Archivi categoria: recensioni

_Il linguaggio della musica_ (libro)

9788811598523Scopo dichiarato di questo libro (Piero Rattalino, Il linguaggio della musica, Garzanti 1997, pag. 309, ISBN 978-88-1159852-3) è cercare di spiegare a chi ama la musica “colta” (classica e operistica) ma non ha fondamenti di teoria della musica le sue basi, per poter poi apprezzare al meglio come i grandi compositori abbiano preso le regole dell’armonia del loro tempo e le abbiano rigirate come pareva loro. Il tentativo è stato lodevole, ma secondo me non ha raggiunto il suo scopo, nonostante l’ottima idea di aggiungere un cd audio per poter anche ascoltare gli esempi scritti dal maestro Rattalino.
La scelta di non trattare il ritmo, ma anche la banale suddivisione delle note, se non nelle ultime sezioni del libro può avere un senso: il problema è che anche le parti di spiegazione dell’armonia mi sembrano un po’ messe a caso, senza un ordine logico o anche illogico. Dal punto di vista di chi come me un minimo di nozioni le ha, anche se non sono certo un esperto di teoria musicale, ci ho trovato qualche idea interessante sul come vedere la musica (e le parole nel caso dei libretti d’opera), ma non credo sarei riuscito a cavarci qualcosa se fossi dovuto partire da zero. Altre cose, come la ricerca di divisioni secondo la sezione aurea in Bach ma non solo, mi sembrano invece idee molto personali di Rattalino, senza un vero riscontro pratico. In definitiva, il testo è poco più di una curiosità.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-20 22:05

_Musings of the Masters_ (libro)

[copertina]I matematici sono persone come tutti voi, anche se a prima vista magari non sembra. Non è pertanto strano che possano parlare anche di qualcosa che a prima e anche a seconda vista non ha molto a che fare con la matematica. In questo libro (Raymond George Ayoub, Musings of the Masters : An Anthology of Mathematical Reflections, MAA 2004, pag. 277, $56, ISBN 9780883855492) Ayoub ha raccolto diciassette saggi di matematici vissuti tra la fine dell’Ottocento e quella del secolo scorso, nessuno dei quali parla di matematica in senso stretto: secondo quanto il curatore scrive nell’introduzione, nei saggi i vari autori si dedicano piuttosto al lato umanistico della matematica. Si può così leggere di storia e filosofia della matematica, ma anche di religione. Questa scelta comporta vantaggi e svantaggi per il lettore casuale ancorché acculturato. Il vantaggio indubbio è che non occorre essere degli esperti matematici per leggere i saggi: non troverete nessuna formula, né concetti astrusi. Inoltre credo che sia interessante sapere cosa i grandi personaggi dicessero davvero, e non cosa viene fatto dire loro dai libri e dai manuali. D’altro canto, è chiaro che queste persone si sono allontanate dal loro campo diretto di studi, il che significa che le conclusioni che possono trarre non sempre sono solide. Anche qua, però, è istruttivo notare come anche in questi casi un matematico ha un modo di ragionare peculiare: spero che chi leggerà questo libro riesca a non spaventarsi, visto che di matematica appunto non si parla, e possa apprezzare il ragionamento condotto. Avviso subito che parecchi saggi sono comunque pesanti da seguire: non è che la matematica insegni anche la leggerezza di esposizione. Ultima nota positiva da segnalare sono le brevi biografie all’inizio di ogni capitolo, che permettono di collocare i matematici nel corso della storia, e alle introduzioni di Ayoub, che aiutano il lettore a entrare nei temi dei singoli saggi. Servono, servono…

Ultimo aggiornamento: 2014-09-13 17:22

_Paradoxes from A to Z_ (libro)

