Una settimana o poco più fa, mentre scrivevo una lettera aperta a Beppe Grillo, mi era venuto un dubbio su una frase della Costituzione relativa alla mozione di sfiducia: il testo, solitamente preciso, poteva essere interpretato come se fosse solo la Camera dei Deputati, e non anche il Senato della Repubblica, a poterla chiedere.
La prima cosa che ho fatto è stata inaugurare una discussione sul socialino dei fighetti, dove come al solito c’è stata una franca e vivace discussione nella quale sono stato sbertucciato; la seconda è stata però usare il form sul sito del Quirinale per chiedere lumi su cosa può succedere.
Poi non mi è più arrivata risposta, e ho subito pensato male. Sbagliato. Oggi nella buca delle lettere di casa mia c’era una busta del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – Ufficio per gli Affari Giuridici e le Relazioni Costituzionali (le maiuscole le ho messe io, o meglio ho messo le minuscole visto che il tutto era in maiuscoletto) con una lettera dove mi veniva spiegato con dovizia di particolari come il regolamento della Camera e quello del Senato mettono in atto la norma costituzionale, rispondendo così implicitamente alla mia domanda. La lettera è debitamente protocollata, per la cronaca.
Molto gentili indubbiamente, anche se devo dire che l’inizio «mi riferisco alla Sua e-mail, inviata al Presidente della Repubblica lo scorso 2 aprile, per rappresentarLe quanto segue:» è un po’ buffo. Mi resta solo da capire la logica che porta a inviare comunque una risposta cartacea a una richiesta online. Forse ci sono dei problemi a protocollare un’email? La risposta non è ovviamente stata spedita per raccomandata, quindi non mi pare proprio che il problema sia la mancanza di un mio indirizzo di PEC. Mistero… ma prometto che non scriverò per chiedere lumi su questa stranezza!
Ultimo aggiornamento: 2013-04-11 07:00