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_Matematica e quotidianità_

Il 16 ottobre al Palazzo delle Esposizioni di Roma si inaugura la mostra Numeri. Tutto quel che conta, da zero a infinito. Nel periodo della mostra, si terranno una serie di conferenze il giovedì alle 18.30: Incontri con i numeri. Tra i relatori ci sono anch’io, il 13 novembre, con Matematica e quotidianità: ecco il teaser della conferenza.

A cosa può servire nella vita di tutti i giorni la matematica appresa a scuola dopo le quattro operazioni? A tante cose, se la sappiamo usare bene. Possiamo riconoscere i dati fasulli sui giornali, barcamenarci tra tassi di interesse e lotterie apparentemente vincenti, e capire perché al supermercato l’altra fila è sempre più veloce della nostra…

C’è qualche romano tra i miei ventun lettori che ha voglia di vedere la mia bella (si fa per dire) faccia?

io e BikeMi

Il mese scorso ho attivato l’abbonamento BikeMi. Poi non mi è mai capitato di prendere la bici, almeno fino a oggi: in fin dei conti una bicicletta ce l’ho bene. Ieri sera però pioveva e la bici è rimasta in ufficio, così stamattina ho pensato di provare l’ebbrezza del mio primo uso della tessera.

Beh, la stazione più vicina dall’asilo (e da casa, se per questo) è quella in viale Zara a quasi un chilometro e mezzo, ma questo ovviamente lo sapevo. Arrivo, guardo il display dove c’è scritto di inserire codice e password, li inserisco. Poi guardo il display grande col monitor e leggo che la stazione è momentaneamente fuori servizio. Clicco su “annulla” e passo a quella successiva in piazzale Lagosta. Arrivo, rifaccio il tutto, guardo sul monitor grande e leggo “tessera bloccata”. Ah. Mi avvio verso l’ufficio – ormai prendere i mezzi non vale la pena – arrivo in Melchiorre Gioia e decido di riprovarci ancora. Stavolta guardo prima il monitor grande e scopro che posso avvicinare la tessera senza digitare il codice. Bene, penso, avvicino e guardo il monitor per sapere quando inserire la password; per una decina di secondi appare un enorme 3, poi niente. Riavvicino la tessera: mi dice che sto già usando la bici. A questo punto mi dico “sta a vedere che il 3 era il numero della bici da prendere!”, cosa che in effetti era. Risultato: è evidente che comincio ad avere dei forti problemi con la tecnologia e la lettura delle istruzioni, anche se continuo a pensare che avere una tessera che funziona senza password o pin è un’idiozia dal punto di vista della sicurezza.

La bici com’era? Mah. Non ho capito se il campanello era rotto oppure funziona facendo ruotare la coroncina sotto. I freni sono molto teorici, nel senso che rallentavano ma sarebbe stato impossibile inchiodare. Mi ha stupito che la bicicletta avesse tre rapporti, e mi ha stupito ancora di più scoprire che il rapporto più duro è davvero duro: non ne capisco l’utilità in città dove ci si ferma a ogni istante… In generale non so quali siano i flussi d’uso (sì, mi ricordo che avevo visto un sito che li mostrava, ma non ricordo il nome del sito) però non mi pare utile che non si esca dalla cerchia della 90/91 da un lato e ci siano stazioni a cento metri di distanza dentro quella cerchia. Probabilmente qualche stazione in punti strategici al di fuori del centro permetterebbe di fare percorsi radiali non serviti bene dai mezzi: chissà che succederà per Expo.

Ultimo aggiornamento: 2014-10-08 13:07

‪#‎laradiofa90 (in ritardo)

Da quando ho capito, domenica era il novantesimo anniversario della radio e l’hashtag qui nel titolo (insieme a #laradiofa90) raccoglieva vari contributi. Come sempre sono in ritardo, ma due parole le vorrei dire anch’io.

