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Chiude la Celid

L’ho saputo ieri sera da Massimo Manca: la Celid chiude. All’improvviso, visto che qui si può leggere il comunicato stampa datato 11 settembre.

La Cooperativa Editrice Libraria di Informazione Democratica (questo è il nome completo) per la maggior parte di voi non significherà nulla, ma per un torinese come me è stata la libreria di elezione per quasi vent’anni. Paradossalmente non l’ho mai frequentata come studente universitario, anche perché studiavo a Pisa: ma quando entrai in Cselt, la Camlc – la cooperativa che gestiva la mensa – comprava anche i libri per i soci a prezzo scontato per l’appunto alla Celid, e così mi capitava molto spesso di andare nei sotterranei di Palazzo Nuovo e fare due chiacchiere con Massimo, facendomi anche consigliare qualche libro. Anche dopo che me ne andai a Milano e la Camlc fu sciolta [*] ho spesso continuato a passare da Palazzo Nuovo quando ero a Torino e avevo un’oretta di tempo. Dite quello che volete, ma il bello di una libreria è appunto il potere parlare con qualcuno, altrimenti tanto vale prendere i libri su Amazon. Poi non so, ci sarà stato anche il bel periodo in cui le cooperative erano davvero cooperative e cercavano di portare avanti gli ideali della sinistra… No, non guardate me. Ero amministratore della Camlc, ma ero notoriamente “l’ala destra”.

Ad aprile però la sede di Palazzo Nuovo è stata chiusa per rischio amianto, e visto che era quella che portava da sola metà fatturato i conti non sono più tornati, evidentemente. Spero solo che i dipendenti abbiano già trovato un nuovo lavoro, anche se temo che non saranno più librai: non è più un mestiere che tira.

[*] non c’è un rapporto di causa-effetto, anche se uno dei motivi per cui me ne andai dallo Cselt (la fine ufficiale del centro di ricerca per diventare una specie di acceleratore, senza che ne avesse le possibilità) fu quello che portò alla fine dello Cselt come azienda separata da Telecom e la fine dell'”anomalia” di una mensa gestita localmente e non con megacontratti sovraregionali.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-13 19:31

Servizio Sanitario Nazionale

È da quando sono caduto (da fermo…) in bicicletta a giugno che ogni tanto mi fa male la spalla: alla fine ho deciso di fare un’ecografia. Anna è stata così gentile da prenotarmela: oggi mi ha detto che la farò privatamente e non come SSN. Non tanto perché così me la fanno tra due settimane e non tra un mese e mezzo, ma perché da privato pagherò 90 centesimi meno del ticket.

Attenzione: non sto dicendo che il SSN sia da buttare via. È chiaro che se mi capitasse qualcosa di più grave è bello sapere che me la cavo con pochi soldi (oltre a quello che verso nelle mie tasse). Quello che dico è che forse siamo arrivati a un punto tale che – almeno per chi come me ha un reddito relativamente alto e non ha patologie croniche – sarebbe meglio evitare di fare tante manfrine e togliere direttamente certe prestazioni via dal SSN. Almeno si ridurrebbe la burocrazia.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-10 17:40

E non è ancora cominciata la scuola

Ieri pomeriggio sono stato alla prima riunione della scuola elementar… pardon, primaria che i gemelli frequenteranno da lunedì prossimo. A parte notizie tecniche tipo il fatto che la scuola ospiterà anche i ragazzi delle medie che sono stati sfrattati causa necessità di ristrutturare la loro scuola (ma non è detto che ci siano i soldi, a quanto pare non c’è nemmeno un progetto esecutivo) il vero motivo era cercare volontari per far sì che la quarta classe prima non sia a tempo pieno (40 ore settimanali) ma a 30 ore, con due soli pomeriggi a scuola. La direttrice ha magnificato i vantaggi di quell’orario, con la possibilità di inserire un pomeriggio attività extracurricolari e di non allontanare troppo i bimbi dalla famiglia: una volta pressata ha però dovuto ammettere che sono in carenza di organico, che forse a novembre arriverà qualcuno in più e che se non si trovano quindici volontari saranno sì fatte quattro classi a tempo pieno, tagliando tutte le compresenze. Così ad occhio la soluzione finale sarà quella, a meno che non mettano in campo una quantità di mediatori culturali per spiegare ai genitori che non capiscono bene l’italiano cosa sta succedendo.

Poi c’è stato il problema delle deleghe per il ritiro dei bambini. Ho chiesto se c’erano i moduli – la prossima settimana, con un tempismo perfetto, Anna deve andare in Sicilia per lavoro – e mi è stato detto che c’erano sul sito della scuola. Tornato a casa ho controllato: non c’erano. Potevo segnalare la richiesta di una dieta per allergie o motivi religiosi; potevo chiedere la somministrazione di medicine; potevo autorizzare i bambini a tornae a casa da soli (a sei anni a Milano forse non è il caso); ma la delega che mi serviva non c’era. Così stamattina ho preso e sono andato in segreteria, che però non è nella scuola dei bambini ma a un chilometro e mezzo di distanza (per fortuna quasi sulla strada verso l’ufficio). Così stamattina ho inforcato la bicicletta e sono andato in segreteria.

