Archivi categoria: politica

il colpo di stato in Turchia

La notizia di oggi è che il governo turco ha chiuso più di cento tra giornali, tv, riviste e altri media. Ma d’altra parte ricordo che ai docenti universitari è stato tolto il passaporto – qui potete leggere il messaggio di Betül Tanbay, presidentessa della Società Matematica Turca, e quanto scritto dal Consiglio scientifico dell’Unione Matematica Italiana.

Questo giusto per ricordare a tutti cosa sta succedendo a due passi da casa nostra.

Ultimo aggiornamento: 2016-07-28 15:25

Trasparenza pentastellata

Oggi tale Xavier Bellanca, che da quanto ho capito è un attivista torinese del M5S, ha scritto su Facebook un post dove si diceva felicissimo di far parte della squadra di governo della città sabauda. Vittorio Bertola, che invece so bene chi è, ha inserito un paio di commenti piuttosto pesanti che si possono riassumere in “sono contento per te, peccato che ci sia poi gente come me che in passato si è fatta il mazzo, a cui sono state fatte tante promesse e poi sono state lasciate con un palmo di naso”. Da lì è nata una discussione che stamattina ho seguito: adesso non lo può più fare nessuno, perché a quanto pare Bellanca ha scritto “Ho modificato la privacy proprio perché quello che doveva essere detto è stato detto e i film chi vuole se li guarda al cinema, non sul mio profilo.”

Le dotte analisi politiche su chi ha ragione e chi ha torto le lascio agli altri. Mi limito a far notare il fulgido esempio di trasparenza dato da Bellanca, accoppiato all’inutilità pratica della sua azione: non è certo difficile trovare in rete il testo del primo suo commento. (E se cercate un po’ anche quello del secondo).

(ps: come nota collaterale, è interessante notare come un tempo Facebook ti permettesse di chiudere i commenti su un post, ma ora non più. Sapevàtelo!)

Ultimo aggiornamento: 2016-07-23 22:24

Elezioni presidenziali austriache, bis

Come sapete, gli austriaci dovranno votare nuovamente per eleggere il loro presidente (che conta più o meno come il nostro, vi ricordo). No, non ci sono stati brogli: semplicemente non sono state seguite le regole, e quindi per esempio lo spoglio delle schede inviate per posta è partito prima di quando la legge lo prevedeva.

Credo che sarà molto interessante vedere cosa succederà in ottobre: non credo che la destra guadagnerà voti (in assoluto), quindi tutto sta nello scoprire se chi a destra non è deciderà di votare oppure no. In entrambi i casi sapremo qualcosa in più dell’Austria e forse anche dell’Europa.

Ultimo aggiornamento: 2016-07-06 13:53

Il populismo dell’Unione Europea

Lasciate perdere cosa scrive l’italica stampa sulla risoluzione votata oggi dall’Europarlamento sulla Brexit e nella quale M5S – ma anche la sinistra italiana – ha votato contro, e andate a leggervi direttamente il testo, che tanto è anche stato tradotto in italiano.

Premessa: Il Regno Unito è entrato nell’UE quando si è accorto che altrimenti rischiava di rimanere fuori dal mercato unico, la sola cosa che gli interessava; e in questi quaranta e più anni ha sempre remato contro una maggiore integrazione. Di pancia io sono totalmente d’accordo con la risoluzione, ve lo dico subito. Ma se fossi stato un europarlamentare avrei anch’io votato contro di essa.

Guardando i quindici punti, ce ne sono alcuni, come il 2 «[Il Parlamento europeo] sottolinea che si tratta di un momento cruciale per l’UE e che gli interessi e le aspettative dei cittadini dell’Unione devono essere nuovamente posti al centro del dibattito; indica che è giunta l’ora di rilanciare il progetto europeo», che sono semplici paroloni, senza alcun significato pratico. Ce ne sono altri, come il 4 «sottolinea che i negoziati a norma dell’articolo 50 TUE concernenti il recesso del Regno Unito dall’UE dovranno iniziare non appena sarà stata comunicata la notifica ufficiale», che sono semplici riproposizioni di quanto già scritto nero su bianco. Ce ne sono altri, come il 14 «invita il Consiglio a modificare l’ordine delle sue Presidenze onde evitare che il processo di recesso pregiudichi la gestione delle attività correnti dell’Unione», che sono dettati dal buon senso (come puoi dare la presidenza di turno a una nazione che se ne sta per andare?). Ce ne sono altri, come il 6 «ricorda che l’intesa convenuta dai capi di Stato e di governo nel febbraio 2016 subordinava la sua entrata in vigore alla decisione del Regno Unito di rimanere nell’UE; indica che tale intesa è pertanto nulla» e il 7 «ricorda che non si potrà decidere in merito alle eventuali nuove relazioni tra il Regno Unito e l’UE prima della conclusione dell’accordo di recesso», che sono le vere bombe “peggio per voi”.

