Archivi categoria: obituary

Giorgio Faletti

Giorgio Faletti perse molto della mia considerazione quando iniziò a fare il testimonial contro la pirateria, con argomenti ancora più farlocchi del solito. E già ai tempi di Emilio mi aveva dato l’idea di non essere esattamente uno di compagnia, più o meno come Teo Teocoli insomma.
Detto tutto questo, ho ammirato moltissimo Faletti come “uomo rinascimentale”. Ha fatto davvero di tutto. Ho scoperto oggi che per esempio ha corso un Rally di Sanremo (da pilota, mica da navigatore!). Certo, direte voi, se uno è famoso non ha mica problemi a fare queste cose. Certo, rispondo io, aveva sicuramente più possibilità di quante ne abbia io. Ma quanti sono i personaggi famosi che queste possibilità le mettono in pratica, con risultati tutto sommato decenti? (Certo, Io uccido è un polpettone, non entrerà nella storia della letteratura nemmeno come zeppa. Ma è un polpettone fatto bene. Lo stesso per Minchia signor tenente, che a me come canzone non piace ma ha il suo perché). Non vedo perché bisognerebbe negarlo.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-04 23:06

Giancarlo Livraghi

Un vecchio aforisma afferma che su Internet non puoi mai sapere se dall’altra parte dello schermo c’è un cane. Ovviamente è una palla, non ci vuole molto a capire se e come vale la pena di avere a che fare con l’interlocutore (nel caso di un cane, puoi sempre lanciargli una palla e mandarlo a riprenderla). Ma qualcosa di vero c’è: io per esempio non sapevo affatto che Giancarlo Livraghi (morto sabato scorso) fosse della classe 1927. La cosa non è così strana: in genere nelle mie interazioni in rete mi limito a guardare il contenuto, e non vado a cercare informazioni sulla persona.
Non ho avuto tantissime interazioni con Livraghi, anche se grazie ad Andrea ho letto il suo Il potere della stupidità; ho però avuto interazioni per tre decenni. Aveva certo il suo bel caratterino, ma era comunque piacevole leggerlo, soprattutto poi pensando a quello che si legge tipicamente oggidì… cani o non cani.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-26 11:14

Freak Antoni

A me gli Elii piacciono molto. Credo tra l’altro che siano tra i migliori musicisti sulla scena italiana, anche perché per suonare quello che suonano bisogna essere cazzuti. Ma ho sempre pensato che non sarebbero potuti esserci se prima non avessimo avuto gli Skiantos.
Intendiamoci: il rock demenziale in Italia ha una storia più che cinquantennale: non ero ancora nato quando Clem Sacco cantava “Oh mamma voglio l’uovo alla coque” e Ghigo Agosti “Coccinella”. Ma gli Skiantos – e più precisamente Roberto “Freak” Antoni che ne era stato il motore – l’avevano portato al top, con quelle che oggi potremmo definire “performance interattive” ma allora erano semplicemente cose mai viste. D’altra parte, versi immortali come “Mi piaccion le sbarbine (yeh yeh yeh) / quelle alte un metro e ottanta (yeh yeh yeh) / quelle basse uno e cinquanta (yeh yeh yeh)” fanno capire che nulla è da prendere sul serio, come anche mostrato dal suo primo libro: “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti (seguirà dibattito)”. Freak Antoni doveva essere una persona serissima, perché solo uno così poteva tirare fuori certe dissociazioni logiche. Ebbene sì: non c’era gusto in Italia ad essere Freak Antoni, e vi risparmio il dibattito.