Direi che le mie prime esperienze radiofoniche risalgono al 1980 (o forse al 1981), mentre ero un giovane liceale dai salesiani a Valsalice. I salesiani avevano anche una radio (non mi ricordo se Radio Proposta o Radio Incontri: le due poi si sono unite un paio di anni dopo, per questo il mio neurone non riesce a scinderle), don Bellone che ci insegnava italiano teneva una trasmissione sui personaggi della storia torinese immortalati nelle targhe delle vie subalpine e ogni tanto ci portava al Rebaudengo a raccontare i risultati delle nostre ricerche, che nell’era Avanti Wikipedia erano piuttosto complicate da svolgere. Un paio di volte è così toccato anche a me, e ho più o meno imparato a capire che bisogna stare attenti a non parlare addosso agli altri (e addosso a sé stessi, a meno che uno lo faccia come cifra stilistica…)

Zoom avanti di trent’anni: dopo un paio di partecipazioni a Tre metri sopra il CEPU l’anno scorso mi è capitato di fare l’ospite fisso a Radio Popolare: con il nome d’arte di Wiki Maus facevo finta di raccontare voci di Wikipedia all’interno di Big Fish ma in realtà triettavo con Disma Pestalozza e Jam Kesten. Ammetto di non avere mai avuto nessuna fan che si è appalesata, ma in ogni caso mi sono divertito davvero tanto.

Il punto è che a me la radio piace, per lo stesso motivo per cui mi piacciono i libri (mentre con televisione e cinema il mio feeling è vicino a zero). La radio, sia davanti ai microfoni che ascoltata, è qualcosa che mi lascia libero e a mio agio, e mi fa vedere le cose con la testa anziché con gli occhi (che come ben sa chi mi conosce di persona non è che siano proprio il massimo…)

Ultimo aggiornamento: 2014-10-07 12:39

Era lunedì mattina

Ieri mi hanno probabilmente fregato il ciclocomputer. Dico “probabilmente” perché ho un pallido ricordo di averlo tolto prima di entrare in pizzeria, ma non l’ho più trovato. Vabbè, mi sono detto, tanto ne ho uno uguale di scorta, sempre made in Lidl. Ieri sera lo cerco nell’ordine che regna sovrano a casa mia dove Anna non ha accesso e stamattina lo attacco al posto del vecchio. Peccato che non si accenda. Ma come, penso: è identico all’altro, si infila alla perfezione e non va?

Arrivo in ufficio e ne parlo col mio esperto di fiducia che subito mi fa: ma c’è la pila? Il bello è che avevo anche provato ad accenderlo prima di inserirlo, e non mi era mica venuto in mente che c’era qualcosa che non andava…

Ultimo aggiornamento: 2014-10-06 21:15

mi hanno sbagliato il nome :(

Innanzitutto, dovete sapere che giovedì 16 ottobre alle 15 sarò a Settimo Torinese – Biblioteca Archimede, sala Levi – per fare una chiacchierata matematica nell’ambito della seconda edizione del Festival dell’Innovazione e della Scienza.

Detto questo, sappiate che nonostante quanto scritto nella brochure non mi sono mai chiamato Paolo. (Ovviamente me ne sono accorto solo ora, mica faccio ricerche di ego surfing con un altro nome!)

Ultimo aggiornamento: 2014-10-01 12:06

dinamiche da giardinetti

Davanti all’asilo dei miei bimbi ci sono dei giardinetti. Niente di che, tre giochi in croce e qualche panchina, poi fuori dal recinto un campo di basket, una specie di gazebo dove ogni tanto ci sono dei sudamericani che si allenano a fare coreografie di danza, e una microcollinetta che copre il parcheggio sotterraneo gestito da ATM. Ogni tanto viene fatta una raccolta di firme per avere una macchina dei vigili a stazionare la mattina per mandare via un po’ di gentaglia; al pomeriggio generalmente trovi solo mamme nonne e bimbi di varie nazionalità.

Oggi pomeriggio come al solito c’eravamo anche noi, nel senso di io e i cinquenni; loro a giocare con i compagni di scuola, io a chiacchierare. A un certo punto arriva Jacopo e mi dice “non c’è più il mio monopattino!” Io do un’occhiata in giro e non vedo il monopattino. Ricontrollo più attentamente tutta la parte recintata: niente da fare. A questo punto esco e comincio a cercare in giro. A un certo punto vedo, ben lontano e verso la parte della collinetta, un bimbo su un monopattino. Vado a vedere più da vicino: il bimbo intanto se ne sta salendo sulla rampa della collinetta. Arrivo sotto la rampa e verifico che il monopattino è quello di Jacopo. Dico al bimbo “Di chi è quel monopattino?”: e lui “È mio”. Io replico “No, non è tuo, perché è quello di mio figlio” e me lo prendo. (Non preoccupatevi: il bimbo in questione era in piedi vicino al monopattino: non l’ho toccato né si è dovuto spostare).

