Archivi categoria: pipponi 2023

i miei pipponi del 2023

Jorit e il mural copiato

A me di Ciro Cerullo detto Jorit importa nulla, e prima di questa storia non ne avevo mai sentito parlare. Ma questo non è importante. Non è nemmeno importante che il comune di Napoli finanzi le sue opere, e che Jorit sia un filorusso, tanto che è andato a Mariupol a dipingere un mural sul fianco di un palazzo rimasto in piedi dopo la conquista russa della città. Ognuno ha diritto di farsi pagare da chi vuole.

Quando però Jorit non solo copia (senza permesso, ovvio, perché l’arte deve essere libera) il suo soggetto da un’immagine della fotografa australiana Helen Whittle – leggete la storia su Open e Fanpage da dove ho preso le immagini – ma riesce anche ad affermare che lui in realtà ha copiato un’altra immagine che non ci assomiglia per nulla… beh, tutti i nodi tornano al pettine.

Niente Facci Vostri

Le anime belle della Rai hanno cancellato la striscia quotidiana affidata a Filippo Facci prima ancora che cominciasse, con la scusa di quello che il giornalista ha scritto sul caso Leonardo La Russa o meglio sulla ragazza che lo ha denunciato.
Mi chiedo oziosamente se non sapevano con chi avevano a che fare. Per dire, non esiste una voce su di lui nella Wikipedia in lingua italiana (anche se curiosamente c’è una raccolta di sue citazioni su Wikiquote) da quindici anni, dopo una serie di minacce legali. Davvero, la Rai avrebbe fatto meglio a tenerselo e fare una figura barbina semplice e non doppia come adesso.

Ultimo aggiornamento: 2023-07-17 11:10

L’attivazione dei libri scolastici


Devo aver già scritto tre anni fa di come le case di editoria scolastica affossino il dettato di legge che prevede che tutti i libri debbano essere consultabili digitalmente. Certo, lo si può fare. Ma mai direttamente con un pdf o un epub, metti caso che qualcuno cominci a copiare le edizioni digitali. (Non che io abbia mai visto uno studente studiare su un libro in formato elettronico, ma lasciamo perdere). Quindi ci sono le app per PC, con un fattore di usabilità che tende asintoticamente a zero. Le app, non una singola app. Accordarsi per usare un’unica app sarebbe stato evidentemente un rischio. (E non parlatemi dello zaino digitale. Ci ho perso mezz’ora per capire quale fosse la scuola di Jacopo, e alla fine ho tirato a indovinare. (Per la cronaca, dovevo scegliere “Istituto Tecnico Settore Tecno”. Sì, l’ho copincollato tutto.) Ah, non è nemmeno possibile scrivere qualche lettera, tipo “tecnico”: bisogna scorrere la lista).

Ma anche solo attivare l’app è un terno al lotto. L’editore La Scuola (che ora è con Sei) ti fa copiare gli illeggibili codici del bollino siae. Paravia – quindi Pearson, almeno per il momento, finché non diventerà Sanoma – ha messo un gratta e vinci con trentuno caratteri da digitare. Per darvi un’idea, le licenze Windows si accontentano di 25 caratteri… I trentuno caratteri sono tutte lettere maiuscole: se uno prova a scriverle minuscole l’attivazione ovviamente non va a buon fine. Alla fine mi chiedo quanti si sbattano ad attivare i contenuti digitali. (Bisogna però dire che scrivendo alle varie case editrici i problemi si risolvono quasi subito: di nuovo, mi chiedo se questo dipenda dal fatto che l’assistenza clienti non è ingolfata perché nessuno si cura di registrare le versioni elettroniche…)

“L’ho interrogato io”

"lo giuro!" Della vicenda del supposto stupro compiuto da Leonardo Apache La Russa e dal suo ignoto amico non parlo, perché non ho tutti i dati a disposizione. Però una cosa la posso dire: trovo semplicemente incredibile che Ignazio La Russa, padre del suddetto Leonardo Apache e incidentalmente presidente del Senato, abbia affermato «Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante».

Nulla di strano che un padre assicuri che il suo figliolo non possa aver combinato nulla, magari lo fece persino Carlo Donat Cattin. Ma qui La Russa si erge a giudice unico, senza alcuna vergogna. Ma forse per gente come loro questi comportamenti sono così naturali che non ci fanno neppure più caso.

Ultimo aggiornamento: 2023-07-08 15:46

E che gliene importa alla scuola?


Il modulo di iscrizione di mia figlia al liceo artistico (una fotocopia sbiadita salvata in PDF), tra i millanta dati che chiede, vuole sapere il mio titolo di studio e la mia professione. Qualcuno mi sa spiegare il motivo?

(una possibilità potrebbe essere quella di evitare classi ghetto, ma a questo punto preferisco di gran lunga una scelta casuale a una sottospecie di affirmative action di quel tipo)

Mai ridurre la burocrazia

Domani saranno pubblicati (online) gli esiti degli esami di terza media dei ragazzi; lunedì posso andare a recuperarli fisicamente. Tralasciamo che per Cecilia che andrà a un liceo artistico statale i documenti dovrebbero arrivare automaticamente alla scuola; tanto Jacopo andrà dai salesiani e quindi devo per forza prenderli.

Logica vorrebbe che i documenti siano dati tutti insieme: e invece – a parte la fascia 13-14 di lunedì che eviterò come la peste – gli orari sono sfalsati. La logica di tutto questo mi sfugge.

La Cassazione scolastica

Dopo che l’indignazione popolare è cresciuta per la promozione con 9 in condotta di due studenti che avevano sparato in volto a una loro professoressa con una pistola ad aria compressa, è stato convocato in tutta fretta un nuovo consiglio di classe che ha abbassato i loro voti a 6 e 7. Così il ministro Valditara (e il ministro Salvini che c’entra sempre in queste cose) sono contenti, perché hanno mostrato al popolo indignato che loro sì che stanno attenti.

Non ho letto abbastanza della vicenda per discuterne con cognizione di causa, e quindi mi limito a segnalare due cose. La prima è che quel voto in condotta è assolutamente irrilevante. A differenza del passato, l’unico voto in condotta che ha un effetto è il 5, che boccia lo studente; non c’è più da dover portare tutte le materie a settembre con un 6, ed essendo i ragazzi al second’anno non sono toccati nemmeno i crediti scolastici per la maturità. La seconda cosa è di metodo. Non ha alcun senso far ripetere uno scrutinio “perché l’ha detto il ministro”. Quello che Valditara avrebbe dovuto fare era aprire un’indagine sul motivo per cui il consiglio di classe avesse preso la decisione di dare 9 ai due studenti. Ma è anche vero che in questo modo anche gli insegnanti, pur delegittimati, se ne escono puliti senza alcuna indagine.

Risultato finale, insomma? Tanti clic ai media, e nulla di concreto.

fake dates

Se vi ricordate, dovrei fare una visita nefrologica ma la prima data utile che avevo trovato era il 23 febbraio 2024 (al Bassini, nemmeno in città). Stamattina ho fatto l’usuale controllo ed erano spuntate delle nuove disponibilità al San Paolo: è vero che ci metto meno tempo ad andare a Cinisello, ma visto che erano per inizio luglio sembrava comunque interessante. Provo a spostare la prenotazione: niente da fare. Telefono al numero verde, e scopro che quelle date sono farlocche e in realtà non esistono.

Un altro grande successo della parte informatica della sanità lombarda.