[copertina]Avevo letto la traduzione in italiano della prima edizione di questo libro (Michael Clark, Paradoxes from A to Z (3rd ed.), Routledge 2012, pag. 276, Lst 18,99, ISBN 978-0-203-09641-3) e non mi era piaciuta. Dopo quasi dieci anni ho preso la terza edizione rivista e ampliata, e almeno in parte devo rivedere in positivo il mio giudizio: decidete voi se con gli anni mi sono addolcito, se la traduzione avesse peggiorato le cose o se la revisione di Clark abbia migliorato il risultato. Ad ogni buon conto, il libro raccoglie un gran numero di paradossi – l’indice ha 94 voci, ma alcune sono dei semplici rimandi – da quelli greci classici ai contemporanei più o meno oscuri, da quelli matematici a queli filosofici, dai più prettamente linguistici a quelli legali. Ogni paradosso ha la sua bibliografia il che è utile, anche se bisogna ricordare che il compito di Clark è stato facilitato dal suo essere l’editor della rivista Analysis che tratta anche di questi temi. Paradossalmente :-) ho trovato meglio spiegata la parte matematica, mentre spesso la trattazione dei paradossi linguistici mi continua a parere un certo quale avvitamento su sé stesso. Tanto per essere chiari: il problema non è che il paradosso venga o no “risolto”, qualunque significato si dia alla parola: del resto, su alcuni di essi ancora oggi si discute aspramente ad altissimo livello. Però se metti una soluzione deve essere comprensibile, e nel caso dei paradossi autoreferenziali certe spiegazioni non erano alla mia portata. In definitiva il libro non vi cambierà la vita, ma può essere utile come testo di riferimento.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-23 11:34

_Difendersi da soli_ (ebook)

[copertina] Andrea Monti, un po’ come il sottoscritto, ogni tanto si diverte a fare cose lontane da quello che è il suo lavoro principale. Stavolta ha scritto un breve ebook (Andrea Monti, Difendersi da soli : Mitologia e (cruda) realtà della difesa personale, Monti & Ambrosini Editori 2014, pag. 77, € 4, ISBN 9788889479278) in cui parla di autodifesa, e di come si può impararla… No, non è affatto vero. Andrea parla di qualcosa di ben diverso: cioè che le scuole di arti marziali – ma non solo – che ti promettono che in massimo tre mesi saprai essere in grado di saperti difendere da solo stanno soltando raccontandoti delle balle e anzi ti fanno correre dei rischi perché ti danno una falsa sicurezza. Questo non significa certo che i maestri di arti marziali siano tutti dei ciarlatani o che praticare quelle arti sia inutile, intendiamoci! Quello che però bisogna fare è saper distinguere i veri maestri da chi si millanta per tale.
Il libretto non fa nomi, non è quello il suo scopo: da un lato ti insegna a riconoscere gli indizi per capire se una scuola non è seria e quindi è da evitare (sapendoli guardare bene, i video di YouTube raccontano molto più di quanto vorrebbero…) e dall’altro spiega come l’idea stessa di “corso di autodifesa” sia una pia illusione, e che certe cose accadono solo nei film. Ci sono anche gli esempi faidatè: per esempio, per mostrare come sia praticamente impossibile togliere di mano un coltello a un assalitore, ci consiglia di dare in mano a qualcuno un evidenziatore e dirgli di usarlo come un coltello mentre cerchiamo di toglierglielo. Alla fine se ci guardiamo allo specchio possiamo vedere quanto siamo stati colorati… Altro capitolo importante è quello sulle armi, dove ci ricorda che le condizioni in cui ci esercitiamo al poligono sono completamente diverse da quelle che ci potrebbero arrivare nella vita reale, e soprattutto che se abbiamo con noi un’arma segnaliamo implicitamente all’opponente che potremmo usarla, il che significa che lui sarà ancora meno beneintenzionato.
Ho solo una rimostranza da fare: quando Andrea parla di “condizionamento fisico” mica sono sicuro di aver capito cosa sia…

Ultimo aggiornamento: 2014-09-06 22:40

_Abyss_ (libro)

