Davanti all’asilo dei miei bimbi ci sono dei giardinetti. Niente di che, tre giochi in croce e qualche panchina, poi fuori dal recinto un campo di basket, una specie di gazebo dove ogni tanto ci sono dei sudamericani che si allenano a fare coreografie di danza, e una microcollinetta che copre il parcheggio sotterraneo gestito da ATM. Ogni tanto viene fatta una raccolta di firme per avere una macchina dei vigili a stazionare la mattina per mandare via un po’ di gentaglia; al pomeriggio generalmente trovi solo mamme nonne e bimbi di varie nazionalità.
Oggi pomeriggio come al solito c’eravamo anche noi, nel senso di io e i cinquenni; loro a giocare con i compagni di scuola, io a chiacchierare. A un certo punto arriva Jacopo e mi dice “non c’è più il mio monopattino!” Io do un’occhiata in giro e non vedo il monopattino. Ricontrollo più attentamente tutta la parte recintata: niente da fare. A questo punto esco e comincio a cercare in giro. A un certo punto vedo, ben lontano e verso la parte della collinetta, un bimbo su un monopattino. Vado a vedere più da vicino: il bimbo intanto se ne sta salendo sulla rampa della collinetta. Arrivo sotto la rampa e verifico che il monopattino è quello di Jacopo. Dico al bimbo “Di chi è quel monopattino?”: e lui “È mio”. Io replico “No, non è tuo, perché è quello di mio figlio” e me lo prendo. (Non preoccupatevi: il bimbo in questione era in piedi vicino al monopattino: non l’ho toccato né si è dovuto spostare).
A quel punto la madre del bambino, che era a qualche metro di distanza, inveisce contro di me perché non si fa così, che quello era un bambino di tre anni e mica mi stava rubando il monopattino; dopo che le ho risposto dicendo che non ho dubbi su cosa diventerà il bambino con una madre simile ha continuato a prendersela con me, fiancheggiata poi dalle sue compagne che casualmente erano sedute vicino a dove mi ero fermato io.
Ora, io ho un bambino che è un esperto nel prendere roba altrui, da anni. Il punto è che mi ricordo perfettamente che quando lui aveva tre anni faceva la posta alle biciclette degli altri bambini, e appena le posavano davanti ai loro genitori quello lì si piantava davanti e chiedeva “Signora? Posso?” (E comunque se ne stava nella zona recintata). Se Jacopo avesse fatto quello che ha fatto l’altro bambino, per prima cosa mi sarei scusato con l’altro genitore e per seconda cosa l’avrei sgridato perché le cose non si prendono senza chiedere.
Inutile specificare la nazionalità della signora in questione.
Ultimo aggiornamento: 2014-09-29 19:41