Archivi categoria: pipponi 2007

consumatori e malati

Adesso è ufficiale: il Tar del Lazio ha annullato il decreto Turco che raddoppiava le dosi di cannabis considerate “per uso personale”.
Non è che la cosa mi tocchi più di tanto: non mi faccio canne perché non riuscirei a fumare una qualunque cosa, e non sono abbastanza bravo da preparare dolci alla cannabis. Però volevo fare notare ai miei affezionati lettori chi è stato a fare il ricorso presso il Tar del Lazio. I ricorrenti sono i miei amiconi del Codacons; la famosissima AIDMA-Onlus, “Associazione italiana per i diritti del malato” (non chiedetemi di più: non sembra avere un sito web, e gli unici risultati che dà Google sono quelli relativi a questo caso) e un’altra onlus, Articolo 32, che guarda caso è “parte integrante del Codacons” (lo dicono loro!)
Chi è che mi spiega perché un consumatore di droghe leggere non può essere tutelato dal “Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori”?

Ultimo aggiornamento: 2007-03-21 20:29

Sayed e Ajmal

Sono naturalmente felice che Daniele Mastrogiacomo sia stato liberato dai talebani. Ma vorrei ricordare che Mastrogiacomo non era solo, quando due settimane fa venne rapito, ma insieme a due afghani. Il suo autista Sayed Agha è stato sgozzato venerdì scorso, mentre non si ha alcuna notizia dell’interprete Ajmal Naskhbandi, che doveva venire rilasciato assieme a Mastrogiacomo. Peccato che non ne parli nessuno, nemmeno Repubblica che in fin dei conti dovrebbe ricordarsi che i due poveretti stavano aiutando un suo giornalista. Ma che si può pretendere da un paese dove si riesce a litigare su tutto?
(e tacciamo del fatto che Rahmatullah Hanefi, il mediatore, è stato arrestato. Se non fosse che qua la gente viene ammazzata, sembrerebbe quasi una partita a dama, con le pedine che si catturano a vicenda).
Avrei anche voluto parlare del fatto che continuare a rapire giornalisti significa che di giornalisti indipendenti alla fine non ce ne saranno più, e al massimo troverai gli embedded che non potranno certo vedere tutto: ma ne ha appena parlato Leonardo, e quindi è inutile aggiungere altro.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-20 15:02