9788830438354 Questa primavera ero stato invitato a un incontro con Giulio Giorello e Simone Regazzoni in occasione dell’uscita di un loro libro (non insieme, uno ciascuno…) Visto che Regazzoni come oratore era molto vivace ho pensato che avrei potuto sfruttare il soggiorno estivo al mare per leggere la sua opera (Simone Regazzoni, Abyss, Longanesi 2014, pag. 397, € 14,90, ISBN 978-88-304-3835-4), che non è un saggio come i suoi libri precedenti ma un romanzo d’avventura; roba più leggera, insomma.
Il mio unico problema è che io non leggo questo dipo di romanzi – tanto per dire, non ho mai toccato Il Codice Da Vinci e quindi non sono ben sicuro di che cosa posso dire al riguardo; questa insomma è una recensione più sintattica che semantica. Così ad occhio i topoi del genere sono tutti rispettati; ovviamente il fatto che il protagonista sia un professore universitario di filosofia non è certo un problema, come non lo è nemmeno la quantità di punti in cui bisogna sospendere l’incredulità: diciamo che è roba che ci si aspetta in questi libri. Immagino che anche lo stile di scrittura, con frasi molto brevi e spezzate, sia anche tipico del genere; posso assicurare che il libro scorre bene e si legge velocemente, il che è positivo. Dal lato negativo, però, segnalo un ricorso un po’ esagerato alle frasi clichè del genere e una scena – quella dell’attacco cracker alla NSA – che è tutto tranne che realistica. (Il guaio è che vorrebbe esserlo; altrimenti non ci sarebbe stato nessun problema). Anche l’editor vreso la fine si dev’essere rilassato parecchio, con un “sono passati cinque anni” quando di anni ne erano passati solo due e un mondo con un’atmosfera simile a quella terrestre con il 29% di ossigeno e il 77% di azoto che superano di botto il 100%. Insomma, una lettura proprio estiva :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-09-07 22:40

_La dea delle piccole vittorie_ (libro)

[copertina]È la prima volta che mi capita di leggere (su carta) un libro non ancora uscito: Longanesi ha preparato un’edizione fuori commercio di questo romanzo (Yannick Grannec, La dea delle piccole vittorie [La Déesse des petites victoires], Longanesi 2014 [2012], pag. 399, € 17.90, ISBN 9788830438064, trad. Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio) che sarà disponibile in libreria dal prossimo 28 agosto e l’ha inviata a un gruppo di lettori forti di cultura scientifica, quorum ego.

Perché un romanzo è stato spedito a chi in genere legge saggi? Beh, semplice: in un certo senso è un romanzo storico. L’ambientazione è il 1980: Anna, un’archivista all’Institute for Advanced Studies di Princeton, viene inviata in una casa di riposo per convincere Adele, la vedova di Kurt Gödel a consegnare gli archivi del marito, il Nachlass; inizia così uno strano rapporto tra le due donne. Tutto questo capita nei capitoli dispari: in quelli pari Adele rievoca vari avvenimenti della sua vita con Kurt, da quando lo conobbe alla sua morte. Una specie di biografia per interposta persona, quindi: biografia scritta ovviamente sotto forma di romanzo e che quindi non entra certo in disquisizioni matematiche, ma che comunque recupera non solo gli aneddoti su Gödel ma anche i fatti più famosi. Così si parla del famoso colloquio per ottenere la cittadinanza americana, nel quale il grande logico cercò di spiegare al giudice che lo interrogava come la Costituzione degli Stati Uniti ammettesse la possibilità teorica di abbandonare la democrazia, ma si parla anche della soluzione gödeliana delle equazioni della relatività generale dove il tempo si riavvolge su sé stesso come un uroburo.

Personalmente ho trovato il libro godibile, pur se un po’ sdolcinato nei capitoli dispari: penso che sia un’ottima lettura – ben tradotta da Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio, anche sulla parte più propriamente matematica – per chi non è ferrato in logica matematica e voglia avere qualche idea in più non tanto su cosa ha scoperto il grandissimo austriaco quanto su come persino una persona chiusa se non paranoica come Gödel si rapportasse con il mondo del Ventesimo Secolo. Potreste stupirvi.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-07 22:22

_Le tribolazioni del filosofare_ (libro)

[copertina] Conosco da vent’anni Achille C. Varzi, e mi sono sempre divertito con i suoi libri, dal primo sulla teorie dei buchi (e di altre superficialità). Inutile dire che quando al Salone del Libro di Torino ho saputo che aveva appena pubblicato con Claudio Calosi una “Comedia metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le pene de l’Infero” (Achille C. Varzi e Claudio Calosi, Le tribolazioni del filosofare, Laterza 2014, pag. 269, € 19, ISBN 978-88-581-1089-8) mi sono fiondato allo stand di Laterza per comprarmelo, sapendo che non sarei rimasto deluso.

