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Il (dis)servizio clienti Lidl

Qualche anno fa comprai una macchinetta tagliacapelli alla Lidl. I capelli me li taglia ancora bene, ma la batteria ricaricabile non è mai durata molto e ora si spegne dopo due minuti. Vabbè, mi dico, posso provare a scrivere al servizio clienti Lidl e vedere se vendono anche un ricambio per la batteria. Alla peggio mi diranno “stacce”.
Domenica sera scrivo. Oggi (venerdì) pomeriggio alle 15:56 mi arriva una mail:

Gentile Cliente,
La ringraziamo per la Sua e-mail.
La Sua richiesta è stata ricevuta ed è attualmente in gestione.
Riceverà un riscontro nel più breve tempo possibile. Fino ad allora, Le chiediamo cortesemente di attendere.

Un minuto dopo mi arriva una seconda mail:

Gentile Cliente,
per poter gestire nel più breve tempo possibile la Sua segnalazione, abbiamo bisogno anche delle seguenti informazioni:
Potrebbe fornirci il suo indirizzo?
Potrebbe fornirci il nuo numero telefonico?
La preghiamo di fornire i dettagli relativi a questo prodotto.
Ci comunichi, se possibile, le 8 o 13 cifre sotto il codice a barre che trova sulla confezione (codice EAN) o le cinque cifre dell’articolo (codice IAN).

Ora, io capisco che un servizio clienti è un costo, proprio come lo sono le casse, perché ci devi mettere degli esseri umani che devi pagare. E capisco anche che i cassieri ti servono sennò non puoi fatturare, mentre i ricavi del servizio clienti sono meno tangibili. Ma se l’essere umano che risponde alla tua domanda dopo cinque giorni si limita a chiedere un’altra volta le domande a cui non ho dato risposta nel modulo di richiesta (domande a cui non erano chiaramente obbligatorio rispondere), mi spieghi perché non puoi far fare questa parte del lavoro a un sistema automatico, visto che la parte di intelligenza necessaria è nulla, e quindi rispondere subito?

Ah: se qualcuno mi viene a dire che l’indirizzo può servire per localizzare la filiale, gli rispondo con serenità che c’era anche una domanda proprio sulla filiale più vicina a cui ho tranquillamente risposto.

Ultimo aggiornamento: 2016-11-18 18:48

ma ci vuole ancora un mese?

Il mio pensiero sul referendum costituzionale prossimo (ma non troppo) venturo l’ho già espresso su Medium e non perdo tempo a ripeterlo. Tanto in tutta onestà non penso che in nessun caso ci saranno davvero cataclismi immani.
Però continuo a stupirmi di vedere miei conoscenti tipicamente posati che su Facebook scrivono status apocalittici su cosa succederà se prevarrà la scelta opposta alla loro. I sostenitori del NO temono scenari in cui senza né mah né beh arriveremo a una dittatura (di Renzi o di beppegrillo™; la possibilità che il famigerato combinato disposto porti a un regime Salvini non mi è mai apparsa), mentre quelli del SÌ bollano gli avversari come biechi oscurantisti che vogliono che non si cambi nulla per poter continuare a dire che si farà qualcosa di meglio prima o poi, ma soprattutto poi. Il tutto tralasciando le invettive “vuoi mica votare come X/Y/Z?” (e io che pensavo di votare su una riforma costituzionale, e non su chi buttare giù da una torre).
Quello che mi preoccupa davvero in tutto questo è che pensavo di essermi oramai abituato al becerismo pentastellato che ha portato a un nuovo livello il berciare sulle simpatie/antipatie e non sui fatti, ma temo che per le prossime politiche scenderemo ancora più in giù.

Ultimo aggiornamento: 2016-11-07 17:30

Ora mi tocca (quasi) difendere Raggi

aska-raggi Stamattina (ma forse avevano già cominciato ieri sera) mi sono trovato gente che commentava su Facebook questo tweet: «Virginia Raggi: “Domani scuole chiuse a Roma dopo la scossa” (ma erano già chiuse per il ponte)» berciando che le scuole erano già chiuse per il ponte e che la sindaca si svegliasse.

