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notizie a pagamento

Me n’ero accorto per caso stamattina, ma avevo altro da fare (leggasi “lavorare”) e non mi sono interessato della cosa, quindi ho lasciato perdere e ora posso direttamente citare Mantellini. La versione mobile del Corsera è diventata a pagamento, e probabilmente quella di Repubblica seguirà a breve, come sempre con i nostri Gianni e Pinotto della carta stampata.
Nulla di strano, probabilmente al Corrierone hanno deciso che le pubblicità sulla versione web sono al momento sufficienti mentre la versione mobile, essendo più leggera, non permette di guadagnarci su. Tra l’altro, a differenza di Repubblica, la prima schermata delle notizie non finiva nel bel mezzo di una frase, quindi c’era un minimo di lavoro aggiuntivo su.
Vabbè, vorrà dire che passerò al Times o a Le Monde, giusto perché faccio più fatica a leggere in tedesco Die Zeit. Ma anche El País potrebbe non essere male. In ogni caso mi disintossicherò un po’ dalle italiche piccinerie. Certo però che sarò costretto a cercare quotidianucoli, visto che secondo il Corsera «il servizio mobile diventa ora a pagamento in linea con le scelte dei grandi quotidiani in tutto il mondo»… Peccato.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-24 12:52

Il petrolio come i salmoni!

[la chiazza oleosa RISALE il fiume]Stefano Pieri mi segnala questo titolo del Resto del Carlino sul combustibile versato sul Lambro e che ha ora raggiunto il Po. D’accordo che il petrolio è più leggero dell’acqua, anche se gli oli combustibili potrebbero forse essere più pesanti; ma da qui a dire che risale il fiume direi che ce ne vuole un bel po’!
Per la cronaca, Stefano ha notato come la quantità di liquido finito nel fiume sia molto variabile a seconda della fonte. Lo cito: «la quantità è soggetta a diverse fluttuazioni a seconda della fonte giornalistica (10 milioni di litri, 600 mila litri, tra i 2500 e i 10000 metri cubi, greggio a sufficienza per riempire 125 tir (!), 10000 tonnellate)». Per una volta però non mi preoccupo più di tanto. 5000 metri cubi sono 5 milioni di litri, e circa 5000 tonnellate. Considerando che non c’erano dati precisi, vedere che tutti i valori sono racchiusi in poco più di un ordine di grandezza mi sembra un buon risultato matematico.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-25 15:38

Cinquanta parole: ma quali?

Sabato scorso La Stampa pubblicava un articolo su un’iniziativa di Zanichelli per indicare “le 50 parole italiane da salvare”. Bella cosa, ma…
Innanzitutto chi ha letto l’articolo sul cartaceo ha potuto vedere la lista delle parole in formato grafico, ma chi lo legge via web non solo non ha a disposizione l’immagine, ma non si trova nemmeno un link al sito della Zanichelli dove c’è la lista (per la cronaca, l’ho trovata qua) Questo è il solito problema dell’italica stampa, che non riesce ancora a pensare né in termini di fruizione web né in quelli di interconnessione; mi sa che non si possa fare molto.
Aggiungo però anche un commento sul merito dell’articolo. Dire che i termini desueti nelle coppie di non-esattamente-sinonimi restano «nella disponibilità di un manipolo ristretto di aristocratici del linguaggio» non è che abbia chissà quale senso. Se quei termini non sono nemmeno nella conoscenza passiva della gggente, insomma se non sanno proprio cosa vuol dire, allora è come se non esistessero già più. Altrimenti sono comunque destinati a morire, proprio perché non c’è massa critica per perpetuare la sfumatura diversa del significato. Ma credo che sia più importante confutare la logica nascosta dietro la frase «il parlare di tutti i giorni è affidato a non più di 2.500 parole che da sole esauriscono l’80% di tutti i nostri enunciati». La frase credo sia corretta; ma non mi sembra un problema. Magari qualche esperto di linguistica computazionale mi smentirà, e forse potrei verificare da solo il tutto con qualche opera classica; ma non mi sembra così strano che poche parole costituscano la gran maggioranza dei nostri discorsi. Sì, ci sarà tutto il discorso della coda lunga, ma mi preoccuperei di una lingua per cui conoscendo 2500 parole si possa comprendere solo un terzo di quelle presenti in un articolo di giornale; ci sarebbe troppa diversità per impararla seriamente.
ps: Non c’entra nulla, ma una mia foto è stata citata (con fonte) nel blog della Zanichelli sull’osservatorio della lingua italiana. Ce n’è anche una di Licia.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-08 12:27

