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Cattiveria

La mia impressione è che questa campagna elettorale abbia raggiunto un livello altissimo di cattiveria non tanto su quello che dicono i leader leaderini leaderetti dei partiti vari – sì, c’è anche quello, ma ormai lo cancello in automatico – quanto tra la mia bolla di amici Facebook. Per esempio, è la prima volta che vedo astensionisti militanti: e soprattutto vedo continue campagne d’odio continuativo. Certo, sono venticinque anni che vedo messaggi d’odio contro Berlusconi, contro Prodi, contro D’Alema (la mia bolla non è proprio monocorde); ma mi pare che l’odio si sia spostato dalle singole persone, per non parlare dei fatti, e sia ormai totale e globale. Per esempio, non ci sono quasi più risposte nel merito, ma solo repliche bambinesche su come “gli altri” facciano questo e altro.

Anche questo è un brutto segno dei tempi, come brutto segno (per me, non per voi) è il fatto che io sia ormai un elettore disilluso.

La carriera di Gianluca Comazzi

Chi legge le mie notiziole sa bene che Gianluca Comazzi ha come sua cifra stilistica quello di non inviare banali volantini elettorali ma vere e proprie lettere indirizzate ai malcapitati cittadini che vivono nella sua stessa zona. (Una volta le spediva con regolare tariffa elettorale, ora si limita a imbucarle a mano). Evidentemente tale politica ha il suo bel vantaggio, visto che Comazzi è prima stato consigliere di zona, poi è diventato consigliere comunale e persino capogruppo, e ora (rullo di tamburi, fiato alle trombe) è candidato alla Regione Lombardia!

Nella lettera che ho qui scansionato (se leggete questo post sul blog potete cliccarci su per avere il testo completo) potete vedere che Comazzi vuole che noi facciamo contare via XXXXXX in Regione Lombardia, e presenta le sue proposte che porterà avanti se sarà eletto: tra queste spicca il

Garantire il ripristino del vecchio percorso della autolinea 51

(per chi è magari lombardo ma vive in val Brembana, mi tocca spiegare che nel 2013, con l’apertura della metro lilla, il capolinea sud della 51 è stato accorciato di un chilometro circa: prima finiva alla fermata Zara della gialla, ora alla fermata Istria appunto della lilla che è collegata a Zara con metro e tram). Come è possibile non permettere a Gianluca Comazzi di arrivare a Palazzo Lombardia e portare avanti le sue battaglie glocal?

P.S.: Gianluca Comazzi può scrivere personalmente a me perché il Provvedimento 6 marzo 2014 del Garante privacy all’articolo 5.1 dà la possibilità di reperire i dati personali dagli elenchi elettorali e di trattarli senza nostro esplicito consenso. Però all’articolo 7 lo stesso provvedimento dà a me la possibilità di oppormi alla ricezione, cosa che ho fatto sabato sera – purtroppo per email normale, perché Comazzi non ha indicato un indirizzo PEC o se per questo cartaceo. Vi farò sapere se ci sarà risposta oppure dovrò fare escalation.

Giggino e i ministri

Così Luigi Di Maio ha fatto un giro al Quirinale per presentare la lista dei “suoi” ministri quando la settimana prossima vincerà le elezioni: chiaramente Mattarella non si è fatto trovare.
Il problema non è che Di Maio non sappia che in Italia non esista il concetto di lista preventiva di ministri, e quindi la sua passeggiata era destinata al fallimento formale. Lo sapeva benissimo, e anche se non l’avesse saputo qualcuno gliel’avrebbe detto. La sua è stata una scelta ben precisa per mostrare come “la Ka$ta ci impedisce di governare!!!!1!!!1!”. Ecco. Se qualcuno credeva ancora che il moVimento fosse diverso dagli altri partiti, sappia che non è affatto vero.

Ultimo aggiornamento: 2018-02-25 11:53

Rimborsopoli

A me dei “tagli allo stipendio” dei cinquestelle non mi è mai importato molto. Considerando tutti i rimborsi spese che restano loro, non avrebbero comunque fatto chissà quale sacrificio; il fatto che manchi un cinque-sei percento dei soldi promessi è un loro problema, proprio come quello dei soldi che i parlamentari PD non avrebbero dato al partito.

