Archivi categoria: politica

che farà il compagno Gianfranco?

Né la Costituzione né il regolamento della Camera parlano della sfiduciabilità del Presidente della Camera. Credo sia possibile, almeno in linea teorica, un voto di sfiducia; se la maggioranza dei deputati si dimettesse, è forse possibile che Napolitano sciolga solo quel ramo del Parlamento; ma onestamente mi sa che ci si tiene Fini fino alla fine della legislatura. Fine che non è detto sia così vicina; il compagno Gianfranco è abbastanza furbo da far dire ai suoi che continueranno ad appoggiare lealmente il governo restando nella maggioranza, e credo che lo faranno, salvo forse per qualche legge troppo ad personam.
Gli è che questa è una situazione lose-lose: se si andasse a votare adesso, il blocco PdL-Lega rischierebbe davvero di non avere la maggioranza rispetto a una Grosse Koalition PD-UDC-Fini (possiamo anche infilare Rutelli, ma non conta nulla), con il solito esplicito programma di governo “fuori dalle balle il Berlusca” che potrebbe persino attirare Tonino Di PIetro, che in fin dei conti è un uomo di destra come tutti i partiti della Grosse Koalition. È insomma una brutta scommessa per tutti, e quindi le cose non cambieranno. Il guaio è che anche lasciando tutto uguale il governo sarà completamente ingessato: avete presente il Prodi II?
Vedremo a settembre che cosa capiterà, ma non sono molto ottimista.

Ultimo aggiornamento: 2010-07-30 09:48

giusto e sbagliato

L’intervista che Repubblica ha fatto al governatore piemontese in bilico Roberto Cota è interessante per vedere come un politico – persino leghista – riesca a mischiare cose corrette e strafalcioni nella propria difesa.
La sua affermazione che se si rivotesse oggi il suo margine di vittoria sarebbe ben maggiore di quello dello scorso maggio è chiaramente fuori classifica; diciamo che è la classica frase a cui non si dà attenzione alcuna, perché è richiesta dalla posizione in cui ci si trova. Per il resto, Cota ha perfettamente ragione quando afferma che per quanti dubbi ci siano lui non si dimetterà per indire nuove elezioni: non lo deve fare non tanto per i venticinque milioni teorici di spesa di una nuova elezione, ma perché i dubbi sono appunto dubbi e finché non ci sono certezze in un senso o nell’altro il governatore è lui. Ha anche ragione quando dice che anche se putacaso tra i voti dati alle due liste cancellate ci fossero più dei novemila voti del suo vantaggio rispetto alla Bresso non significa che la vittoria passerebbe alla sua avversaria: nessuno può dire che avrebbero fatto gli elettori se quelle liste non ci fossero state. (Nemmeno nel caso della momentaneamente stralciata lista “Pensionati per Cota”, no; è vero che nel simbolo c’era scritto “Cota”, per quanto ne sappiamo potrebbero aver pensato “mi fido di una lista pensionati, non mi interessa chi appoggi”)
Però Cota ha torto quando afferma che la lista di Scanderebech ha potuto evitare di presentare le firme proprio come il PD per una leggina voluta dalla Bresso. O meglio, ha ragione da un puro punto di vista formale, e non importa se presumibilmente anche l’allora opposizione avrà votato a favore di quella legge. Però si è dimenticato di aggiungere che Scanderebech non ha presentato le firme dicendo di far parte dell’UDC, che l’aveva appena espulso dal gruppo consiliare e soprattutto aveva deciso di allearsi con l’altra fazione. Piena facoltà di scegliere in che campo appartenere, ma allora ci si prenda le proprie responsabilità. E soprattutto ha torto marcio quando dice che le elezioni sono state indubbiamente valide perché il voto è stato libero. Che vuole dire “libero”? Che nessuno ha avuto una pistola puntata alla tempia nella cabina elettorale? Facciamo un esempio probabilmente più chiaro a metà della popolazione italiana. Si gioca il campionato di calcio, e vince una squadra, diciamo la Dinamochi?[1]. Durante il campionato qualcuno si accorge che la squadra ha mandato in campo calciatori che non potevano essere tesserati, e terminata la stagione il Tas afferma che in effetti è così. Direste forse che il campionato è stato libero?
Per i miei amici e conoscenti piemontesi di centro-destra: non preoccupatevi. Finirà come nel campionato di calcio, a tarallucci e vino; qualche sentenza che sanerà il tutto la si troverà, ci potrei scommettere. E sennò il PD perseverà nell’errore e ripresenterà la Bresso, che perderà di nuovo :)
[1] “Dinamochi?” col punto interrogativo finale, sì. È un insider joke che non credo sarà riconosciuto da nessuno dei miei ventun lettori :)

Ultimo aggiornamento: 2010-07-19 07:00

andiam, andiam, andiamo a ricontar!

