Archivi categoria: obituary

Alfredo Persivale

A volte il destino sa essere beffardo. A meno di un giorno dalla morte di Agostino De Matteis ci ha lasciato anche Alfredo Persivale, uno storico sysop della rete Fidonet (il suo nodo era Fido Milano). In questo caso la notizia era aspettata, perché sapevamo che Duccio aveva un tumore a uno stadio avanzato; la situazione è però precipitata in questi ultimi giorni.
Non posso dire di essere stato un suo amico stretto. (Ok, non è quella la scusa per cui l’anno scorso non sono andato alla sua festa di compleanno; è stato solo perché non ne ho avuto il coraggio). Però era come un amico di famiglia: chi non ha vissuto i tempi di Fidonet non può probabilmente capire le relazioni digitali che si intessevano in quegli anni, tra persone di idee diverse ma tutti accomunati da quella passione al tempo così minoritaria che non era neppure osteggiata.

Ultimo aggiornamento: 2017-04-02 13:15

Agostino De Matteis

Fine anni ’80 del secolo ventesimo. Internet era ufficialmente nata da un paio d’anni, e cominciavano a spuntare timidamente i primi provider commerciali… negli USA, naturalmente. Da noi, a parte i pochissimi fortunati che potevano arrangiarsi con le connessioni universitarie, gli sparuti interessati alla connessione telematica usavano Fidonet, una rete amatoriale che funzionava a telefonate e modem a poche migliaia di bit al secondo di velocità di connessione.

Tra gli amici che mi sono fatto in quegli anni c’era Agostino De Matteis. Informatico varesino, capigliatura molto poco probabile, ma soprattutto una conoscenza enciclopedica sui temi più svariati, ai tempi in cui Wikipedia mica esisteva. Il consenso generale era che non poteva esserci un singolo Agostino, ma una serie di cloni, ciascuno specializzato in un campo specifico, che tutti insieme formavano la “Fondazione De Matteis”: da allora per tutti lui era la Fondazione. Ci si è trovati qualche volta a Milano per i Librimeeting, giro turistico delle librerie quando Amazon non esisteva e quindi bisognava arrangiarsi in modo analogico; ci si sentiva regolarmente su Facebook, soprattutto per strisce come Pearls Before Swine e Bloom County.

Ieri sera ha avuto un infarto intestinale: un’operazione d’urgenza non è servita a nulla ed è morto in nottata. Agostino era single e viveva da solo: mi diceva il nostro comune amico Alessandro che l’ospedale ha dovuto chiamare la questura per contattare i suoi parenti :-(

Ultimo aggiornamento: 2017-04-01 13:12

Peyrano-Pfatisch

Questo è un obituary un po’ sui generis, suggeritomi da mfisk che evidentemente ha deciso che i blog sono morti. Come potete leggere sulla Stampa e su Repubblica, il negozio abbastanza storico Peyrano di corso Vittorio Emanuele chiude definitivamente, anche se la produzione e vendita continueranno nell’altro punto di corso Moncalieri.
Io posso solo dire che ancora nello scorso millennio comprare un piccolo cabaret di Alpini (stiamo parlando di Torino, non posso scrivere “vassoio”) significava fare un mutuo, visto che costavano 80.000 lire al chilo; non oso pensare ai prezzi attuali.

Ultimo aggiornamento: 2017-01-19 12:09

Piero Torasso

Il giorno di Natale è morto Piero Torasso. Il nome non vi dirà molto, a meno che non siate informatici torinesi: Torasso è stato uno dei primi laureati in informatica a Torino, dove poi ha presto avuto una cattedra che ha mantenuto fino alla fine. (Nota: la prima facoltà di informatica in Italia è stata a Pisa nel 1969: sono poi seguite Udine, Salerno e appunto Torino nel 1971)
Il campo di studi di Torasso è stato l’intelligenza artificiale, materia sulla quale teneva l’omonimo corso universitario che ho “seguito” anch’io mentre prendevo la seconda laurea in informatica. Le virgolette stanno a significare che non ho mai seguito una lezione a informatica, per il banale motivo che stavo lavorando: mi limitavo a presentarmi agli esami e sperare in bene. In questo caso, Torasso mi chiese tra le altre cose di parlare di un sistema di inferenza, di cui ovviamente mi sono scordato il nome, basato sulle proprietà “is-in” e “has-attribute”, o qualcosa del genere. Io me ne ricordavo una sola, e sono andato avanti per un po’ con lui che cercava di farmi usare la seconda e io che facevo equilibrismi per usare sempre solo la prima: col senno di poi, avrei dovuto capire che quei sistemi avevano dei problemi di base se potevano essere usati in modo diverso dal voluto :-) Ad ogni modo alla fine ho preso 29, che da un certo punto di vista è una medaglia al valore…

Ultimo aggiornamento: 2016-12-28 10:57

Bernardo Caprotti

Se si fa una ricerca su Caprotti qui sul mio blog ritornano altri 21 risultati. Non si può insomma dire che non abbia mai parlato del patron di Esselunga, morto oggi a quasi 91 anni: immagino di tumore, ne parlò un anno e mezzo fa. D’altra parte era facilmente immaginabile che la notizia di alcune settimane fa sulla nomina di un advisor per vendere Esselunga fosse legata a un peggioramento delle sue condizioni, anche se non credevo così improvviso.

