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Disaffezione elettorale

Se in Emilia-Romagna in quatto anni e mezzo l’affluenza alle urne è scesa dal 68% al 38%, qualcosa di strano c’è. Immaginando che non ci siano state squadracce davanti ai seggi a impedire l’ingresso ai solerti elettori – a parte quelli che non si sono presentati perché gli hanno tolto il comune – l’ovvia considerazione è che la gente si è scocciata di votare. Fin qua è facile, come è facile dire che chi non vota ha sempre torto e i risultati sono del tutto legittimati.

Io vorrei però fare un passetto in più. La Lega, per esempio, è molto cresciuta in percentuale e ha recuperato anche parte dei votanti che aveva perso alle politiche e alle auropee: è chiaro che la svolta destrorsa di Salvini appare attualmente vincente, anche se dovremmo forse parlare di cannibalizzazione nello schieramento. M5S, come numero di voti, è tornato ai risultati del 2010, anche se la percentuale è cresciuta dal 7% al 13%; a differenza della Calabria non è affatto un pessimo risultato, considerando le liti interne tra i pentastellati. Nulla di strano, se ci pensate: la disaffezione dovrebbe essere minore nel caso in cui si è “contro” e quindi si vuole far sentire la propria voce. Quello che mi pare davvero interessante è il 4% della lista di sinistra. In pratica rispetto alle due liste del 2010 il numero di votanti a sinistra si è quasi dimezzato. Eppure si sente tanta gente lamentarsi della politica di Renzi che non è certo di sinistra: ma al momento di poter mostrare in pratica questo malessere, i maître-à-penser se ne sono stati a casa… oppure, se preferite, non sono così tanti ma fanno solo molto rumore.

Oggettivamente non riesco a dar torto al ragionamento di Renzi: se a sinistra c’è il vuoto pneumatico, perché devo spostarmi a sinistra?

Aggiornamento: (ore 14:15) Prima che qualcuno me lo faccia notare, lo scrivo io. Il mio conteggio rispetto alla sinistra è sbagliato: SEL infatti era coalizzata con il PD, e sommando i suoi 38.845 voti ai 44.676 della lista “L’altra Emilia-Romagna” arriviamo a 83.521 voti, contro i 58.943 (Federazione della sinistra) più 37.698 (SEL+Verdi) del 2010. Il calo totale non è dunque così accentuato, ed è da ascriversi alla sinistra-sinistra che pure era uscita dalla coalizione con il PD. Diciamo insomma che è più giusto affermare che i maître-à-penser non hanno convinto nessuno ad andare a votare, anzi.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-28 23:25

La Rai ci illumina

Premessa: a casa mia si paga il canone Rai, e possediamo una sola abitazione. Quindi per quanto mi riguarda pagare 65 euro per abitazione invece che 113,50 euro è un risparmio pecuniario. Ciò non toglie che per me la cosa sia una pessima idea.
Il grosso guaio della Rai non è la sua elefanticità, quanto il suo non essere né carne né pesce. Il servizio pubblico richiede probabilmente molti dipendenti (ah: Rai non è i tre canali televisivi, ma ci sono anche i vari canali tematici e quelli radiofonici, giusto per ricordarlo), ma non richiede grandi nomi né ha nulla a che fare con lo sborsare decine di milioni di euro per “i grandi eventi sportivi”, che a quanto pare hanno per esempio affossato i conti 2014. Bene: ammesso e non concesso che tutti debbano contribuire – in maniera non troppo progressiva, diciamo – all’avere un servizio pubblico radiodiffuso, perché questo non viene fatto direttamente sulle imposte del reddito? La cosa avrebbe un senso maggiore, e sarebbe sicuramente più chiara. Meglio ancora, a questo punto, dividere Rai in due: un vero servizio pubblico senza pubblicità e pagato da tutti, e un altro pezzo trasmesso solo crittato, e che quindi possa essere visto solo da chi paga il decrittatore. Notate che non ho parlato di privatizzare un pezzo della Rai, il che significa che certi costi tecnici della “Rai crittata” sarebbero comunque spalmati su tutti: ma almeno ingaggi e grandi eventi se ne starebbero per conto loro…

