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province (o provincie?)

Prima che i grammar nazi si avventino contro il sottoscritto per aver osato lasciare la i nel plurale di un termine in -cia e -gia preceduti da consonante, consiglio loro di prendere Google Street View, selezionare “Via Giuseppe Verdi, 13, Milano, Italia”, e alzare la visuale per vedere la scritta sulla sede storica della Cariplo. Ma non è di questo che volevo parlare.
In realtà questo post è totalmente inutile, visto che c’è chi ha già spiegato tutto, ed è per quello che ho dovuto iniziare con la grammatica. Ma un paio di cosette le posso ancora aggiungere.
I 48 miliardi in quattro anni indicati da Gilioli sono ovviamente fasulli: basti pensare che il 50% delle spese imputabili alle province sono quelle per gli stipendi, e immagino che anche i più convinti sostenitori del’abolizione delle province saranno d’accordo che quelle persone non finiranno sulla strada e i loro stipendi continueranno a riceverli: il tutto senza considerare le cose su cui la provincia ha competenza e che non verrebbero certo cancellate. Insomma, i guadagni per lo Stato sarebbero giusto un po’ di politici e portaborse in meno: cosa carina ma non certo così definitiva.
Ma la cosa più divertente è che il disegno di legge presentato dall’IDV non era un semplice ddl, ma un ddl costituzionale (come ovvio, visto che le province sono nominate nella Costituzione). Quindi una cosa che ha bisogno di quattro letture e probabilmente un referendum confermativo se non si è tutti d’accordo, un progetto che richiede due anni per il completamento. E tu (inteso come Di Pietro) fai partire l’iter senza vedere prima se c’è un accordo sul testo del ddl? E vuoi farmi credere che ti sembrava così logico da non averci nemmeno pensato? naaaah…

Ultimo aggiornamento: 2011-07-06 10:51

l’ennesimo referendum elettorale

Io penso tutto il male possibile della proposta Passigli di referendum sulla legge elettorale. Non che pensi un gran bene, o anche solo un infimo bene, del Porcellum; però mi sono davvero rotto le scatole di vedere questi tentativi di pecettare qua e là una legge elettorale pessima per tirare fuori chissà quale favoloso risultato.
Non parliamo poi di chi ha la faccia tosta di dire che in questo modo si pungolano i partiti di sinistra a darsi da fare per scriverla loro, una legge elettorale buona. A parte la banale osservazione che la sinistra mi pare un po’ troppo minoranza per riuscire a farla passare, e che Berlusconi è così convinto che comunque lui vincerà da non dare certo loro sponda, siete davvero convinti che al PD il Porcellum faccia così schifo? E magari siete anche convinti delle scie chimiche e che è stato George W. Bush a buttare giù le Torri Gemelle per poter dare un impulso all’economia statunitense?
Insomma, per me l’unico referendum decente è quello il cui testo è

«Volete voi che sia abrogata la Legge 21 dicembre 2005, n. 270, intitolata “Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”»?

Lo so, cancellando del tutto il Porcellum si tornerebbe automaticamente al Mattarellum che non è certo il massimo. Però almeno sapremmo quello che ci tocca… senza contare – per chi è ancora convinto che il nostro parlamento voglia fare una legge elettorale – che si lascerebbe loro le mani libere per scegliere il modello, maggioritario o proporzionale che sia.