Quando però leggo le giustificazioni allora sì che mi arrabbio, perché fare un bonifico, postare lo screenshot sul sito e poi annullare il bonifico, oppure lamentarsi perché l’impiegato allo sportello bancario ha messo la data sbagliata sul timbro della ricevuta (come se non si vedesse la data reale dall’estratto conto…), significa che quelle persone l’honestà non sanno nemmeno dove stia di casa. Il che significa che M5S stravincerà le prossime elezioni, nonostante gli sforzi di Berlusconi (sì, sono complottista. Che le Iene abbiano tirato fuori la storia adesso per me non è troppo casuale)

“Fortunato chi parla arabo”

Leggo sulla Stampa: «Torino, al Museo Egizio fortunato chi parla arabo. Una campagna rivolta agli immigrati dal Medio Oriente. Il direttore Greco: occasione di dialogo nella loro lingua». O che ci sei arrivato solo ora, mi direte? In effetti, sono un po’ in ritardo. Quell’articolo è del 18 dicembre duemilasedici, cioè di più di un anno fa. Eh sì: questa promozione – comprensiva di fotografia – è alla sua seconda edizione, come del resto si poteva immaginare facendo quel minimo di ricerca alla Mycroft Holmes e leggendo le prime due righe del comunicato nel sito del Museo. Immagino che i mesi invernali siano quelli in cui il numero di visitatori è minore, quindi abbia senso fare campagne promozionali di questo tipo.

Perché allora l’anno scorso questa campagna non se l’è filata nessuno, e adesso sono tutti lì a gridare allo scandalo? Semplice: l’anno scorso non si votava.

P.S.: Giorgia Meloni non è nemmeno riuscita a inventarsi lei la polemica, visto che la storia è cominciata con il Giovane Padano (e assistente a Bruxelles di Salvini) Andrea Crippa e il suo fake video.

Emanuele Dessì

Ho dato un’occhiata ai risultati delle parlamentarie M5S e ho scoperto come Emanuele Dessì sia stato il quinto più votato nel suo collegio. Certo, 144 voti sono ben pochi rispetto ai 2136 di Paola Taverna o ai 1173 di Elena Fattori; ma le due signore avevano una visibilità mediatica molto maggiore. Evidentemente tra i pentastellati laziali abilitati alla piattaforma Rousseau ci sono molti che ritengono che Dessì sia un buon candidato.

(Poi qualcuno mi spiega che significa “ritirare la candidatura”, visto che le liste sono già depositate)

Ultimo aggiornamento: 2018-02-05 10:22

Sarà una lunghissima campagna elettorale

Oggi sulla bacheca Facebook di un mio amico, mentre si discuteva su un articolo di giornale che parlava di “capolista dell’uninominale” (perché la sciatteria ormai è globale) una persona ha iniziato uno sproloquio con la frase «Abbiamo governi incostituzionali». Al dubbio di un’altra persona sulla frase, la prima persona ha replicato «Si e non ne parliamo di discutere perché ci sono le sentenze della corte costituzionale.»

Avevo qualche minuto di tempo e – pur sapendo che la cosa era tristemente inutile – ho recuperato la sentenza della Consulta sul Porcellum; ho indicato quali punti sono stati dichiarati incostituzionali; ho aggiunto la sezione in cui viene esplicitato che la sentenza non tocca in alcun modo gli esiti delle elezioni e quindi il Parlamento (non il governo, naturalmente: ma essendo io buono l’ho considerato un lapsus tastierae) non era incostituzionale; ho isolato e scritto in maiuscolo quella frase per chi non avesse voglia di leggere tutto il resto. Risultato? «No voi siete contenti e ve le difendete pure ste porcate rese legali da magistrature conniventi.»

Nel merito, io avrei personalmente preferito che venissero rifatte le elezioni, tenuto conto che – come spiegava la sentenza – una legge elettorale ci sarebbe comunque stata: il Consultellum. Non essendo un esperto in diritto costituzionale, non so se la cosa sarebbe stata legalmente possibile: capisco comunque il desiderio della Corte Suprema di lasciare al Parlamento la definizione della legge elettorale, pur premunendosi di avere un salvagente in caso di ignavia o impasse. Ma il vero problema è che è impossibile fare un discorso che abbia sì opinioni ma parta dai fatti. Non che una volta fosse meglio, mi sa: ma almeno la gente non rompeva le palle e se ne stava irreggimentata dietro le varie bandierine, pensando che i suoi capi avessero in mano la Verità e non credendo di possederla. Starò invecchiando, ma non ce la faccio proprio più a reggere certe persone: non stupitevi se taglierò di brutto le interazioni.

Ultimo aggiornamento: 2018-01-30 19:03

Io nun ce l’ho cò te

Il titolo di questo post riprende la celebre battuta di Ettore Petrolini, che quando un giorno venne fischiato dal loggione si avvicinò allo spettatore e gli disse «Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto.»
Non ha molto senso prendersela con una sindaca al secondo mandato, a meno che non si dimostri che ha cominciato a fare queste esternazioni solo dopo la rielezione. Cominciamo a pensare a tutti i suoi concittadini che l’hanno votata e con ogni probabilità ritengono certe frasi naturali.

Ultimo aggiornamento: 2018-01-29 11:39