Ultimo aggiornamento: 2014-11-28 23:25

Renzi e canguri (pochissimi i canguri)

Mi sono fatto una rapida cultura su che cos’è il “canguro”: a dire il vero, almeno nella versione originale – quella per cui ci sono centinaia di emendamenti con cifre leggermente diverse, e si decide di votarne alcune pietre miliari e in caso di accettazione dedicarsi al fine tuning – io l’avrei chiamato “Newton-Raphson“. Ma forse era chiedere troppo.
Come scrissi a suo tempo, io non sono tendenzialmente contrario a una riforma del Senato che superi il bicameralismo perfetto: sono contrario a questa riforma, perché rendere i senatori non elettivi e non pagati non dà tutto quel risparmio (il Senato continua a esistere, ad avere non so quanti dipendenti, e a pagare i vitalizi agli ex senatori) e non si capisce come e perché uno dovrebbe fare del lavoro in più. Però mi sarei concentrato sui veri emendamenti alla legge: mettersi a scrivere cento proposte diverse per cambiare semplicemente la parola “Senato”, a parte essere un ottimo esercizio di stile, non serve a nulla, e visti i tre anni e mezzo prima della fine della legislatura non serve neppure a sperare che si finisca fuori tempo massimo. Ben venga a questo punto l’accorpamento di tutti gli emendamenti simili, nella (ingenua…) speranza che si abbia più tempo per discutere le cose importanti. Non sarà comunque così, visto l’emendamento passato per cui il Senato dovrebbe votare “sui temi etici” (che notoriamente dipendono da regione a regione, vedi il film Divorzio all’italiana; ma forse almeno su quello la colpa non la si può dare proprio tutta a Renzi.

Ultimo aggiornamento: 2014-08-01 10:02

Abbiamo eletto Mineo o Renzi?

Premessa: questa riforma del Senato proposta da Renzi è una porcata; non so se più o meno porcata dell’Italicum, perché a certi livelli le analisi quantitative servono a poco. Con la scusa di eliminare il bicameralismo perfetto (su cui sono anche d’accordo) e tagliare i costi della politica (cosa che in realtà non si farebbe) in pratica si eliminerebbe un ramo del Parlamento senza colpo ferire.

Detto questo, però, non trovo nulla di strano che in Commissione Affari Costituzionali un partito sostituisca il relatore che non segue la maggioranza del partito stesso: le commissioni, salvo in casi particolari votati dal Parlamento volta per volta, non hanno potere legislativo e quindi dovrebbero portare le voci dei partiti, non quelle dei singoli. Sarà poi l’aula a votare a favore o contro il provvedimento uscito dalla commissione. Sarebbe poi stato più serio che i quattordici senatori aventiniani avessero costituito un loro gruppo autonomo: se non ricordo male bastano dieci senatori. A questo punto Mineo avrebbe tranquillamente potuto rimanere nella commissione :-)

Infine un semplice reminder: Corradino Mineo non è stato eletto (nel senso che il Porcellum non prevede di eleggere nessuno se non chi è stato messo in lista in posizione opportuna dai capipartito), ma neppure Matteo Renzi è stato eletto (perché la Costituzione, almeno quella che è in vigore fino a oggi, prevede che il PresConsMin sia nominato dal PresRep). Quindi lasciate perdere le pippe di quel tipo.

Ultimo aggiornamento: 2014-06-13 10:42

Mi viene da ridere

Ricordate tutta la discussione che si era tenuta nei commenti al mio post su Maurizio Lupi, per la storia di Barbara “figlia di” Spinelli che si era candidata nella lista Tsipras affermando che però no, lei non sarebbe mai andata a Bruxelles?

Bene, le cose sono un po’ cambiate: alla fine Spinelli ha deciso che «i patti si per­fe­zio­nano per volontà di almeno due parti e gli elet­tori il patto non l’hanno accet­tato, accor­dan­domi oltre 78.000 pre­fe­renze»; e quindi a Bruxelles ci va eccome. Poi, visto che era stata candidata – ed eletta – in due circoscrizioni, ha anche potuto decidere chi tra il candidato SEL e quello di Rifondazione Comunista (sì, esistono ancora i rifondaroli) se ne sarebbe stato a casa.