Ultimo aggiornamento: 2011-06-17 11:08

dopo i referendum

Vabbè, che io sbagli le previsioni è ormai assodato, inutile rimarcarlo :-) Che si può dire allora d’altro?
Secondo me il voto è stato indubbiamente politico ma non partitico. Questo a meno che voi pensiate che la maggioranza assoluta del corpo elettorale (non dei votanti) sia contro l’attuale governo, il che mi pare davvero un po’ esagerato. No, nemmeno il legittimo impedimento ha un senso così diretto antiberlusconiano; ovvio che molti l’abbiano votato con un tiè! mentale, compresi parecchi che sapevano perfettamente che dopo il passaggio della Corte Costituzionale non è che ci fosse più molto da togliere; ma per tanti altri quel quesito non importava poi molto, ed era semplicemente più veloce dover tracciare quattro SÌ.
Un semplice corollario a tutto questo: Berlusconi ha completamente perso la capacità di capire la gente, e probabilmente di stare ad ascoltare quelli dei suoi servi che non sono completamente subalterni e cercano ancora di dargli suggerimenti utili. Non so se i “poteri forti” l’avevano costretto a tentare il tutto per tutto pur di non affossare almeno il nucleare e le sue ricche commesse: se però fosse stato sveglio come un tempo, non avrebbe certo fatto rievocare Bettino Craxi e il suo invito di andare al mare. Fiutati i sondaggi, avrebbe detto qualcosa tipo “i referendum sono sempre espressione della volontà popolare; io andrò a votare ma lascerò scheda bianca, per non influire”. A questo punto ieri avrebbe potuto tranquillamente lavarsene le mani, invece che fare quelle brutte facce…
Tutto questo è poi capitato nonostante il diretto aiuto di Maroni. Non tanto per la stupida frase sul quorum presumibilmente raggiunto, frase pronunciata a urne aperte (e no, non è turbativa di voto. Se uno è così imbecille da decidere che non vale la pena andare a votare perché hanno già votato gli altri, peggio per lui). Ma per la scelta di non abbinare referendum e almeno secondo turno delle amministrative. A Milano ha votato il 15% in meno di due settimane fa e il 5% in meno della media nazionale; a Varese non si è nemmeno raggiunto il quorum. Resto dell’idea che bisognerebbe istituire per legge l’election day, valido anche per i referendum; sta poi all’elettore decidere se chiedere o no la scheda.
Cosa cambia? per quanto riguarda le leggi, mi sa poco. Per quanto riguarda il quadro politico di destra-contro-sinistra, anche poco. Quello che potrebbe davvero succedere è una lotta all’ultimo sangue all’interno del centrodestra, col tentativo di fare fuori Berlusconi prima di cadere a picco… e una lotta simmetrica all’interno del centrosinistra, perché è nel loro DNA.
P.S.: parliamo di importanza della rete? Gli unici posti dove ho visto parlare di voto distinto ai due referendum sull’acqua, con un SÌ alla scheda rossa e un NO alla gialla, sono stati quelli in rete. In pratica la scheda gialla è quella che ha avuto il minor numero di no. Qualcosa vorrà pur dire.

Ultimo aggiornamento: 2011-06-14 10:28

Due sì, un no, un bah

Domenica si vota ai referendum, e io sarò come sempre al seggio a depositare nelle varie urne le relative schede. Per i curiosi, e ce ne sono tanti tra i miei ventun lettori, ecco le mie scelte.
Innanzitutto una precisazione non del tutto inutile: per una serie di colpe in primo luogo dei radicali ma anche di vari governi in carica la legge sui referendum si è snaturata: nessuno fa più propaganda per il no, ma direttamente per l’astensione. Andare a votare significa in pratica votare sì anche se si scrive no, insomma; ma io sono un uomo di princìpi e vado lo stesso a votare.
Al referendum sul legittimo impedimento (scheda verde) voterò sì. Attenzione: il referendum è assolutamente inutile (la legge è in scadenza, e ho la speranza che in futuro non capiti molto spesso di avere il premier sotto numerosi processi); ma come dicevo prima per me quello che conta è il principio. E il principio è che è giustissimo che sia previsto un impedimento istituzionale, ma non che il premier se le canti e se le suoni, indicendo casualmente una riunione del Consiglio dei Ministri o presenziando all’inaugurazione di un nuovo semaforo il giorno in cui sarebbe dovuto trovarsi in tribunale e spergiurando l’importanza imprescindibile di tali impegni.
Al primo referendum sull’acqua (scheda rossa, testo che non finisce più) voterò sì. Non ho nulla contro il privato nella gestione dell’acqua, ma continuo a preferire che la maggioranza sia in mano pubblica, cosa che la legge Ronchi non permette. Peggio ancora, visti i guai di bilancio degli enti locali rischiamo davvero che le quote vengano svendute, il che non mi pare proprio il caso. Ma proprio perché non ho nulla contro il privato, al secondo referendum sull’acqua )scheda gialla, testo breve) voterò no. Non prendiamoci per i fondelli: perché un privato dovrebbe investire in un business che non può dare profitto? (sì, lo so che la ratio dei referendari è proprio questa) E che importa al pubblico se l’acqua si perde per mancata manutenzione degli acquedotti? D’altra parte, gli enti locali hanno bisogno di soldi, e non cambia poi molto se li prendono dagli utili sull’acqua, su altre municipalizzate o con un’addizionale IRPEF che spesso è uguale per tutti, alla facia della progressività del reddito.
Resta il quesito sul nucleare (scheda grigia). Io non sono tendenzialmente contrario al nucleare – anche sotto casa, sì. Ho forti dubbi che in Italia si possano fare le cose per bene, ma ho anche la certezza che tanto le centrali nucleari non le si farà comunque, quindi il referendum è inutile. Voterei scheda bianca se non avessi l’horror vacui nell’urna, pertanto annullerò educatamente la scheda.
Ah: sia ben chiaro che non voglio convincere nessuno, invecchiando sono sempre meno appassionato di queste cose…

