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Rossella Panarese

Stiamo ancora piangendo la morte di Pietro Greco e stamattina è arrivata la notizia della morte di Rossella Panarese. Conoscevo Panarese solo per telefono: mi è capitato qualche volta di essere intervistato a Radio3 Scienza con lei come conduttrice. E poi naturalmente la conoscevo ascoltando la trasmissione e trovandosi virtualmente su Twitter a parlare di scienza. Il giornalismo scientifico non è un’attività semplice, e il tono tranquillo ma sempre sul pezzo era l’ideale per accompagnare gli intervistati e riuscire spiegare agli ascoltatori sia la difficoltà intrinseca dei temi trattati che un’idea comprensibile di quei temi. La trasmissione del resto era un’idea sua, uno di quei bellissimi esempi di cultura che non raggiunge mai le prime pagine dei social ma che negli anni raccoglie una nemmeno troppo piccola schiera di persone. La sua voce ci mancherà tantissimo.

Ultimo aggiornamento: 2021-03-01 10:45

Pietro Greco

In rete ognuno ha la bolla che si è costruito: la mia bolla oggi sta piangendo l’improvvisa morte di Pietro Greco. Conobbi Pietro nel 2016: l’editore Franco Angeli aveva lanciato una nuova collana di libri di scienza, e in occasione di BookCity aveva organizzato un panel dove abbiamo partecipato entrambi; io come il solito cyaltrone, e lui come giornalista e divulgatore scientifico. Scherzando, diceva che uno dei libri presentati, In viaggio con π, era in fin dei conti “roba sua”: non si chiamava forse P.Greco? (in effetti aveva appena pubblicato Storia di pi greco per Carocci…)

Ma sono state tantissime le cose che ha fatto nel campo della divulgazione. Io lo sentivo spesso a Radio3 Scienza con i suoi Gettoni di scienza; altri l’avranno conosciuto al master di comunicazione scientifica della Sissa di cui è stato condirettore, o nelle mille altre occasioni in cui partecipava a un convegno; oppure avrà letto uno dei suoi trenta e più libri. Neanche un mese fa ho recensito Homo, il suo penultimo libro – ho scoperto che ne aveva già scritto un altro sulla fisica quantistica. Quando l’editore mi ha chiesto se ero interessato a scrivere qualcosa sul libro, ho subito accettato sulla fiducia, sapendo che ci avrei trovato tantissime cose interessanti.

Oltre a tutto questo, Greco era una persona davvero gentile e alla mano, nonostante la sua cultura a tutto campo. È per quello che probabilmente non ha mai avuto la fama che si sarebbe meritato; ormai se non sbraiti in tivvù il grande pubblico non saprà mai nulla di te. Che la terra gli sia lieve.

Ultimo aggiornamento: 2020-12-18 15:48

Paolo Rossi (Pablito)

Lo sapete, io e il calcio non andiamo precisamente d’accordo. I miei ventun lettori avranno sicuramente notato che non ho speso una parola per la morte di Maradona: uno dei più grandi calciatori mai apparsi su questo pianeta, e mi fermo qui. Però due parole su Paolo Rossi le voglio spendere, soprattutto dopo che ho sentito stamattina a RadioPop che c’è gente che non si ricordava di lui.

Un calciatore fragile, dalle ginocchia martoriate. Un calciatore entrato nella prima grande inchiesta di calcioscommesse piuttosto di sbieco (la sua frase “basta che io segni due gol” raccolta al volo) e poi parzialmente graziato per l’approssimarsi dei Mondiali 1982, in modo da farlo riabituare al campo. Una partita, naturalmente quella con il Brasile, che è stata semplicemente un miracolo: i miracoli non sono però regalati dal cielo, ma sono fortemente voluti dagli uomini. Paolo Rossi lo volle fortissimamente, e mostrò agli stupefatti brasiliani che il calcio non erano solo loro. Da lì tutto andò in discesa, e non sarebbe potuto essere altrimenti.

Ecco. Maradona era l’esempio del calabrone; a vederlo nessuno avrebbe detto che era un campione con la palla. Paolo Rossi è stato l’usignolo; delicato ma impressionante. Un mito che non sapeva di esserlo.

Ultimo aggiornamento: 2020-12-10 09:46

Gianni Stano

Il Covid si è preso anche il mio ex collega Gianni Stano.