Ma Cota trema davvero, ora che il Tar ha approvato un riconteggio parziale? Mah, ho dei dubbi.
Tralasciando che il Consiglio di Stato potrebbe annullare la sentenza del Tar – si sa che noi italiani, proprio come cerchiamo sempre più pareri medici, vogliamo anche più sentenze contraddittorie – resta un punto fondamentale. È indubbiamente vero che il trucchetto di presentare una lista facendo finta di essere ancora associati a un partito nel consiglio regionale uscente è una bastardata da sanzionare (e soprattutto se non ci fossero queste leggine probabilmente si risparmierebbe molta carta e non si avrebbero decine e decine di listucce personali). È anche probabilmente vero che molti dei 15000 voti andati alle due liste di Scanderebech e di Forza Consumatori non hanno anche il voto esplicito a Cota e quindi potrebbero essere annullati; ma non ci vuole molto a tirare fuori le controdeduzioni e dire che per quanto ne sappiamo noi gli elettori non hanno messo la doppia croce perché tanto sapevano di votare per Cota con il voto alla lista, e quindi siamo pari e patta.
Resta fuori il vero ricorso, quello sulla lista faidatè (nel senso che tutte le firme degli ignari candidati sono taroccate dall’ossimoroso capolista Giovine) della lista Pensionati; ma lì c’è una denuncia alla magistratura, e i tempi si allungheranno ancora di più. Insomma, cari ex-corregionali, Cota ve lo terrete per tutti e cinque gli anni, mi sa.

Ultimo aggiornamento: 2010-07-16 11:15

Tremonti e le pensioni

Il nostro ministvo dell’Economia Giulio Tremonti è tutto felice, tanto che racconta a destra e manca che non era affatto un refuso la norma inserita nella manovra finanziaria che fa saltare il tetto dei quarant’anni di contributi per avere il diritto di andare in pensione, e anzi che «la riforma è stata fatta passare in Italia con un emendamento senza alcuna protesta, nella pace sociale, senza un solo giorno di sciopero».
Lasciamo perdere che a me sta estremamente sulle palle uno che si vanta di avere fatto le cose di nascosto, come se fosse un merito; c’è un’altra cosa che non mi torna per nulla. Ormai la parte di lavoratori che va in pensione con il sistema retributivo (tot % della media degli ultimi stipendi per ogni anno di lavoro) si sta riducendo, e tra qualche anno arriveranno quelli col metodo misto come me. Per noi la fregatura era già insita nella riforma Dini, che dice a grandi linee “più giovane tu vai in pensione, meno soldi ti do ogni anno, perché il sistema deve funzionare con la tua speranza di vita”. Niente da eccepire, la cosa di per sé è giusta. Questo però significa che allo Stato – se le cose sono state fatte bene – non cambia nulla se io voglio andare in pensione prima o dopo, visto che i soldi che tirerà fuori saranno sempre gli stessi. E allora perché bisogna togliere obbligatoriamente il tetto dei quarant’anni di contributi?

Ultimo aggiornamento: 2010-07-13 21:57

parliamo un po’ con i testi davanti

Sono andato a cercare sul sito della Camera informazioni su cosa succede con questo disegno di legge sulle intercettazioni: ecco qua il risultato.

Art. XXX:
[omissis]
2. E’ vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.
3. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo per il dibattimento, se non dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, e di quelli del fascicolo del pubblico ministero , se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello. E’ sempre consentita la pubblicazione degli atti utilizzati per le contestazioni.
[omissis]
5. Se non si procede al dibattimento, il giudice, sentite le parti, può disporre il divieto di pubblicazione di atti o di parte di atti quando la pubblicazione di essi può offendere il buon costume o comportare la diffusione di notizie sulle quali la legge prescrive di mantenere il segreto nell’interesse dello Stato ovvero causare pregiudizio alla riservatezza dei testimoni o delle parti private. Si applica la disposizione dell’ultimo periodo del comma 4.
[omissis]
Art. YYY
1. Salve le sanzioni previste dalla legge penale, la violazione del divieto di pubblicazione previsto dagli articoli 114 e 329 comma 3 lettera b) costituisce illecito disciplinare quando il fatto è commesso da impiegati dello Stato o di altri enti pubblici ovvero da persone esercenti una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato.
2. Di ogni violazione del divieto di pubblicazione commessa dalle persone indicate nel comma 1 il pubblico ministero informa l’organo titolare del potere disciplinare.
Art. ZZZ
1. L’intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche e di altre forme di telecomunicazione è consentita nei procedimenti relativi ai seguenti reati:
a) delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’articolo 4;
b) delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’articolo 4;
c) delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope;
d) delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive;
e) delitti di contrabbando;
f) reati di ingiuria, minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, abuso di informazioni privilegiate, manipolazione del mercato, molestia o disturbo alle persone col mezzo del telefono;
f-bis) delitti previsti dall’articolo 600-ter, terzo comma, del codice penale, anche se relativi al materiale pornografico di cui all’articolo 600-quater.1 del medesimo codice.
[omissis]

Vi pare che sia un testo così liberticida? Parliamone.
Aggiornamento: (13 luglio) Contrordine, compagni e amici! a causa di una deprecabile serie di refusi non ho postato il testo del ddl intercettazione, ma gli attuali articoli 114, 115 e 266 del Codice di procedura penale, come del resto correttamente citato nei link qui sopra. Mi scuso per il deplorevole errore.

