È notizia di ieri: Laurent Fignon ha annunciato di avere un cancro (brutto, tra l’altro, visto che ha già varie metastasi). La cosa mi dispiace (in maniera generica, non avendo mai avuto a che fare diettamente o indirettamente con lui non è che possa dire nulla di più). Però una cosa non mi torna: alla domanda se il doping avesse a che fare con la sua malattia, ha risposto che «secondo i medici, sembra di no», ma ha anche chiosato «Alla mia epoca tutti facevano la stessa cosa, come oggi tutti fanno la stessa cosa. Se tutti i ciclisti che si sono dopati dovessero avere il cancro, ce l’avremmo tutti».
Sono dissacrante, lo so: però mi viene in mente la barzelletta del vecchietto che va dal dottore dicendo che ha un ginocchio che gli fa sempre male, col dottore che gli spiega “è un problema di artrosi: sa, lei ormai ha i suoi anni” e l’altro che gli ribatte “ma l’altro ginocchio ha esattamente la stessa età, eppure non mi fa mica male!”. Più seriamente, vorrei ricordare ai miei ventun lettori che quando si parla di statistica non c’è affatto un rapporto di causa-effetto, ma una semplice probabilità maggiore. Non per nulla si parla di “fattori di rischio“: è un po’ come dire che lanciando un dado che è stato appesantito su una faccia ci conviene puntare sull’uscita della faccia opposta, ma non ci possiamo certo stupire se esce un altro numero. Purtroppo affermazioni come quella di Fignon sono pericolose perché inducono una falsa sicurezza in chi magari è indeciso se doparsi o no (e ce ne sono sempre troppi, mi sa tanto), perpetuando i rischi.
Ultimo aggiornamento: 2009-06-13 08:00