Bene. Il calendario scolastico è fissato su base regionale. Qui trovate l’orario per il Lazio, dove come potete notare non v’è traccia di una festività il 31 ottobre. Del resto, sono alcuni anni che i singoli istituti possono scegliere autonomamente di fare vacanza alcuni giorni, come specificato in questa nota del MIUR: «Le istituzioni scolastiche autonome possono, sulla base del calendario scolastico della propria Regione, deliberare di anticipare o posticipare la data di inizio delle lezioni o di individuare altri giorni di sospensione delle attività didattiche garantendo, comunque, l’effettuazione di almeno 200 giorni di lezione.» Ciò significa che probabilmente moltissime scuole hanno fatto il ponte, ma non è dato di sapere se sono state tutte (in altre regioni so di scuole aperte oggi), e quindi giustamente Raggi ha dovuto emettere un’ordinanza.

Il punto però è che quel tweet non è stato scritto dal solito webete, ma da Askanews che è un’agenzia di stampa. Ora, è vero che leggendo il post relativo, che ha come titolo «Raggi: “Domani scuole chiuse a Roma dopo la scossa” (in maggioranza Istituti già prevista chiusura per il ponte)», in fondo al testo troviamo scritto «Nella maggioranza delle scuole della Capitale (non in tutte), pubbliche e parificate, era già stata decisa da tempo la chiusura per il ponte. Pertanto la misura decisa dalla sindaca avrà un impatto limitato sulle famiglie e sui ragazzi.» (il grassetto è loro) e quindi si può immaginare che l’informazione fosse neutrale. Ma vivaddio, sul tweet hai poco spazio, devi metterti ad aggiungere un inciso che tra l’altro è anche sbagliato? Come minimo è un concorso di colpa, tanto più grave se fatto da parte di chi sulle notizie ci lavora.

Ultimo aggiornamento: 2016-10-31 18:05

Il silenzio li seppellirà

Non è che Bob Dylan mi abbia mai ispirato più di tanto, ma non trovo nulla di male a che abbia vinto il Nobel per la letteratura. Il problema è che forse la mia ipotesi, che cioè l’Accademia di Svezia ci stesse trollando, si potrebbe rivelare falsa: lo scrittore svedese Per Wastberg si è infatti lamentato della maleducazione ed arroganza del buon Zimmerman che fa amabilmente finta di nulla. Sarò una pessima persona, ma con questa controtrollata mi ha guadagnato un sacco di punti…

Ultimo aggiornamento: 2016-10-24 15:02

Tre parole in più

Forse avete sentito la polemica montata a partire dall’ultima esternazione di Piergiorgio Odifreddi, che su Repubblica (qui il testo) ha affermato che “Una progressione discendente, che sembra indicare come l’attitudine femminile sia direttamente proporzionale alla concretezza e indirettamente proporzionale all’astrazione.” (Tradotto dal matematichese, “più sei donna meno sei capace di astrarre”. È più difficile che abbiate però letto la replica del Gruppo di Lavoro Pari Opportunità dell’Unione Matematica Italiana, che ha inviato a Repubblica una lettera che potete leggere sul sito di MaddMaths!.

Abbiamo ora la replica odifreddiana, sempre leggibile su MaddMaths!, che comincia con leggiadria: «la vostra lettera a “La Repubblica” mi stupisce, per l’incapacità che collettivamente e individualmente dimostrate di capire ciò che ho scritto, in quello che credevo essere italiano elementare.» e si dilunga nell’esegesi del suo trafiletto iniziale. Eppure sarebbe stato tutto così semplice: bastava che nel suo articolo iniziale ci fossero state tre parole in più (tanto l’ultima riga era quasi vuota). “Sarà davvero così?”. E la cosa più bella è che chi pensa “sì, è davvero così” non avrebbe trovato nulla di diverso…

