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vediamo i lati positivi

Oggi pomeriggio sto per uscire dall’ufficio per prendere i bimbi all’asilo, quando vedo che è di nuovo iniziato a piovere. Prendo tutta la roba di emergenza che tengo in ufficio: la giacca a vento, l’ombrello e il cappellaccio giallo che mi avete visto indossato su qualche avatar ed esco nel momento peggiore del temporale: l’idea è riuscire ad arrivare a casa, prendere i k-way dei bimbi e arrivare prima che chiuda. Sono abbastanza al pelo ma ce la posso fare. Nei duecento metri fino al passante mi inzuppo pantaloni scarpe e calze. Scendo nel passante e scopro che oggi c’era sciopero dei treni, sciopero che è sì finito da 25 minuti ma che non fa vedere nessun treno per un altro quarto d’ora. Risalgo in piazzale Oberdan, non vedo nessun 9 all’orizzonte (alla fine è arrivato con me) e così cammino a buon passo fino a Repubblica, dove prendo la metro e vado direttamente all’asilo: non ho più tempo per il passaggio a casa.

Beh, cosa c’è di positivo? Tante cose. Fossi uscito dieci minuti prima avrei preso la bicicletta che invece ho lasciato al riparo, e mi sarei inzuppato sul serio. Poi all’asilo c’era il padre della compagna di classe di Cecilia che era in macchina e ha portato i due vandali sotto casa. Dite nulla…

Ultimo aggiornamento: 2015-06-16 18:28

osservatorio furti

Avevo una vecchia bicicletta con il movimento centrale completamente da rifare, e non valeva più la pena spenderci soldi. La bici aveva però la gomma posteriore antiforatura seminuova, e quindi, visto che tanto dovevo cambiare la ruota all’altra bici, ho chiesto al ciclista se mi spostava la gomma. Fatto questo e tolto la sella (che era anche nuova) mi è rimasta una bici da smaltire: ho pensato di vedere in quanto tempo sarebbe stata rubata. L’ho così lasciata mercoledì mattina nel triangoletto tra via Thaon di Revel, via Lario e piazza Segrino, non proprio visibilissima ma nemmeno nascosta. Beh, è stata presa tra giovedì sera e venerdì pomeriggio. Pensavo peggio.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-14 12:07

ringraziamenti

Io non sono certo uno che segue alla lettera il codice della strada. Beh, quando guido in realtà sono molto ligio, perché un’auto è grande e pesante e quindi non mi fido; a piedi o in bicicletta sono molto più sportivo. C’è però una cosa su cui non transigo: i diritti altrui. Questo significa che non solo non mi butto ad attraversare la strada, ma per esempio che mi fermo sempre alle strisce pedonali se c’è qualcuno che ha intenzione di attraversare. Prima o poi verrò messo sotto da qualche coglione stronzo, me lo sento: l’altro giorno ci è mancato poco (e via Thaon di Revel non è così ampia… non ho ben capito dove quel furgone pensasse di andare). Quando porto i bimbi all’asilo e loro sono in monopattino è per esempio l’unico momento in cui vado in bicicletta sul marciapiede (alla velocità ridotta corrispondente a quella dei bimbi): ma in quel caso, a parte attraversare la strada scendendo dalla bici e facendo scendere i due dal monopattino (così devono rallentare…) se appena c’è un pedone nell’altra direzione e il marciapiede si restringe io mi fermo e aspetto che lui passi.
Ordunque, la gente mi ringrazia perché faccio il mio dovere (fermandomi sulle strisce) o non sto facendo qualcosa che non dovrei fare (pedalare sul marciapiede). Beh, sarà buona educazione da parte loro ma a me la cosa dà comunque fastidio, proprio perché sto semplicemente rispettando un loro diritto. Non trovate?