Dovete sapere che quando nel 1986 sono entrato in Cselt, prima come stagista e poi come ricercatore, il centro ricerche dell’allora SIP stava appena cominciando ad assumere solo laureati. Negli anni passati c’era stato soprattutto bisogno di tecnici e periti, anche perché il nostro era un microcosmo: per dire, c’era la camera pulita per costruire i chip, ma anche un’officina meccanica e una stamperia… Gianni – anzi “capo Stano”, come lo chiamavo sempre – era uno di questi, e nella sua vita aveva fatto di tutto. Sono andato con lui in giro per mezza Italia a registrare voci di persone diverse per addestrare i riconoscitori vocali di allora, e nelle pause mi aveva raccontato mille storie. Era stato collaboratore di una delle “radio pirate” prima della liberalizzazione (si chiamava Radio Torino Nordovest per confondere le acque, visto che trasmetteva dal nordest della città…); se in un bar trovava il gestore che si lamentava che nessuno venisse a riparare il telefono, si presentava come dipendente SIP, chiedeva con tutta serietà i dati… e poi ritornava qualche giorno dopo per prendersi il merito dell’intervento che era solo leggermente in ritardo; era stato convocato dall’allora direttore dello Cselt perché gli installasse un’antenna a casa sua, ed era molto arrabbiato perché lui gli aveva promesso una gratifica mai arrivata; del resto fu lui a portarmi in cima alla torre dello Cselt, cosa che sarebbe stata vietata a chi non era del gruppo di radio. Ma a parte tutto questo era anche un bravissimo pizzaiolo: siamo stati più volte a casa sua a San Raffaele Cimena a mangiare, bere e cantare…

Negli ultimi anni aveva dovuto sottoporsi spesso ad angioplastiche, ma non mi aspettavo proprio che non avrei più potuto fare la scappata a casa sua che ormai rimandavo da troppo tempo.

Quino

Il nome di Quino è indissolubilmente associato a Mafalda. Eppure al fumettista argentino morto ieri probabilmente la pestifera bambina stava stretta: o meglio, lui non sopportava che i suoi personaggi venissero visti come la risposta latinoamericana ai Peanuts. E infatti dopo solo dieci anni smise di disegnarla, anche se ciò non ha bloccato il proliferare di memi più o meno leciti che si trovano più o meno ovunque. A mia (scarsa) conoscenza, solo Bill Watterson è riuscito a fare quest’eutanasia con Calvin e Hobbes.
Probabilmente però le tavole che disegnò nel quasi mezzo secolo successivo sono ancora migliori. Il suo umorismo ha sempre avuto una vena non surreale come il suo coetaneo Mordillo (morto l’anno scorso) ma che ti costringeva a pensare dopo la risata iniziale. Dite niente…

John D. Barrow

Sabato sera è morto John David Barrow, matematico, astrofisico e grande divulgatore. Tanto per dire, quando Ronconi rappresentò “Infinities” al Piccolo, l’autore del testo era lui.
Io ho letto I numeri dell’universo, il libro dove parla del principio antropico (in poche parole, l’universo è fatto così perché altrimenti non potremmo esserci noi a vederlo) e mi è piaciuto; 100 Essential Things You Didn’t Know You Didn’t Know, spigolature non necessariamente scientifiche scritte nel suo stile accattivante, e L’infinito, che paradossalmente è quello che mi è piaciuto di meno perché con troppa (brutta) filosofia. Ma in generale ho sempre trovato la sua prosa piacevole, sia in italiano che in inglese. Probabilmente non è stato uno di quei divulgatori pirotecnici che fanno tanta scena; ma alla fine della lettura ti restava in mente qualcosa. Volete mettere?

Gianrico Tedeschi

Per me, come per tanti, era la pubblicità delle caramelle Sperlari. Il bello era che Gianrico Tedeschi faceva la pubblicità come se fosse uno sketch televisivo o un pezzo teatrale, con quell’aria un po’ stralunata che non potevi non amare. Non so se è veto che cominciò a recitare nei campi di prigionia tedeschi tra gli IMI dove era finito in qualità di giovane ufficiale: sicuramente è stato uno dei nostri grandissimi teatranti.

Ultimo aggiornamento: 2020-07-28 08:49

Luigi Spagnol

Ieri è morto Luigi Spàgnol (l’accento sulla a). Il nome magari non vi dice niente, ma era la S di GeMS, cioè il più grande gruppo editoriale italiano, insieme a Mondadori/Rizzoli (se si considera anche la distribuzione, Gems+Messaggerie ha un fatturato leggermente maggiore; se ci si limita ai libri, vince Mondazzoli)

Incontrai Spagnol alla fine del 2009. Avevo assemblato una raccolta di problemini matematici, il cui titolo era inizialmente Sembra difficile, e stavo cercando un editore che fosse interessato alla pubblicazione. Non è che ci fossero – o ci siano – così tanti editori compatibili: ne avevo trovati quattro, avevo scritto loro e non avevo ricevuto risposta. Intanto ne avevo parlato con Stefano Bartezzaghi, che poi mi scrisse dicendo che Luigi Spagnol – che non avevo contattato – poteva essere interessato. Andai così a trovarlo nella sede del gruppo, dietro l’Arco della Pace, con il mio manoscritto che su suggerimento di Stefano era ora intitolato Matematica con l’aiutino. Come si suol dire, l’incontro fu molto cordiale, con una bella chiacchierata; e alla fine la storia la sapete: a marzo 2011 uscì Matematica in relax. Confesso che non ho più incontrato Spagnol, anche perché come sapete la mia carriera di scrittore è rimasta nell’ambito della matematica ma si è spostata di stile (però esiste un seguito di quel libro…); però la bella impressione di allora mi è sempre rimasta.