Obama Bin Laden

[Obama Bin Laden]
Occhei, erano le undici di sera, e chissà a chi viene subappaltato il servizio di Flash News del Corsera per il “turno tombale” (il “graveyard shift” nei paesi anglofoni). Ma forse accorgersi che nel titolo della notizia c’era un piccolo errore sarebbe stato meglio, no?
(grazie a layos per la segnalazione)

Ultimo aggiornamento: 2010-01-15 16:21

Matrimonii deciperet

Francesco Costa ha immortalato questo trafiletto in prima pagina del Fatto Quotidiano, sotto il titolo “Centomila processi in fumo”:
Matrimonii deciperet plane lascivius agricolae. Saburre lucide suffragarit chirographi, ut fiducias deciperet rures, etiam quadrupei corrumperet zothecas. Tremulus suis frugaliter fermentet fragilis Lascivius fideMatrimonii deciperet.
Non perdete tempo a cercare il vocabolario latino: è un banale testo riempitivo, simile al Lorem Ipsum che è un classico della tipografia. Una veloce ricerca in rete mostra che ci sono testi simili a questo, ma nessuno esattamente identico: chissà chi lo ha raffazzonato.
La cosa più divertente è che comunque, come si vede da questo thread di FriendFeed, a sinistra tutti hanno subito pensato al Lorem Ipsum. Insomma, la cultura sulle cose inutili ce l’abbiamo :-)

Ultimo aggiornamento: 2009-11-13 14:30

che smemorati!

Capisco che bisogna riempire un po’ di pagine dei quotidiani con notizie sul ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Capisco che non si può fare più di tanto. Ma magari mettere in funzione il cervello potrebbe evitare di scrivere che «nemmeno Jannick e Oly, due Ossis (tedeschi dell’Est) di 22 e 20 anni, ricordano il crollo del muro e l’apertura della Repubblica Democratica Tedesca»… a meno naturalmente che quei geni malefici della ex DDR, oltre a imbottire di steroidi le atlete, avessero anche avviato un piano per l’impianto di ricordi indotti nella mente di neonati e infanti, e la burocrazia l’avesse stolidamente portato avanti ancora per qualche giorno dopo la caduta del Muro.

Ultimo aggiornamento: 2009-11-10 11:49

Tanto lo sapete tutti chi ha inventato Internet

Non so se vi sia capitato di vedere questo articolo dell’edizione milanese del Corsera. La parte più interessante non è quella su Jimbo Wales che preferisce la marchetta col quotidiano al parlare con chi in Italia contribuisce a curare Wikipedia: anche se c’è chi si lamenta, comprendo la Realpolitik di avere una grancassa per la prossima raccolta di fondi. (Ecco, io avrei magari chiesto di avere uno o due rappresentanti dei wikimediani italiani accanto a lui durante l’incontro).
Molto più divertente scoprire come Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera (grassetto mio), riesca ad affermare che Internet «nasce da un’intuizione di Al Gore, quindi da un politico.» Sono queste le cose che a me fanno cascare le braccia, soprattutto considerando che non sono state pronunciate da un avventore al bar ma da una persona che un minimo di conoscenze dovrebbe averle. Poi ci si chiede come mai la Rete da noi è in questo stato.

Ultimo aggiornamento: 2009-10-15 08:00

altro che sinergie

[Povero Gilioli!] Non c’è nulla di male se il giornalista di Repubblica vuole segnalare che tra i vincitori dei Macchianera Awards c’è anche un suo collega dell’Espresso, Alessandro Gilioli; in fin dei conti il premio se l’è anche meritato e non vedo perché non fargli pubblicità.
Però, proprio perché lavorano nello stesso gruppo, sarebbe stato meglio avesse prima controllato come si scrive il suo nome :-) (sì, ammetto che il mio cognome è stato storpiato abbastanza spesso perché io sia rimasto sensibile all’argomento)

Ultimo aggiornamento: 2009-10-04 17:09