Ultimo aggiornamento: 2011-06-06 07:00

nucleare: si vota

Io continuo a non essere un leguleio, ma la logica mi avrebbe fatto dire che la Cassazione avrebbe mantenuto il referendum. Quello che infatti non ho capito è perché là in mezzo al decreto Omnibus non sia stata cancellata la parte sulla scelta dei siti possibili per le centrali nucleari ma sia stata fatta una moratoria: detto in altri termini, si è stabilito “lo si fa, ma aspettiamo un anno per decidere”. E quindi che voleva il governo? Che l’anno prossimo si andasse di nuovo a raccogliere le firme per il referendum?

Ultimo aggiornamento: 2011-06-01 12:20

Dopo la Grande Gioia

Ieri è stata una grande giornata di festa, almeno per me :-) Oggi però forse è il momento di mettersi a fare un po’ di conti anche con l’oste…
Berlusconi e la Lega hanno perso. Il primo per aver voluto a tutti i costi far diventare queste elezioni un giudizio sulla Sua persona, ottenendo un risultato persino peggiore di quello di cinque anni fa, che era stato il punto più basso del berlusconismo in tutto il decennio. I padani invece hanno perso perché il loro tentativo di sganciarsi dall’abbraccio del PdL e avere più gradi di libertà è miseramente fallito: paradossalmente – sempre rispetto a cinque anni fa, non certo guardando le ultime politiche o le regionali – Milano non è nemmeno andata loro così male. La destra resiste solo in alcune ridotte, come Varese, e guadagna persino qualcosa in Calabria: decidete voi cosa significhi tutto questo.
Ma non è che il PD abbia vinto: a Milano ancora ancora, pur con il candidato che non volevano proprio (ma alla fine almeno dal basso si sono decisi ad andare un po’ sul territorio: onori in particolare a Stefano Boeri), hanno avuto un buon risultato, ma a Napoli è una débacle totale, e ci posso anche credere dopo vent’anni tra Bassolino e Russo Jervolino. De Magistris è un populista tale da far sembrare Di Pietro un compassato notabile, e questo sicuramente aiuta in quel contesto: ma per me è assolutamente incredibile che al ballottaggio, nonostante moltissimi elettori se ne siano stati stavolta a casa, abbia preso decine di migliaia di voti in più della somma di quelli iniziali suoi e della coalizione PD+SEL. Non voglio pensare a cosa succederà ora, visto che l’esercito sicuramente non tornerà a buttar via la monnezza e provincia e regione saranno ancora meno inclini a lasciar usare altre discariche.
E Milano? A mio parere si sono sommati due effetti: quello antiberlusconiano di cui sopra e quello contro Mestizia, un sindaco convinto che i milanesi fossero felici per non avere l’addizionale Irpef comunale e il biglietto del tram fermo a un euro (tanto sarebbe comunque aumentato adesso in estate, non crediate…) e così non si accorgessero che non c’erano soldi per fare nulla. Pisapia non potrà fare miracoli, e a dire il vero non glieli chiederei nemmeno; quello che gli chiedo è di non fare proclami ma di lavorare seriamente, di non promettere poche Grandi Cose ma di farne tante e piccole.

