
La coppia Sloane-MacHale (Sloane non è quello di OEIS, tra l’altro) ha scritto molti libri sugli enigmi da risolvere con il pensiero laterale, vale a dire cercando una soluzione che non dipende direttamente da quello che ci aspettiamo ma sfrutta particolari tralasciati a prima vista. Un esempio è la persona trovata morta impiccata in una stanza senza finestre chiusa dall’interno: la stanza è completamente vuota, a parte il morto, la corda appesa al soffitto e una chiazza d’acqua. Chi ha ucciso la persona, e come ha fatto?
In questo caso abbiamo problemi almeno formalmente di argomento matematico, il che ha senso dato il background degli autori che hanno sicuramente le competenze. Però mi sarei aspettato qualcosa di meglio nella scelta dei problemi: vanno benissimo quelli classici, ma alcuni secondo me non sono laterali ma semplicemente controintuitivi. Insomma, non il massimo visto il titolo del libro.
(Ah, volevate la risposta al problema che ho posto? La persona si è suicidata mettendosi il cappio addosso mentre stava sopra un blocco di ghiaccio che poi si è sciolto)
(Paul Sloane e Des MacHale, Mathematical Lateral Thinking Puzzles, Puzzlewright 2015, pag. 96, € 18,86, ISBN 9781454911678 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)
Voto: 3/5


La matematica è reale? Per un platonista come me sì, ma non è questo il punto. La vera domanda è “la matematica ci permette di capire il mondo?” La risposta parrebbe essere positiva, ma a ben pensarci non è del tutto così. Diciamo che la matematica ci aiuta a comprendere la realtà, e la realtà ci costringe a inventarci nuova matematica per cercare di capirla. La cosa più interessante, che Marco Menale ci racconta in questo volume, è che non solo il pensiero di matematica come studio di modelli del mondo è relativamente recente (no, non parlo di Galileo, è ancora successivo!) ma sta anche cambiando negli ultimi tempi, sia per una concezione filosofica diversa che per la possibilità di avere a disposizione molti più dati.
Che cos’è un agente intelligente? Bella domanda. La definizione che si ha in matematica è un sistema – non necessariamente un essere umano, potrebbe anche essere un software – che può compiere azioni autonome per raggiungere i suoi scopi. Potremmo dire che un software non può compiere azioni autonome, ma qualche filosofo potrebbe anche affermare che nemmeno noi siamo davvero dotati di libero arbitrio, quindi siamo punto e daccapo. La parte più interessante, e quella che Pierluigi Vellucci tratta in questo volume, sono però appunto gli agenti umani. Sembra incredibile, ma si può formalizzare matematicamente concetti come quello di echo chamber, e vedere che sotto assunti assolutamente naturali essi sono il risultato inevitabile delle regole che ci siamo dati.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing] Il titolo spiega già tutto: il racconto è una rivisitazione in chiave fantascientifica della favola dei nuovi vestiti dell’imperatore. La storia però non funziona proprio. Non si capisce come mai il protagonista fosse da solo, né per quanto tempo lo sia stato (e questo significa molto nella trama); il ruolo della donna non è chiaro, e l’ultima pagina sembra incongrua. È vero che il racconto è breve, ma non è TROPPO breve, e ci sarebbe stato tutto lo spazio per svilupparlo un po’ di più.