I bilanci di Telecom

(Ugo mi ha detto che beppegrillo™ ha fatto proprio oggi la sua regolare filippica contro Tronchetti Provera: non credo sia probabile che ci siano molti punti in comune con quello che scriverò, ma mi scuso in anticipo)
In queste settimane abbiamo sentito una ridda di voci sul futuro di Telecom Italia: prima i contatti con Telefónica, poi il Telecom Day dove non è che sia successo chissà che (dire che l’anno prossimo la quota di utili destinati a dividendo scenderà dal 90% all’80-85% non è chissà quale notizia), al mandato che Pirelli ha dato a Tronchetti di valutare l’uscita da Olimpia e quindi da Telecom stessa, a possibili acquirenti russi, al pool di banche che prenderebbe la maggioranza e reinstallerebbe Bernabé come presidente (dopo Rossi… il buonanima di Vico è lì che si sta preparando a commentare “ve l’avevo detto, io!”). Il tutto mentre il titolo perdeva un buon 10%, il che non è bello (soprattutto per me).
Ma invece che parlare di voci e boatos, vorrei commentare alcuni numeri, presentati una decina di giorni fa al convegno “Il futuro di Telecom” promosso dalla SLC-CGIL e recensito da Stefano Quintarelli. All’interno del convegno è stata fatta un’analisi dei principali indicatori dei bilanci Telecom dal 1999 al 2006 (per quest’ultimo anno sui dati del primo semestre), per vedere come le cose sono cambiate da quando il ragionier Colaninno inventò l’OPA fatta coi soldi di chi viene comprato. Concordo solo in parte con l’analisi di Quintarelli, ma indubbiamente ci sono punti davvero preoccupanti.
Il “capitale immateriale” è triplicato in valore dal 2000 al 2006 (in questo caso lascio da parte il 1999, dove praticamente non ce n’erano ma l’azienda comunque aveva un diverso core business): è vero che ormai questi asset sono importanti, ma vedere che contemporaneamente il “capitale materiale” si è ridotto di un quarto è preoccupante. Ma come qualcuno sa abbastanza bene, ad esempio le centrali sono state vendute (a Pirelli Re, e a prezzi di favore…) e gli investimenti sull’ultimo miglio sono stati bloccati. Il MOL è crollato nel 2005, ma resta comunque di tutto rispetto; addirittura negli ultimi due anni la percentuale di utile sui ricavi è cresciuta, il che prova che Tremonti a qualcuno ha fatto bene.
Dell’indebitamento si sa quasi tutto: è da notare come quello diretto con le banche sia però rimasto relativamente costante in valore assoluto, mentre quello sotto forma di obbligazioni è letteralmente esploso. Almeno uno dei miei lettori sa bene cosa significa la cosa: le obbligazioni vengono amabilmente collocate dalle banche, che poi se ne lavano le mani. Nemmeno questo è bello.
Il fatto è che però l’azienda di per sé continuerebbe ad essere un carrarmato: ha fatto fuori il 40% dei dipendenti, e il MOL per dipendente è cresciuto del 50%. In pratica, oggi bastano due dipendenti per fare guadagnare a Tronchetti quello che tre dipendenti facevano guadagnare a Colaninno. Peccato che questi soldi servano per pagare i debiti che Telecom si è dovuta sobbarcare per ripagare chi l’aveva (per due volte!) comperata.
Qual è il risultato finale di tutto questo? Beh, è semplice: se la controllante (ieri Bell, oggi Olimpia) verrà venduta ancora una volta a un finanziere, il debito crescerà ancora per definizione. Se qualcuno invece rastrellasse azioni Telecom sul mercato, quello fregato sarebbe Tronchetti che si troverebbe sul gobbo le sue azioni a un prezzo ben superiore a quello di mercato: ma a giudicare dalle quotazioni attuali, questo non capiterà. L’unica possibilità sembrerebbe essere l’avvento di investitori istituzionali che non abbiano fretta di avere un ritorno monetario immediato e quindi possano finalmente aumentare gli investimenti sulla rete. L’alternativa sarebbe la rinazionalizzazione della rete stessa, che però mi sa tanto verrebbe vista dalla UE come aiuto di Stato a Telecom. Insomma, un bel casino.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-14 16:34

Un Istituto di Cultura italiana su Second Life

Leggo da Quintarelli che il Ministero per gli Affari Esteri (Minimo D’Alema, insomma) “ha aperto in via sperimentale un Istituto Italiano di Cultura all’interno di Second Life“.
È tutto vero, è scritto qui. Il ministero si rallegra per i vantaggi, legati a “spazi espositivi flessibili e a costi di allestimento estremamente contenuti”.
D’altra parte, se uno pensa al portale Italia.it, forse Minimo ha ragione.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-09 20:47

blog: le veline del XXI secolo

Leggendo Mantellini, ho scoperto che Antonio di Pietro ha detto che l’ineffabile Sergio De Gregorio (che lui ha fortissimamente voluto che venisse eletto, giusto per vederselo andare via nell’altro schieramento. Ma Di Pietro non è nuovo a queste scelte, e d’altra parte il suo è un partito di destra. Ma non divaghiamo…) che De Gregorio, dicevo, avrebbe cercato di corrompere un senatore della maggioranza perché votasse contro la fiducia. Il tutto è raccontato da Alessandro Gilioli, che prosegue raccontando come avesse scritto un commento sul blog di De Gregorio – sì, ormai se non hai un blog non sei nessuno – e di essersi visto cancellato il commento; per la precisione non è mai stato approvato, nonostante fosse scritto in maniera assolutamente educata.
Non che mi aspettassi qualcosa di diverso da De Gregorio (e comunque avere 1000 commenti su un messaggio, come per quello di Di Pietro che annuncia il broglio, non è poi diverso: nessuno li leggerà mai), ma non è questo il punto. Com’è che di questa roba non ho sentito parlare nessuno, né blog – e fin qui passi – né i media – e questo mi pare davvero incredibile? E com’è che un ministro della repubblica, invece che sporgere denuncia, scrive queste cose in maniera assolutamente ufficiosa? Sarà, ma ho il sospetto che tutta questa storia dei blog sia semplicemente una riedizione delle veline (no, non le fanciulle!)