Ma c’è anche il primo punto della risoluzione, anzi la sua seconda parte (la prima, «prende atto del desiderio dei cittadini del Regno Unito di uscire dall’UE», è appunto una presa d’atto). Il Parlamento infatti «sottolinea che la volontà espressa dalla popolazione deve essere pienamente rispettata, procedendo non appena possibile all’attivazione dell’articolo 50 del trattato sull’Unione europea (TUE)». Ora, il referendum britannico era consultivo, per l’ottima ragione che le leggi inglesi non prevedono referendum deliberativi ma è solo il Parlamento che può deliberare. Andava benissimo dire “Il Parlamento Europeo chiede al parlamento britannico una decisione immediata se accettare o no la volontà del popolo del Regno Unito”: a chi dice che non si può fare un ultimatum ricordo che nel testo l’ultimatum c’è già al punto 5 – «si attende che il Primo ministro del Regno Unito notifichi l’esito del referendum al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno; indica che tale notifica segnerà l’avvio della procedura di recesso». Ma così l’Europarlamento sta bypassando un parlamento nazionale per seguire la ggggente, e io su questo non ci sto. Le procedure formali in un sistema democratico sono fondamentali.

Inutile aggiungere che è vero che io avrei votato come M5S ma per la ragione opposta, visto che loro non hanno appunto seguito il loro mantra “il potere alla ggggente”: ma se loro vogliono abdicare ai loro principî, io non lo faccio con i miei.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-28 22:38

Torino

Sono quindici anni da quando ho lasciato Torino. Ormai ci vado sempre meno spesso, per una serie di motivi logistici. Ma è sempre la mia città, e quindi seguo con interesse le sue vicende. Torino è molto più in crisi del resto del nord Italia, e lo è da decenni, da quando insomma la Fiat se ne è andata. Le giunte hanno cominciato a cercare modi per affrancarsi dalla monoindustrialità, puntando sull’eccellenza industriale (e qui è andata molto male) e sulla vocazione turistica (con risultati migliori: il centro è molto più vivibile di un tempo, e anche l’offerta museale si è ampliata). Poi c’è stata la scommessa delle Olimpiadi, che hanno fatto conoscere Torino all’estero. Stendiamo un velo pietoso sul villaggio olimpico, già a pezzi, e sugli impianti fuori città: per il resto, però, la scommessa è stata vinta. Ora all’estero sanno che Torino esiste ed è visitabile. Sfiga ha voluto però che le Olimpiadi arrivassero prima di una recessione pesantissima. Risultato? I mutui per pagarne i costi, pensati per un’economia in crescita anche se lenta, sono insostenibili e in questi anni il Comune ha dovuto far cassa in tutti i modi possibili e immaginabili, dal taglio dei servizi alla concessione di permessi di edificazione ben oltre quanto sopportabile per intascare gli oneri di urbanizzazione.

Tutto questo fa capire come al primo turno delle elezioni Chiara Appendino abbia superato il 30% dei voti. Per quanto riguarda il ballottaggio, guardando i numeri, il commento è ovvio: si è verificato l’effetto Parma (o se preferite l’effetto Livorno). A Torino la destra non esiste praticamente più, come si è visto al primo turno: però quel 25% di elettori di destra è andato compatto a votare contro il PD, e probabilmente contro la gestione di Torino di questi ultimi anni. Nulla di strano.

E ora? Le condizioni al contorno non sono mutate. Sarò pronto a ricredermi, ma non vedo proprio come la giunta M5S potrà fare qualcosa di diverso: mi aspetto entro un anno al massimo le prime scuse “Non possiamo fare nulla perché il governo è contro di noi!” (come se Renzi avesse aiutato Fassino… un anno il comune ha persino deciso di sforare il patto di stabilità, vi ricordo). Mi dispiace solo per i miei ex colleghi ormai in pensione che sono passati armi e bagagli al MoVimento partendo dalla sinistra (M5S a Torino ha una storia un po’ diversa dal resto d’Italia), che sono convinti in buona fede che cambierà tutto.