A quel punto la madre del bambino, che era a qualche metro di distanza, inveisce contro di me perché non si fa così, che quello era un bambino di tre anni e mica mi stava rubando il monopattino; dopo che le ho risposto dicendo che non ho dubbi su cosa diventerà il bambino con una madre simile ha continuato a prendersela con me, fiancheggiata poi dalle sue compagne che casualmente erano sedute vicino a dove mi ero fermato io.

Ora, io ho un bambino che è un esperto nel prendere roba altrui, da anni. Il punto è che mi ricordo perfettamente che quando lui aveva tre anni faceva la posta alle biciclette degli altri bambini, e appena le posavano davanti ai loro genitori quello lì si piantava davanti e chiedeva “Signora? Posso?” (E comunque se ne stava nella zona recintata). Se Jacopo avesse fatto quello che ha fatto l’altro bambino, per prima cosa mi sarei scusato con l’altro genitore e per seconda cosa l’avrei sgridato perché le cose non si prendono senza chiedere.

Inutile specificare la nazionalità della signora in questione.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-29 19:41

Sono una persona orribile – 3

Per arrivare in bicicletta all’asilo dei bimbi, c’è un incrocio su piazzale Maciachini dove è disegnata una pista ciclabile che dopo sette metri si perde nel nulla (ok, tecnicamente si può andare sui giardini davanti all’asilo dove dall’altro lato hanno appena emendato il cartello di divieto di accesso permettendo alle bici di passare). Tipicamente i pedoni si piazzano più o meno ovunque, pista ciclabile o no.
Oggi pomeriggio al semaforo (verde per me che dovevo entrare nella pista ciclabile dalla via, rosso per i pedoni) c’era solo una tizia con trolley, piazzata esattamente nel mezzo della pista ciclabile. Io arrivo alla mia solita velocità e inchiodo a dieci centimetri da lei. La tipa sta per gridare qualcosa, poi guarda in basso e si sposta.
(Naturalmente non ha potuto fare a meno di dire “poteva fare il giro più largo”. Cretina, poi ti lamenti perché le bici sfrecciano sui marciapiedi?)

Ultimo aggiornamento: 2014-09-22 23:25

IWBank e gli F24 comunali

Il diciassette settembre ho pagato la prima rata della TARI. L’ho pagata in ritardo di un giorno e alla posta. Il punto è che il 12 settembre avevo preparato il modulo F24 dal mio conto su IWBank, stando anche attento a non spuntare la casella “acconto”. Mi era arrivata la schermata che diceva che il bollettino era stato preso in carico e sarebbe stato pagato nel giorno indicato; il riepilogo indicava che il modulo era in stato INVIATO. Poi ieri sera sono andato a controllare sul sito, non avendo ricevuto il messaggio di notifica di pagamento: infilandosi tra i menu e cercando il riepilogo, ho scoperto che il modulo era in stato RIFIUTATO. Motivo? Lo potete vedere qui sotto.

iwbank-f24

Naturalmente uno può anche pensare che uno dei due campi “acconto” e “saldo” dovrebbe avere un valore; uno potrebbe persino immaginare che il campo “numero fabbricati” dovrebbe avere un valore. Beh, non è così: ieri sera avevo poi provato a inserire quei valori, e – giustamente – il modello non mi era stato accettato. Io ora non so se il problema è mio che non so copiare i dati nella sezione giusta (eppure a me pare che debba inseriro come “tributi locali”, tanto che il modello ha il codice EL), di IWBank che non ha mai aggiornato il suo software (mi è successo lo stesso lo scorso dicembre, sempre con la tassa rifiuti), o dell’Agenzia delle Entrate che non capisce il formato con cui i dati sono inviati; mi piacerebbe in effetti prima o poi saperlo. Ma quello che non capisco davvero è “perché se il bollettino è rifiutato non mi si manda nessun messaggio di avviso”? Quando pago un bonifico mi arrivano due mail: una di presa in carico e una di esecuzione (più quella di pagamento effettuato). Perché qua nulla?

Ultimo aggiornamento: 2014-09-21 11:56