Ultimo aggiornamento: 2007-03-08 14:55

scelta del TFR poco informata

Stamattina sono passato nella sede di Piazza Einaudi dalla segretaria del mio gruppo (Telecom ha centralizzato le segreterie, quindi in sede non ne abbiamo nessuna) per consegnare il mio modulo sulla scelta della destinazione del TFR, che deve essere per forza controfirmato di persona.
In pratica mi sono fermato un’ora, per spiegare alle tre segretarie (pardon, “punti delega” secondo la denominazione ufficiale aziendale) quali erano le varie possibilità a disposizione a seconda dell’anzianità del lavoratore e delle scelte che voleva fare, oltre a una rapida spiegazione dei vantaggi e degli svantaggi delle scelte.
Il problema naturalmente non sta nelle segretarie, che poverine non possono certo inventarsi le cose né hanno il dovere di sbattere la testa contro i moduli ministeriali per tradurli dal burocratichese. Quello però che mi sarei aspettato è che Telecom (non una boita, insomma) avesse loro fornito delle spiegazioni chiare e concise, visto che alla fine la gente andrà da loro a chiedere come compilare il modulo. A pensare male si fa peccato, lo so, ma mi sa tanto che questa complicazione sia fatta apposta perché la gente non firmi nulla e lasci passare il silenzio-assenso… vale a dire lo spostamento di tutto il TFR nei fondi pensione. E il sindacato (con la notevole eccezione dei miei ex-colleghi torinesi della Fistel-Cisl, che hanno preparato per i loro iscritti tre paginette scritte in maniera davvero chiara) tace anch’esso per potersi cogestire i soldi nei fondi pensione.

Ultimo aggiornamento: 2007-03-08 13:25

deficit e imposte

Come avevo scritto a gennaio, il disavanzo 2006 dell’Italia è stato ben maggiore del 3% perché ci sono stati “oneri straordinari dovuti ai rimborsi Iva sulle auto aziendali (15,982 miliardi), ai debiti Ispa (12,95 miliardi) e alla retrocessione alla società di cartolarizzazione dei crediti agricoli”. Per chi se lo chiedesse, Ispa è Infrastrutture Spa, la famosa azienda creata da Tremonti per nascondere un po’ di deficit, specialmente per la TAV; l’ultima frase per me è abbastanza arabo, ma potrebbe significare che c’erano dei crediti agricoli praticamente inesigibili, che sono stati ceduti a una percentuale molto bassa del loro valore nominali. Correzioni nei commenti benvenute: certo che è bello vedere come i giornalisti non pensino che a copiare le cartelle stampa.
Se devo dirla tutta, mi stupisco che Prodi non sia riuscito a mettere delle altre spese 2007 a bilancio 2006, tanto per alzare ancora un po’ quel deficit e abbassare quello di quest’anno; ma probabimente hanno fatto un po’ di conti e visto che non valeva la pena. Quello che invece mi sconcerta è che l’anno scorso le imposte indirette sono cresciute del 7.8% (quindi un 4% buono in più dell’incremento dovuto all’inflazione e alla crescita del PIL) e quelle dirette addirittura dl 12,4%. Il tutto prima della Finanziaria 2007. E infatti la pressione fiscale l’anno scorso è cresciuta al 42.3%, un aumento di 1.7 punti percentuali. O Silvio aveva sbagliato a fare i conti, oppure tanta gente ha iniziato a pagarle, le tasse…

Ultimo aggiornamento: 2007-03-02 14:23

Prodi ci ha le palle

o se preferite è cocciuto come un mulo. Tutti gli dicevano “non stare a parlare dei DiCo, facciamo finta di niente, tanto li abbiamo già tolti dai dodici punti”. E lui si è messo a ribadire quello che aveva già detto, che non ci sono solo perché il DDL è già stato fatto e adesso tocca al parlamento. Il che non significherebbe nulla, se non che si sapeva che il Divo Giulio gli aveva tolto l’appoggio proprio per quello. L’intervento di Andreotti è stato sornione: ha iniziato affermando che quella di Prodi era una balla, visto che quel DDL è firmato da cinque ministri; ha continuato dicendo che non se la sentiva di votare a favore del governo, ha fatto una micropausa giusto per fare iniziare gli applausi della destra, li ha tacitati e ha terminato con “però non posso fare cadere così il governo, quindi non voterò”. Cossiga è riuscito a dire (con qualche incespichio) che lui è favorevole al governo, ma voterà contro perché non è abbastanza filoamericano.
Tutto questo sarebbe favoloso in una bella fiction. Il guaio è che questi qua ci governano.

Ultimo aggiornamento: 2007-02-28 21:32