Ultimo aggiornamento: 2015-05-28 12:41

momento autocelebrativo

[ritaglio di Repubblica] Oggi Repubblica dedica una pagina a Superfici ed essenze, il nuovo libro di Douglas Hofstadter ed Emmanuel Sander, con un articolo di Stefano Bartezzaghi. Nel testo ci sono anch’io, come potete vedere :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-05-12 16:00

nemesi

Come sapete, io vado a lavorare tutti i giorni in bicicletta, e tendo a usare l’auto il meno possibile: troppa fatica. Ieri mattina però dovevo portare i quasiseienni a una festa di compleanno in zona in-fondo-a-viale-Monza. In linea teorica avrei potuto aspettare il giusto, infilarli sulla 51, fare tre quarti d’ora di giro turistico nel nord Milano e arrivare a destinazione; all’atto pratico ho pensato che forse era meglio fare un quarto d’ora di macchina.
Caricatili e partiti, arrivato sul ponte di via Breda ho visto una coda insolita e in cima al ponte mi è parso di vedere dei ciclisti. Vabbè, penso, passiamo al piano b: passo dalla Bicocca, faccio via Sesto e rientro in viale Monza. Sceso dal cavalcavia successivo mi ritrovo gli stessi ciclisti che stanno passando, e una fascia biancorossa che mi impedisce di andare verso viale Monza. Vabbè, penso, faccio inversione, passo sotto il cavalcavia e rientro dopo. Beh, no: la sfilza del cyclopride occupava tutta la carreggiata opposta di via Breda (con degli sconfinamenti sulla mia carreggiata) e quindi ho aspettato dieci minuti la fine del gruppo per potere svoltare a sinistra, con un po’ di idrocarburi incombusti regalati all’ambiente e i due giovani che sono diventati fieri oppositori della bicicletta (li avreste dovuti sentire lamentarsi ad alta voce… fortuna che i finestrini erano chiusi). In effetti anche andare col bus avrebbe sortito lo stesso effetto, quindi non è che la scelta dell’auto fosse stata perdente; mi manca solo la controprova a cui avevo anche pensato, di parcheggiare cioè l’auto e tentare di attraversare il serpentone di bici che SICURAMENTE avrebbe fatto passare i pedoni.

Ultimo aggiornamento: 2015-05-11 15:14

sempre più vicini al limite

Ricordate il mio primo libro, Matematica in relax? È ancora in commercio, anche se il numero di copie vendute è naturalmente minuscolo: nel 2014 ce ne sono state poco più di cinquanta in cartaceo e quasi quaranta in elettronico. Questo significa che avrei guadagnato una minuscola cifra per diritti d’autore: in media poco più di cinquanta centesimi per libro.
Però per questo libro io nel 2010 ho avuto un anticipo, e quindi i diritti vengono man mano scalati da questo anticipo fino a che il mio saldo diverrà positivo. Bene: speravo di essere passato in nero, e invece no. Il mio saldo a fine 2014 è in debito per 7,75 €. Mi sembra di essere in uno dei paradossi di Zenone (non quello di Achille e della tartaruga, perché il punto di arrivo è fermo)…

Ultimo aggiornamento: 2015-05-13 16:48

Il lento passaggio alla lettura digitale

Da inizio anno ho letto 21 libri. Ho controllato: undici li ho letti in elettronico (di questi, tre sono solo in formato elettronico) e dieci in cartaceo (due di questi in realtà sono autoprodotti e li ho letti in elettronico, ma possiedo la versione cartacea).
Insomma, nonostante la difficoltà di lettura – non tanto della narrativa, quando dei libri tecnici, per cui la soluzione tecnica per avere un formato liquido, MathJaX, non è implementata così bene – sto lentamente spostandomi verso il digitale, anche se non su un lettore ebook. Gli altri, non so.

settanta minuti sprecati

Oggi ho passato settanta minuti in coda all’anagrafe, per cambiare il tagliandino del pass parcheggio. Arrivato allo sportello me ne sono dovuto andare via perché avevo solo la fotocopia di un lato della patente (vecchio modello) di mia moglie, e quindi non si leggeva la data di scadenza.
Non mi chiedo perché ci vogliano settanta minuti di attesa all’anagrafe; ma mi chiedo due altre cose. (a) Qual è l’importanza di sapere la data di scadenza di una patente? Il pass è per una macchina e per un residente. Di per sé la macchina può essere sua e io fare da suo autista, e questo sarebbe perfettamente legale. Ma soprattutto, (b) Prima di fare i settanta minuti di coda ho dovuto fare una (piccola) coda a un altro sportello per prendere il numerino. A questo sportello hanno preso la mia documentazione, l’hanno guardata e mi hanno detto “manca la fotocopia del libretto” (che era sull’altro lato del foglio di circolazione, come ho fatto loro notare). Ecco, visto che sono lì evidentemente a verificare che la documentazione sia completa, perché non mi hanno detto subito che mancava l’altro lato della patente?

Ultimo aggiornamento: 2015-04-18 20:17