Ultimo aggiornamento: 2010-07-12 16:45

Il Legno Storto

Non sono praticamente d’accordo con nulla di quanto scritto qua, e generalmente non sono d’accordo nemmeno sul resto (vedo ad esempio un bannerino in altro a sinistra, “Comitato Il Ponte subito”; e non riesco proprio a vedere l’utilità del ponte sullo Stretto di Messina).
Ma ci sono questioni di principio, e mi sembra molto più preoccupante che quelli del Legno Storto siano stati citati a giudizio, naturalmente solo civile, per diffamazione a mezzo stampa. Ho letto quelli che sono indicati come articoli incriminati, e per quanto mi riguarda non vedo nulla di diffamatorio; però è chiaro che io non sono un magistrato e quindi la mia parola conta poco. Ma detto questo continuo a ritenere che la risposta è una causa penale e non civile, cosa che non mi pare sia capitata nemmeno in questo caso.
(Sulla rapidità della causa essendo coinvolto un magistrato penso solo che se un anno per arrivare alla causa è poco siamo davvero messi male)
(via Fabio Forno, per la cronaca)

Ultimo aggiornamento: 2010-07-06 07:00

Vogliono proprio farsi imbavagliare?

Repubblica, ma anche La Stampa e il Corsera, danno ampio spazio alla festicciola / festino / spettacolo folcloristico a cui avrebbe partecipato il nostro PresConsMin mentre era in visita ufficiale in Brasile.
So what? Se io sono interessato a questo tipo di notizie vado a comprarmi Novella 2000, che me lo tratta anche meglio. Capisco che l’italico maschio – e fors’anche l’italica femmina, visto che la cosa continua imperterrita – sbavi per la colonna morbosa dei nostri quotidiani; ma se a Berlusconi queste cose piacciono e non salta nessun meeting ufficiale per sollazzarsi la scelta è solo e unicamente sua.
Il peggio è che poi “notizie” come queste sono perfette come testa d’ariete per convincere l’opinione pubblica che è giusto imbavagliare la stampa; e questo sì che mi dà fastidio.

Ultimo aggiornamento: 2010-07-02 14:20

Ma che gli è preso a Nappy?

Sono convinto, come credo la maggior parte degli italiani che si sono accorti della storia, che la promozione di Aldo Brancher da sottosegretario alle Riforme a ministro non-si-sa-bene-a-che-cosa non sia dovuta a uno scatto di anzianità ma sia stata un regalino del PresConsMin in modo che A.B. potesse invocare il legittimo impedimento e non essere interrogato nel processo Antonveneta in cui è imputato.
Detto questo, il comunicato odierno del Quirinale è assolutamente anticostituzionale. Lo cito in toto, visto che tanto è breve.

A proposito dell’incarico di ministro senza portafoglio all’on. Brancher
Nota
In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano questa mattina a proposito del ricorso dell’on Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento, si rileva che non c’è nessun nuovo Ministero da organizzare in quanto l’on. Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio.
Roma, 25 giugno 2010

Per prima cosa, notate l’ironia: “Ho letto sui giornali una cosa e mi preme far notare che”. Questa non può essere del sacco di Napolitano. Non gli crederebbe nessuno. Cossiga sì che era capace di dire queste cose con una faccia da poker, anche se probabilmente avrebbe scritto in prima persona. Ciampi avrebbe forse fatto qualcosa del genere, ma non si sarebbe mai nascosto dietro la scusa “l’ho letto sul giornale”. Ma Napolitano no. Un funzionario PCI, per quanto della corrente migliorista, non è geneticamente in grado di essere ironico.
Ma passiamo al merito: la legge sul legittimo impedimento non parla affatto di ministri con o senza portafoglio; l’articolo 1 comma 2 dice semplicemente «Per i Ministri l’esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni, nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo, costituisce legittimo impedimento, [omissis]». Ma se anche non fosse così, Napolitano non avrebbe alcun titolo per fare una constatazione del genere; sarà anche il capo del CSM, ma questi sono giudizi che deve dare il giudice. Prassi vuole ormai che il Presidente della Repubblica dica in maniera più o meno ufficiosa cosa pensi delle varie leggi e leggine, ma scrivere una nota del genere non si era mai visto.
Considerato che formalmente questa nota non è contro Berlusconi ma che tutti la vediamo tale, che è successo al presidente più silente della storia della Repubblica Italiana? Dobbiamo preoccuparci che una qualche entità aliena si sia impossessata di lui?

Ultimo aggiornamento: 2010-06-25 23:12