Ultimo aggiornamento: 2014-02-12 12:15

don Ernesto Bellone

Io ho fatto il liceo scientifico dai salesiani, a Torino Valsalice. (Come Travaglio, che ha un anno meno di me e ha fatto il classico. Non mi ricordo affatto di lui). Ai miei tempi i professori erano quasi tutti salesiani, giusto quello di ginnastica era un laico, e generalmente non erano giovanissimi: don Bellone era uno degli ultimi ancora in vita.
Ci insegnò italiano nel triennio, e inoltre latino l’ultimo anno. Però il verbo “insegnare” non è propriamente corretto: quelle che faceva erano lezioni che sarebbero forse andate bene per studenti universitari, non certo per sedicenni che hanno ancora tanto da capire e arrivavano da un biennio con un insegnante “chioccia”, don Dario Bianco. Iniziava a parlare, mischiando temi medievali (il suo campo di studi) ai fatti contemporanei, partendo per non so quante tangenti e arrivando di colpo all’argomento teorico della lezione. Non parliamo dei temi: affermava che per dare i voti buttava i fogli (A5, non protocollo) contro un muro e dava il voto più alto a quelli che restavano più vicini… “tranne qualche volta che faccio il rovescio tanto per cambiare”.
Il risultato pratico è stato che io di letteratura italiana non ne ho mai saputo nulla :-) (sui temi non mi sono mai fatto troppi pensieri: scrivevo direttamente in bella, consegnavo dopo un’ora e un quarto e via). Però ho continuato a seguire i suoi voli pindarici: quando ero ancora a Torino, andavo spesso a sentire la messa della domenica sera alla Gran Madre – esattamente dalla parte opposta della città rispetto a dove vivevo – perché celebrava lui e mi potevo gustare una ventina di minuti di conferenza storica-artistica-religiosa, senza alcun collegamento con il vangelo del giorno. E a giudicare dall’assemblea, non ero certo il solo.
Oggi le parole di un mio compagno di classe mi hanno finalmente fatto capire esplicitamente quello che avevo confusamente intuito. Ha scritto: «Un Don di altri tempi, talvolta talmente duro e apparentemente distante da noi giovani che arrivai a chiedergli un giorno perchè era diventato salesiano. Mi rispose che in quel suo essere sferzante e ossessivo nello spingerci a fare cose diverse dalla massa stava tutto il suo volerci bene… »
Beh, anche se non ho imparato molto di letteratura italiana spero di avere imparato a fare cose diverse dalla massa. Una cosa del resto è certa. Il mio modo di spiegare le cose, come sa chi mi legge sul Post, è piuttosto particolare. Ci ho messo decenni per affinarlo: oggi mi sono accorto che non è poi così diverso da come don Bellone spiegava le cose. Spero di averne fatto buon tesoro.

Ultimo aggiornamento: 2013-11-05 16:57

addio, Momo

[Momo prima di ammalarsi] Da stamattina alle 10 Momo non c’è più.
Quando conobbi Anna e andai per la prima volta a casa sua, mi trovai anche due gatte. Una, bianca e nera, quella volta la vidi solo di sfuggita: ci volle un po’ perché mi accettasse come parte della famiglia. L’altra, tutta nera e che camminava in maniera un po’ buffa, venne subito a vedere chi era arrivato. Anna mi spiegò che Momo era stata trovata in mezzo a una strada una notte d’estate del 1998 dall’allora suo fidanzato, che aveva sentito un pigolio. Avrà avuto pochi giorni, e Anna le fece da mamma adottiva, allattandola e facendola crescere.
Probabilmente l’impossibilità di avere latte materno la lasciò un po’ malferma sulle gambe: diciamo che le si vedeva il posteriore oscillare malamente. D’altra parte l’essere cresciuta in mezzo agli uomini probabilmente le fece credere di essere umana anch’essa, tanto che quando l’estate dopo arrivò in casa Ariel la convivenza felina fu inizialmente burrascosa. Le due gatte avevano comunque caratteri diversi. Tanto sulle sue stava Ariel, quanto curiosa era Momo: ricordo ancora la volta in cui un accordatore arrivò a mettere a posto il nostro pianoforte, e lei si mise su una sedia per controllare la novità e vedere se sarebbe spuntato fuori qualcosa di interessante.
Anche con la nascita dei gemelli, mentre Ariel riteneva più opportuno trovarsi sempre da qualche altra parte rispetto a loro, Momo non aveva troppi problemi, e di solito sopportava anche le manifestazioni di affetto da parte di Jacopo, che sono sempre state piuttosto ruvide a dir poco: spesso dovevamo strattonarlo via, mentre la poverina miagolava disperatamente, senza però mai graffiarlo – e dire che se lo sarebbe meritato.
A fine luglio Momo iniziò a fare la cacca sul balcone, ma fuori dalla sua cassetta. Sulle prime abbiamo pensato che le attenzioni di Jacopo fossero diventate troppo pressanti, e cercammo – senza risultato – di spiegargli di lasciarla in pace: ma visto che anche quando abbiamo portato i bimbi in vacanza la situazione non cambiava, a inizio settembre l’abbiamo portata dalla veterinaria. Gli esami del sangue risultarono normali, ma c’era qualcosa che non andava nell’intestino. Da allora la situazione è andata lentamente degenerando: il pelo era sempre bello lucido, ma le zampe posteriori la reggevano sempre meno. Anna per qualche settimana l’ha idratata tutte le sere con iniezioni sottocutanee di soluzione fisiologica, abbiamo iniziato a darle tutte le medicine possibili di concerto con la veterinaria e il nostro veterinario virtuale (il mio amico Fabio a Firenze – Anna era al telefono con lui almeno tre volte la settimana). Ieri avevamo iniziato con la morfina; ma la situazione stava già precipitando. Probabilmente aveva un cancro all’intestino che era già metastatizzato, perché negli ultimi giorni continuava ad andare avanti e indietro verso la sua cassetta. Stamattina, dopo che io e i bimbi eravamo usciti, Anna l’ha trovata sdraiata sul balcone: aveva vomitato e non era neppure riuscita non dico a pulirsi ma almeno a spostarsi. Con ogni probabilità era già in coma.
Momo ha vissuto una vita abbastanza lunga e in cui ha sicuramente ricevuto (e d’altronde ci ha dato) tanto amore. Che riposi in pace.