Il punto è che Caprotti ha avuto un solo pensiero nella vita: far funzionare i suoi punti vendita come voleva lui. Ha fatto fuori – nemmeno tanto metaforicamente, c’erano ancora cause giudiziarie in corso – i figli di primo letto, nonostante a un certo punto avesse pensato di passare la mano al primogenito Giuseppe. Le lotte contro la Coop, comprese di libro scritto all’uopo (Falce e Carrello) e di sua condanna per diffamazione alcuni mesi fa, sono ben note. I suoi buyer erano delle belve, e se qualche fornitore non era d’accordo lui non ci pensava un attimo a togliere i loro prodotti dagli scaffali. D’altra parte i prezzi di Esselunga sono sempre stati assolutamente concorrenziali e la mia impressione è anche che ai dipendenti chiedesse molto ma offrisse più di altri concorrenti. (Ah, se qualcuno si ricorda della storia della cassiera che se l’era fatta addosso perché non aveva potuto chiedere una pausa, segnalo come la storia è poi finita.) Chissà che succederà adesso ai suoi supermercati.

Ultimo aggiornamento: 2016-09-30 22:04

Gianfranco Bianco

Se non siete piemontesi, non potete capire Gianfranco Bianco, morto stanotte. Per non so quanti anni (decenni?) è stato il giornalista principale nella redazione piemontese del Tg3: alle 19:35 era sempre sul pezzo. Pensate al presenzialismo di Mentana – per esempio mi ricordo durante l’alluvione del 2000 faceva i suoi interventi dal parapetto di un ponte sulla Dora, oppure per i dieci giorni prima del tradizionale concerto di Ferragosto a 3000 e passa metri di altezza faceva la spola su e giù per il cuneese. Pensate al classico riserbo sabaudo, che evidentemente è l’opposto del presenzialismo. Eppure Gianfranco Bianco riusciva a mettere insieme le due cose. Non so come dirlo: lo pensavamo un po’ come una macchietta, ma gli volevamo tutti bene (quasi tutti, la sua voce su Wikipedia era stata cancellata per non enciclopedicità…). Qualche anno fa, quando mi sono accorto che non presentava più il Tg regionale, avevo sentito dire che stava male, ma il riserbo di cui sopra aveva coperto praticamente tutto. Riposi in pace.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-29 09:47

Giorgio Giunchi

A metà degli anni ’90, quando la maggior parte di chi mi legge non sapeva nemmeno che esistesse Internet o al più aveva appena scoperto Video OnLine, c’era un gruppetto di persone che scriveva le regole per decidere chi e come potesse registrare un nome a dominio in Italia. La maggior parte di queste persone, che formavano quella che pomposamente si definiva Naming Authority, erano gli Internet provider di allora, quelli che ben prima che la Sip prima e Telecom Italia poi si accorgesse delle comunicazioni in digitale lottavano per avere una costosissima linea dati; c’erano gli avvocati, che immaginavano le possibili dispute future; poi c’era il gruppo del CNR (che poi si è presa tutta la gestione) che faceva le registrazioni effettive dei dominii, avendo la gestione di .it; ma c’erano anche membri parecchio improbabili. Tanto per dire, c’ero io, che tecnicamente ero Telecom Italia (anzi Cselt, che ai tempi era un’azienda separata) ma ho sempre fatto il battitore libero; c’era Marco d’Itri, ai tempi adolescente; e c’era Giorgio Giunchi.

Anche Giorgio era un outsider in quel consesso: era un maestro elementare di Chiari prossimo alla pensione, ma era interessatissimo a tutto quello che formava la storia della rete in Italia. Logorroico, scriveva papiri con metafore su metafore che ogni tanto mi erano del tutto incomprensibili, tanto che gli scrivevo in privato per avere un’esegesi del suo pensiero. Ma soprattutto era un catalogatore indefesso. Il suo sito cctld.it (il nome non era una stringa a caso… sta per Country Code Top Level Domain .it) è una raccolta dei primordi dell’informatica in Italia e all’estero, con ricordi e interviste che aveva pazientemente recuperato negli anni: una risorsa fondamentale per chi vuole sentire le parole di chi c’era davvero, e non di chi spadroneggia ovunque. Ci mancherai.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-19 22:37

Marco Pannella

A me Giacinto Pannella detto Marco (che non aveva mai voluto che lo si chiamasse con il nome del prozio prete) non ha mai detto molto. Il problema non erano le sue idee, ovviamente: il mondo è pieno di gente con idee ben diverse dalle mie con le quali non ho problemi a interagire, ed è anche pieno di gente con idee in teoria simili alle mie ma che non sopporto. Il problema è che a me Pannella ha sempre dato l’impressione di essere più interessato all’autopromozione che ai diritti: questi ultimi servivano solo in quanto gli permettevano la prima. Pensate a tutte le reincarnazioni del partito radicale, dove non appena c’era qualcuno che alzava un po’ la testa veniva subito fatto fuori: Grillo non ha inventato proprio nulla. Pensate ai digiuni che andavano avanti a cappuccini molto zuccherati. Pensate alla legge sul divorzio, che notoriamente è di Fortuna e Baslini, mica di Pannella. Pensate a come ha rovinato l’istituto dei referendum. Forse l’unica sua vera azione per i diritti è stata il referendum farlocco sull’aborto (quello della scheda arancione, che lo liberalizzava), che ha spinto la chiesa cattolica a raccogliere in fretta e furia le firme per il controreferendum: ecco, quella è stata probabilmente un’ottima sua mossa strategica non a favore di Pannella Giacinto detto Marco.
(vabbè, qualcuno doveva dirlo, tanto vale che lo faccia io)

Ultimo aggiornamento: 2016-05-19 16:02