Per quelli della mia generazione Umberto Eco era un po’ come – absit iniuria verbis – Mike Bongiorno: una presenza continua in sottofondo, tanto che ritenevamo impossibile riuscire anche solo a pensare un mondo senza di loro.
Eco aveva una cultura incredibile, e io ho sempre considerato il suo inventarsi come romanziere come un divertissement: di strepitoso successo, ma comunque un modo per far vedere come era bravo. Da questo punto di vista, forse i Diari Minimi e le Bustine di Minerva lo dimostrano ancora di più. Come scrive il Post,
Eco voleva specializzarsi in tutte le discipline del sapere o almeno nel maggior numero possibile, non avendo paura di esprimersi sulla cultura in ogni sua forma, dalla televisione, al fumetto, dalla filosofia medievale alla letteratura contemporanea, dalle canzoni alla semiotica alla politica.
Io non ho letto chissà quanta roba di Eco, almeno per quanto riguarda la narrativa: a Il nome della rosa ci sono arrivato anni dopo la pubblicazione, poi ho saltato quasi tutto il resto della sua produzione di narrativa con un’unica eccezione. Mi è piaciuto davvero tanto La misteriosa fiamma della regina Loana, un’opera probabilmente minore e volutamente minore, visto che i veri protagonisti sono i fumetti tra le due guerre mondiali. E dite nulla.
Ma c’è un ma. Non è vero che Eco si volesse specializzare nel maggior numero di discipline possibili, e questo dovrebbe essere chiaro a tutti. No, non sto pensando alle sue invettive contro Internet, anche perché ne ho già parlato a iosa l’anno scorso. Diciamo che per quanto mi riguarda la sua analisi era ottima, ma le conclusioni no. (Ah, a proposito: lo sapevate che l’avevamo intervistato per Wikinews?) Il suo era il punto di vista dell’intellettuale che comprende perfettamente che la legge di Sturgeon è ottimista, ma non ha nessun interesse a fare in modo che le cose cambino – a meno naturalmente che non si considerino tutte le enciclopedie multimediali da lui firmate.
Il fatto è che Eco ha sempre snobbato tutta la parte della cultura scientifica. Non sto parlando della téchne: come accennavo sopra, quella per lui era un semplice strumento che usava tranquillamente, seppur con le sue idee. È proprio il resto che per lui non esisteva: in questo senso Eco è stato davvero l’ultimo crociano, con l’aggravante che proprio per la sua sterminata cultura umanistica in senso lato è stato la persona che da solo ha fatto più male di tutti all’idea che esista un’unica cultura. (No, chi parla delle due culture lo fa di solito per metterle in un ordine gerarchico. Non lasciatevi abbindolare). Ecco, questo non glielo potrò mai perdonare.
(p.s.: e se questo necrologio non vi piace, potete sempre andare da Leonardo che come ovvio prende le cose da un lato completamente diverso)
Ultimo aggiornamento: 2016-02-20 22:10