Ultimo aggiornamento: 2013-10-29 14:24

Zuzzurro

Andrea Brambilla è sempre stato per tutti Zuzzurro, il commissario in trench. Non importa che abbia fatto non so quanto teatro con Nino Formicola (“Gaspare”), oltre a tutte le altre cose. Ma in fin dei conti quello non era nemmeno chissà che tragedia, diciamo che era un marchio di fabbrica. La cosa bella del duo è che erano tra i pochi a fare comicità basata sul nonsense: nonsense verbale, dal tormentone “ce l’ho qui la brioche!” alle improbabili associazioni mentali sparate a tutta velocità per giungere alla risposta da lui voluta. Ma anche nonsense “fisico”, coi suoi passaggi davanti alla telecamera e la sua aria persa in chissà cosa. Rispetto a tanti altri “comici” mi è sempre sembrato una persona piacevole di suo, il che non è facile (pensiamo a uno indubbiamente bravo come Teocoli, ma che ha un caratteraccio…)
Non so quanti sapessero che era anche un autore, né quanti abbiano mai sentito parlare della trasmissione televisiva Dido Menica, trasmessa in tardissima serata su RaiUno e credo l’unico caso nel palinsesto della rete ammiraglia Rai dove tra il pubblico si vedevano donne tette al vento (si fa per dire, avevano al massimo la prima). No, il regista non indugiava :-)
Che la terra ti sia lieve.

Ultimo aggiornamento: 2013-10-25 12:53

Marco Zamperini

Tecnicamente Marco non è mai stato “mio amico” su Facebook, per esempio: il che non significa molto, come molti dei miei lettori sanno. In realtà ci si incontrava spesso nelle varie iniziative internettare, l’ultima volta è stata in aprile a Bergamo al convegno sui tablet a scuola, dove mi aveva presentato come “uno di quelli bravi, nonostante lavori in Telecom” :-)
Ieri sera ha avuto un infarto ed è morto. Mi mancherà il suo buonumore, mi mancheranno le chiacchiere quando ci incontravamo. E mancherà a tutti la sua visione dell’internet.

Ultimo aggiornamento: 2013-10-14 10:53

Frederik Pohl

Sembra impossibile, ma esistono (esistevano) ancora Grandi Vecchi della fantascienza. Lunedì, alla bella età di 94 anni, è morto Frederik Pohl. Gli amanti della fantascienza eroica si ricorderanno sicuramente dei libri scritti in coppia con Cyril M. Kornbluth (uno dei pochi che, poverino, è morto giovane) negli anni ’50; gli amanti della fantascienza classica sapranno che nel 1977 il suo La porta dell’infinito, primo libro della saga degli Heechee, ha fatto il grande slam vincendo il Premio Hugo, il Premio Nebula, il Premio Campbell ed il Premio Locus (e dite poco); il tutto mentre fondava le riviste di fantascienza Galaxy e If, e con quest’ultima vinceva per tre volte di fila lo Hugo.
Quello che non sapevo – ma magari avrei dovuto immaginare, visto il suo ruolo di editor – è che amava scrivere in collaborazione; con Jack Williamson (un altro mostro sacro, morto a 98 anni…) aveva scritto la saga dei Fantasmi dello spazio, mentre nel 2007 aveva preso gli appunti di Arthur Clarke e li aveva rimessi insieme per scrivere The Last Theorem, che mi sa dovrò leggermmi.
Direi che ora i più grandi vecchi sono Niven-Pournelle, Gene Wolfe e Harlan Ellison, o sbaglio?

Ultimo aggiornamento: 2013-09-04 07:00