Mi scusino quelli tra i miei ventun lettori che hanno votato la lista in questione, ma io ho sghignazzato.

grano saraceno e copincolla

Penso che oggi abbiate visto tutti la storia del DDL con cui una pattuglia di deputati M5S si lamenta perché un terzo della pasta venduta in Italia è prodotta con “grano saraceno”; in caso contrario potete leggere la storia completa su Giornalettismo. Vorrei però fare alcune considerazioni a margine della faccenda.

Innanzitutto, non si sa bene come mai quella proposta di legge sia spuntata oggi. Se preferite, è apparsa per caso: in fin dei conti è stata presentata quasi un anno fa, il 23 luglio 2013. Non che sia stata letta da qualcuno: il sito della Camera segnala che non è mai stata neppure assegnata a una commissione. Certo, si può dire che è stata la Ka$ta a bloccare i lavori di M5S: ma la mia sensazione è che questo, come tanti altri di tutti i partiti, sia semplicemente un testo messo lì per fare quantità e non qualità. Non importa se verrà discusso oppure no: intanto è lì, nero su bianco.

In secondo luogo, la frase è il copincolla di quanto scritto dal leghista Giovanni Fava e dal piddino Luca Sani in una relazione del 2011 della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. Questo significa due cose: che le relazioni delle commissioni parlamentari non le legge nessuno, e che i firmatari del disegno di legge hanno copincollato senza leggere quello che stavano preparando (o se preferite che l’hanno letto ma non capito). Ecco: e noi vorremmo riformare l’Italia?

Ultimo aggiornamento: 2014-06-03 15:04

Intanto, in Venezuela…

Dopo lo chavismo, Nicolás Maduro evidentemente non è in grado di catalizzare il consenso popolare, e da vari mesi ci sono manifestazioni contro di lui. Leggo oggi sul sito BBC che due sindaci erano stati imprigionati per aver rifiutato di far togliere le barricate allestite dagli insorti; ieri ci sono state le elezioni comunali, vinte… dalle loro mogli. A San Cristóbal (circa 400.000 abitanti) Patricia Gutierrez ha vinto con il 73% dei voti, a San Diego (poco meno di 200.000 abitanti) Rosa Brandonisio ha preso l’88% (!) dei voti.

Si sa che il peronismo è di moda nel Sudamerica, ma con questi numeri è un po’ difficile nascondere il tutto… (beh, non ho controllato se c’è qualche trafiletto sull’italica stampa, è vero)

Ultimo aggiornamento: 2014-05-26 11:18

Caro (si fa per dire) Maurizio Lupi

Lo so bene. Un’improvvida legge nata sessant’anni fa, quando la comunicazione era completamente diversa da oggi, ti permette di carpire il mio indirizzo nelle liste elettorali e spedirmi il tuo spam elettorale pagando Posteitaliane la bellezza di 4 (quattro) centesimi. Diciamo otto, perché per sicurezza hai scritto anche a mia moglie; o meglio hai scritto a lei che è il capofamiglia e per sicurezza anche a me.

Però non puoi avere la faccia di tolla di scrivere che “per dare il tuo contributo” ti sei candidato come capolista alle elezioni europee di domenica prossima. A me infatti risulta che un Maurizio Lupi del tuo stesso partito è attualmente ministro delle infrastrutture e trasporti del governo Matteo R., e presumo non sia un caso di omonimia. Non penso proprio che in caso di tua elezione lascerai la bella cadrega ministeriale per andare a chiuderti a Bruxelles (e Strasburgo). Spero che, anche nell’improbabile caso in cui tu abbia la possibilità legale di essere contemporaneamente ministro ed eurodeputato, non ti salti in mente di farlo. E allora perché ci pigli per i fondelli così?

(sì, lo so che Spinelli e Ovadia fanno lo stesso con la lista Tsipras. Ma tanto lì non ci sono problemi, il 4% non lo pigliano. E soprattutto non mi hanno spedito pubblicità elettorale a tariffa agevolata postale)

Ultimo aggiornamento: 2014-05-22 14:52