Ultimo aggiornamento: 2011-05-31 10:09

santini elettorali ballottanti

Ho aspettato fino ad oggi per quest’ultimo aggiornamento sulla pubblicità elettorale ricevuta nella mia buca delle lettere per applicare la par condicio. Lunedì mi era arrivato infatti il volantino di Pisapia (formato un terzo di foglio A4, carta da 120 g/mq, committente il solito Bruno Siracusano): su una facciata il testo biografico in prima persona, sull’altra il faccione, lo slogan, il “Metti una X solo sul nome di Giuliano Pisapia” e l’importante nota (in nero, e non in arancione) “Puoi votare anche se non l’hai fatto al primo turno”. Per la cronaca, stanotte mi è stato imbucato un secondo volantino: assolutamente identico, tranne per la grammatura che è scesa a 60 g/mq, immagino perché sono finiti i soldi. Ma di Letizia nulla.
Bene, la mia pazienza è servita a qualcosa! Ieri sera c’era una lettera di Letizia Moratti, anzi due perché una era per me e una per Anna! (i gemelli per fortuna non votano ancora) Che mi dice l’attuale sindaco? Beh, innanzitutto mi dà dell’Egregio Signor, il che significa chiaramente che non mi conosce affatto. Col plurale majestatis, mi comunica(no) che «Adesso abbiamo solo un obiettivo: completare il nostro lavoro di questi anni e dare risposte concrete a voi cittadini, alle   imprese, a chi lavora e a chi cerca un lavoro, alle famiglie, a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e di sostegno». (Non “continuare a dare”, notate: lo spin doctor stava dormicchiando in quel momento). Lei/loro sanno «di non avere raggiunto tutti gli obiettivi», perché «Quando si fanno le cose si possono commettere degli errori» (mi sfugge il nesso logico), e assicura(no) che «Lasciare le cose a metà sarebbe assurdo. Ancora più assurdo sarebbe consegnare Milano a chi non ha un programma credibile» (campagna al negativo, perché quel mujaheddin di Pisapia «vuole aprire i concorsi pubblici agli stranieri», ad esempio). Pertanto mi dice/dicono «Le chiediamo una scelta chiara» (d’accordissimo) e poi, con un salto alla prima persona singolare che non è affatto uno svarione grammaticale, termina con «Sono pronta con umiltà e con il cuore ad ascoltare tutti gli altri», perché «È in gioco Milano».
Ma state per perdervi il meglio. Quella è la lettera che Moratti ha scritto a me. Quella spedita ad Anna, che io ho surrettiziamente aperto in barba alla privacy, è completamente diversa! Mia moglie, essendo un essere di sesso femminile, non è Egregia Signora ma Gentile, e fin qua boh. Ma poi il testo oscilla dal plurale majestatis al singolare (e qui non so se sia una scelta stilistica, lo ammetto), il tutto in senso femminile. «Milano è la nostra casa. Milano è il luogo dove viviamo, dove lavoriamo, dove vogliamo far crescere i nostri figli» (e scusate se qui mi viene in mente la Bat-casa). E ancora «È una città dove le donne hanno un ruolo fondamentale in ogni campo»; «Le donne hanno fatto di Milano una grande città, ma il loro ruolo deve essere ancora pienamente valorizzato»; «Vogliamo che sia riconosciuto il contributo delle donne, di tutte le donne». Poi «Penso in particolare al lavoro delle casalinghe», seguito da uno snocciolìo di cose fatte per le donne, tipo «Abbiamo aumentato la sicurezza soprattutto per le donne che lavorano, che devono prendere i mezzi pubblici anche la sera». Il “lasciatemi finire” qui è coniugato così: «Abbiamo cominciato un lavoro che non possiamo lasciare a metà. Un lavoro che insieme possiamo rendere ancora più efficace, più completo, più capace di raggiungere i vostri bisogni, le vostre esigenze.» Orsù, donne! È arrivata l’arrotina! «Io sono una di voi e sarò sempre al vostro fianco. Le chiedo come donna di darmi la sua fiducia domenica 29 e lunedì 30 maggio». E infine, «Grazie per tutto quello che sta facendo e che farà per Milano» (e anche qua nulla da eccepire, mi sa)
L’allieva ha insomma superato il maestro. Sbaglio o Berlusconi non ha mai pensato al direct marketing differenziato per sesso?

Ultimo aggiornamento: 2011-05-27 12:12

Estrema Sinistra

In questi giorni Silvio Berlusconi, visto che per il suo ruolo istituzionale non può fare pernacchie ma al massimo cucù, e visto che la parola “comunisti”, con le sue estensioni “ex-comunisti” e “post-comunisti” si è oramai sciolta come una saponetta troppo usata, il mantra attuale è diventato “l’estrema sinistra”, che sono immagino se non tutti la maggior parte di coloro che non concepiscono come Unico Candidato Naturale l’attuale sindaco meneghino.
C’è però qualcosa che non mi torna. Fabrizio Montuori, candidato sindaco per il Partito Comunista dei Lavoratori, domenica scorsa ha ottenuto 405 (quattrocentocinque) voti. E Berlusconi si preoccupa di un gruppetto così sparuto di persone?

Ultimo aggiornamento: 2011-05-24 07:00