P.S.: in effetti ho dimenticato di aggiungere che le circoscrizioni di Torino sono tutte in mano al centrosinistra (a causa dello sciagurato mini-Italicum) e che ci sono i Poteri Forti che remeranno contro. Scuse ce ne saranno a josa, ma il risultato finale resta lo stesso.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-20 10:25

Italia alla rovescia?

Stavo guardando l’affluenza alle amministrative alle 19. Quello che mi stupisce è che nelle città del nord la percentuale sia bassa persino a Bologna, col 46%: a Milano si è al 42%, a Torino il 41%. In compenso al centro-sud, dove un tempo le percentuali erano più basse, troviamo Cosenza e Crotone al 54% e Latina al 53%. Chissà cosa è cambiato.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-05 20:29

Claudio Morgillo, uno da non votare

Come i più affezionati tra i miei ventun lettori forse hanno notato, quest’anno non ho parlato dei candidati alle elezioni. (Occhei, ho scritto di Gianluca Comazzi, ma quella è in un certo senso una running gag). È stata una scelta voluta, perché negli anni mi sono stufato di perdere tempo a vedere i volantini e a trovarci sempre le stesse cose. Però mi tocca fare un’eccezione.

Nella casella email dell’ufficio stampa di Wikipedia mi è appena arrivato arrivato un messaggio di Claudio Morgillo – Milano Sicura (info@claudiomorgillo.it) dal titolone Prossima Fermata: Milano Sicura! e con il testo che inizia così: (chi legge questo post da Facebook o da RSS mi sa che per una volta dovrà finire sul sito per non perdersi la bellezza)

Milano non è più un posto sicuro

per noi, per i nostri figli e le nostre famiglie

Visita la pagina di Claudio Morgillo

Scopri tutte le soluzioni che intende adottare da subito
per fare della nostra città un posto più sicuro.

eccetera eccetera, con tutto il suo programma che termina con

Perché tornare a casa ogni giorno, in sicurezza, è un nostro diritto.

e con il messaggio in piccolo che se non riuscissi a vedere bene la mail, immagino perché i caratteri sono troppo grandi, posso cliccare a “http://#” (sic).

Bene, Claudio Morgillo – Milano Sicura: il mio diritto è quello di non ricevere messaggi non sollecitati a un indirizzo che non invia messaggi (quando scrivo per Wikimedia Italia ne uso un altro) e che non è per l’appunto personale. Una persona che pensa di avere fatto una cosa intelligente in questo modo non la vorrei nemmeno come consigliere condominiale, figuriamoci comunale. Sicurezza è anche sapere di non essere prevaricati.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-01 15:56

Toh, i marò

In questo momento c’è solo una cosa che io imputo a Salvatore Girone (e in misura minore a Massimiliano Latorre, che in effetti mi pare al momento defilato): essersi prestati a questo balletto mediatico. Sarebbe stato molto meglio che una volta arrivato in Italia si fosse rifiutato di fare alcunché in pubblico.
Detto questo: i due marò hanno sparato ai pescatori indiani, uccidendoli? Probabilmente sì. Sono andati oltre alle loro regole di ingaggio? È possibile. Devono essere giudicati? Indubbio. All’India interessa giudicarli? Per nulla. A parte le polemiche tra governo federale e statale, per loro tutta la storia è politica, non criminale. O qualcuno si stupisce che le gare vinte da Finmeccanica in India siano state annullate neanche due settimane dopo che la corte dell’Aja ha stabilito che i marò potessero restare in Italia in attesa di stabilire chi dovrà tenere il procedimento? (O se preferite vederlo in altro modo: vi stupite che per un crimine così efferato non sia stato fatto subito partire il procedimento, battendo sul tempo eventuali richieste di avere un processo internazionale?)
Purtroppo però da noi in Italia c’è una ragione politica uguale e contraria che li vuole far rendere degli eroi – non si sa bene di cosa – il che non semplifica certo la situazione.

Ultimo aggiornamento: 2016-05-30 11:04