Ultimo aggiornamento: 2016-10-21 12:18

Ho provato a usare la PEC

Sto cercando di ottenere informazioni ufficiali dal Dirigente Scolastico della scuola di Cecilia e Jacopo. Considerando che sei mesi fa ho pagato ben cinque euro più IVA (anzi il doppio perché l’ho fatto per due anni) una casella di PEC con Aruba, ho pensato bene di poterla usare per accelerare i tempi.
Mi connetto, copio l’indirizzo PEC da una delle circolari della scuola, scrivo la mia bella letterina, spedisco. Mi ritorna un messaggio di errore:

Il giorno 18/10/2016 alle ore 09:26:49 (+0200) nel messaggio
“Elezioni del Consiglio di Istituto – Delucidazioni” destinato all’utente “miic8vh00t@pec.istruzione.it”
è stato rilevato un errore: 5.1.1 – Actalis S.p.A. – Servizio PEC – AR – indirizzo non valido

Occhei, un errore mio nel ricopiare a mano l’indirizzo (dal PDF il copincolla veniva male). Ho aperto il sito della scuola e ho notato come l’indirizzo PEC ivi riportato era in effetti MIIC8CH00T@pec.istruzione.it. Rimando la mia simpatica mail all’indirizzo corretto e mi ritorna un altro messaggio di errore:

Il giorno 18/10/2016 alle ore 09:39:32 (+0200) nel messaggio
“Elezioni consiglio di istituto – delucidazioni” proveniente da “maurizio.codogno@pec.it”
e destinato all’utente “MIIC8CH00T@pec.istruzione.it”
è stato rilevato un errore: 5.2.2 – Actalis S.p.A. – Servizio PEC – AR – casella piena

Secondo voi ci sono gli estremi per non dico una denuncia ma un esposto contro la scuola per l’impossibilità di usare un servizio ufficiale?

P.S. (ma non c’entra con la PEC) A questo punto mi sono detto “vado in segreteria e consegno a mano”. Peccato che gli orari siano 8.45-10 (e ben due pomeriggi la settimana)

Aggiornamento: (15:30) Un secondo invio tentato oggi pomeriggio è stato consegnato. Chi la dura la vince :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-10-18 15:45

Bella Ciao ai funerali di Dario Fo

Ieri mattina, ai funerali di Dario Fo, è stata intonata Bella Ciao. Ora, è vero che mi dicono che nel 2010 Fo si iscrisse all’ANPI (grazie a Lopo e Fabs per la segnalazione!), ma è anche vero che durante la seconda guerra mondiale Fo era un volontario repubblichino.
Ora, cambiare idea è sempre lecito e a volte anche commendevole: non è certo mia intenzione prendermela con la buonanima per quanto fece in gioventù. Ma è possibile che nessuno si sia accorto che forse quello non era il brano più adatto per ricordarlo?

Ultimo aggiornamento: 2016-10-16 19:09

Robert Zimmerman e il Nobel per la letteratura

Senza guglare: ricordate chi è stato premiato con il Nobel per la letteratura 2015? Io no. (Pensavo a Patrick Modiano, ma era nel 2014). È stata Svetlana Alexievich. Il nome vi dice qualcosa? A me no. So bene che ora buona parte dei miei ventun lettori snocciolerà tutte le sue opere, ma chissenefrega. Io sono un ragazz… ehm, un anzyano semplice.
Bob Dylan almeno sappiamo tutti chi è. È abbastanza ermetico da non farci capire un tubo quando canta. Ma sicuramente i suoi testi hanno più spessore di “Sarà perché ti amo”, o anche solo “Because she loves you, and you know it can’t be bad”. E allora accettiamo il fatto compiuto. Tanto è chiaro che l’Accademia di Svezia ci sta trollando da qualche decennio: e allora lasciate far loro qualcosa di nuovo!

Ultimo aggiornamento: 2016-10-13 14:46