L’opera (“scoperta, redatta e commentata” dagli autori, come dice la copertina) è detta “Comedia” per l’ottima ragione che è scritta in terzine dantesche, e mimica la Divina Commedia dantesca. Parecchi versi sono presi verbatim o quasi da quest’ultima, e la struttura è modellata sull’Inferno dantesco, con una guida (Socrate) che porta il Poeta a scoprire quali pene i dannati soffrono. Naturalmente in questo caso non si parla di peccati, quanto piuttosto di errori filosofici, sempre più gravi man mano che si scende nell’Infero; oltre alle somiglianze vi sono anche molte differenze. Vi avviso subito che la lettura non è facile: non tanto per il testo poetico, quanto per tutto l’apparato di note che lo spiega, e che è del resto indispensabile per uno digiuno di filosofia come me. Nelle note vengono segnalate le analogie con molte altre opere, filosofiche e no, scritte nei secoli: il Poeta era davvero preveggente! Pensate che ci sono addirittura pensieri sulla quadridimensionalità spazio-temporale… Bisogna insomma centellinare il testo, ma vi assicuro che ne vale la pena! Per darvi un esempio, ecco alcuni versi che descrivono la Jungla de’ Lussuriosi, coloro che ritennero di poter risolvere i loro problemi filosofici arricchendo oltre misura il mondo nelle cose (IX, 68-75): “cotali apparizioni: un cavalero / che trassesi tirando ‘l suo capello; / un’arca ch’al suo dentro contenero / quell’arche che non si contengon loro; ed un fatal becchino, curvo e nero, / ch’iscava fosse a tutti e sol coloro / che la lor fossa non scavan da soli”. Avete indovinato a chi si riferisce il Poeta?
Un’ultima curiosità: il manoscritto non è completo, mancano infatti alcuni canti di cui si ha solo una sinossi. La cosa più divertente è che il numero complessivo di canti non è 34, come nell’inferno, ma 28: cioè un numero perfetto. Sarà una coincidenza?

Ultimo aggiornamento: 2014-09-07 22:27

_I cavalieri del congiuntivo_ (libro)

[copertina]Erik Orsenna ha scritto una serie di libri per ragazzi dove racconta in maniera molto romanzata le bellezze della grammatica – e anche le possibili bruttezze, a dirla tutta. Questo libro (Erik Orsenna, I cavalieri del congiuntivo [Les chevaliers du subjonctif], Salani 2004 [2004], pag. 163, € 11, ISBN 978-88-8451-466-0, trad. Francesco Bruno) è il secondo della saga, dopo “La Grammatica è una canzone dolce” che non ho letto, il che significa che ho avuto qualche problema di comprensione: non basta certo una pagina di “riassunto della puntata precedente” per potersi immergere completamente nell’opera.
Il libro non è certo un capolavoro assoluto, e non so come possa essere considerato dal presumibile target di lettori, cioè i dodici-quattordicenni: però almeno per quanto mi riguarda sono state due ore (scarse) di piacevole lettura, tra le storie relative ai vari tipi di forme verbali personificate – e per fortuna italiano e francese sono lingue piuttosto simili, non oso pensare a cosa possa essere la traduzione in inglese. Dal punto di vista didattico direi che è un ottimo modo per farsi un’idea della diversità dei vari modi verbali; il cameo finale di Jorge Luis mi ha poi strappato un sorriso. Nota di plauso per la traduzione di Francesco Bruno: è vero che francese e italiano hanno una struttura grammaticale simile, ma questo non significa mica che si possa fare una traduzione letterale. Il fatto che non ci si accorga che il libro sia francese è assolutamente positivo!
Nota finale: spero nessuno si offenda se dico che le illustrazioni di Fabian Negrin mi hanno lasciato freddo.

Ultimo aggiornamento: 2014-08-15 19:14