sempre il toolkit in fondo al libro.
Leggetelo, non ve ne pentirete.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-08 07:00

_Cosmolinea B-2_ (libro)

[copertina] Dopo il primo volume, Urania ha ristampato anche il secondo volume della raccolta dei racconti di fantascienza di Fredric Brown (Fredric Brown, Cosmolinea B-2, Urania Mondadori 2013, pag. 374 circa, € 3,99, ISBN 978-88-5203-836-5).
Rispetto al primo volume, si nota come Brown avesse nelle sue corde anche non dico l’horror ma quasi (in realtà è stato un ottimo giallista); ci sono ancora molti racconti brevissimi basati su giochi di parole intraducibili e che i traduttori del tempo non hanno nemmeno cercato di tradurre – ma perché allora tradurre il racconto, dico io? – e racconti più lunghi, alcuni in collaborazione con Mack Reynolds. Puppet Show è probabilmente uno dei migliori, mostrando il disincanto di Brown per l’umanità sempre nascosto dietro un sottile sarcasmo.
L’unico commento che posso dire è di centellinare i racconti brevissimi, perché in effetti visti tutti insieme stufano un po’; ma per il resto l’antologia è godibilissima come la precedente.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-01 07:00

_Un punto fermo_ (ebook)

[copertina] Il quarto ebook della collana di 40K Unofficial (per gli amici, #40kmate) è il primo che potrebbe in teoria servire a scuola. Mi affretto a ribadire “in teoria”: non credo che siano in molti gli insegnanti a trattare il tema di questo libro (Roberto Zanasi, Un punto fermo, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 1,99€, ISBN 9788898001552; anche su BookRepublic e altri store), vale a dire la teoria degli invarianti.
Un invariante è qualcosa che non cambia, il “punto fermo” del titolo: un concetto a prima vista banale ma che in mano a un Vero Matematico serve a risolvere teoremi in un batter d’occhio o quasi. Diciamo che la fatica è trovare l’invariante giusto: poi il resto va da sé. Bene: nel librino abbiamo proprio un Vero Matematico che dialoga, platoniamente ma non troppo, con un apprendista e lo aiuta a vedere come si costruiscono i poliedri e perché Sam Loyd poté promettere 1000 dollari (del 1880!) a chi avesse risolto il gioco del 15. Per una volta i teoremi sono dimostrati dal basso e non dall’alto: fidatevi, funzionano lo stesso ma sono molto meno paurosi. E poi, perché cambiare?
(P.S.: approfittate dell’offerta a 99 centesimi, finché dura!)

_Mathematical Omnibus_ (libro)

[copertina] Come si capisce dai nomi degli autori (Dmitri Fuchs e Serge Tabachnikov, Mathematical Omnibus: Thirty Lectures on Classical Mathematics, AMS 2007, pag. 463) la loro scuola di nascita è russa, anche se i due insegnano in università statunitensi. Questo forse è il motivo per cui di “classico”, almeno dal nostro punto di vista italiano, c’è ben poco. Devo dire che sono rimasto stupito dagli approcci per nulla classici a problemi che almeno per fama conoscevo: questo è molto bello, perché è un’ulteriore prova dalla profonda unità della matematica (lo so, scivolo facilmente sul filosofico).
Purtroppo c’è l’altra faccia della medaglia, vale a dire il fatto che la trattazione è a livello di corso universitario. Gli autori fanno del loro meglio per mostrare che in fin dei conti non c’è nulla di così strano a fare tutti i conti necessari, ma è chiaro che se non ci si mette a studiare seriamente non si riesce ad andare molto avanti. In pratica, insomma, per una buona percentuale delle trenta lezioni di cui è composto il libro io mi sono limitato a dare un’occhiata più o meno curiosa: sono troppo pigro e oberato di cose da fare per fermarmi, prendere carta e penna e seguire il percorso logico che porta ai risultati esposti
D’altra parte il libro ha un indubbio vantaggio: la versione di base (senza fotografie, insomma, ma con tutti i grafici del caso) è liberamente disponibile in rete e pertanto ci si può fare un’idea del testo senza poi lamentarsi di avere speso inutilmente dei soldi.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-22 07:00