Arrivo, salgo, chiedo il modulo, l’impiegato me lo fotocopia, poi si accorge che non era quello aggiornato, cerca di nuovo, fotocopia… e si blocca la fotocopiatrice. A questo punto arriva l’insegnante che gestisce l’offerta formativa, che avevo visto ieri, e si offre di andare giù a fare le fotocopie. Le dico “ok, allora scendo con lei così poi esco”; la risposta è “no, non si può, bisogna che vengano compilati su”. Passano cinque o sei minuti (avere un libro sul furbofono aiuta molto in questi casi), l’insegnante consegna il pacco di fotocopie e se ne va, e l’impiegato mi dà le mie quattro copie (due bambini moltiplicato due nonni) senza naturalmente firmare nulla. Alla mia domanda “una volta compilati li devo riportare qui?” la sua risposta è stata “mannò, li lasci alla sua scuola, li porteranno loro” (probabilmente alla scuola mi diranno l’opposto, ma almeno posso arrivare con bimbi e nonni e far vedere la documentazione alle maestre)

Non abbiamo ancora cominciato e sono già distrutto.
(ah: alla fine hanno fatto quattro classi a 40 ore, sembra che siano riusciti a ottenere un’altra persona)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-09 19:25

quando il PC non funziona

Quest’estate mi sono portato il portatile in montagna, pensando di collegarmi in tethering usando il telefono. Non ci sono riuscito. Rientrato a Milano, ho fatto ancora qualche prova e mi sono accorto che il problema non era tanto il tethering quanto la connessione wifi: si connetteva ma indicava “limited”, e se provavo a pingare un qualunque sito, anche semplicemente il router che mi aveva assegnato l’indirizzo IP e quindi era sicuramente visibile, mi arrivava come risposta “General Failure”. In effetti mi sono ricordato che era qualche mese che mi arrivava quel “limited”, ma non ci avevo fatto caso: il mio pc se ne sta sempre in studio, a due passi dal router e collegato via cavo ethernet alla rete.
Spegnere e riaccendere il pc, la prima regola dell’informatico, non serviva a nulla. Disinstallare e reinstallare il driver non ha dato risultati. Ho provato a cercare un driver più aggiornato ma il sistema mi ha detto che quella che avevo era la versione più recente. Ho guardato su internet e provato tutti i rimedi suggeriti, dal far ripartire winsock (e io che pensavo fosse defunto dalla versione 3.1!) all’eliminare l’interfaccia: nulla. Ho portato il pc in ufficio per fare qualche altra prova con un collega – la seconda regola dell’informatico dice “se non funziona spegnendo o riaccendendo il guaio può essere una cazzata che hai fatto: controlla con qualcun altro” – ma nulla da fare.
A questo punto ho chiamato l’assistenza: dopo un’ora al telefono per la parte software, nella quale mi hanno anche fatto aggiornare il BIOS, si è concluso che forse il problema era hardware. Ma la situazione era un po’ strana: come dicevo, il computer prendeva l’indirizzo IP dal router e tirava su l’interfaccia, ma poi non faceva nulla. Il giorno dopo è arrivato il tecnico con la schedina nuova: cambiata la schedina, sempre lo stesso risultato. A questo punto però il tecnico ha tirato fuori una chiavetta USB con una Ubuntu live, e la connessione appariva magicamente: giudizio finale, “il problema è software, reinstalli da zero il PC usando la partizione fantasma”.
Il pensiero di ripartire da Windows 7 e fare tutti gli aggiornamenti mi ha terrorizzato, così ieri sera, tornato a casa, mi ci sono rimesso di buzzo buono. Ho provato a fare un clean boot, togliendo tutti i servizi: a parte che qualcuno è comunque partito, la situazione era identica. Poi ho di nuovo disinstallato il driver: vedendo però che mi chiedeva “vuoi anche cancellare il file relativo?” ho provato a dire di sì, tanto peggio di così non poteva andare. A questo punto ho fatto una ricerca di nuovo hardware e mi ha rivisto la schedina; ho fatto un aggiornamento software che mi ha recuperato la stessa versione del driver che avevo già; e il wifi ora funziona di nuovo.

La mia ipotesi è che il file del driver fosse corrotto, e forzandone il download io sia riuscito ad avere una versione corretta. Ma se è così c’è un grave problema di base. I driver sono la parte più delicata di un sistema operativo. Possibile che per controllare il driver il sistema legga solo la versione e la data? Perché all’interno del file non c’è un checksum per verificarne l’integrità? Mah. Il risultato finale è sempre lo stesso, però: l’informatica non è una scienza ma un’arte.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-02 09:16

Previdenza complementare

Come tanti lavoratori dipendenti, sono iscritto a un fondo di previdenza complementare (chiuso, nel senso che sono quelli azienda-sindacato). In realtà ci metto solo l’1% del mio stipendio e una parte equivalente del TFR, e lo faccio solo perché così l’azienda ci deve cacciare anch’essa dei soldi che altrimenti non mi darebbe :-)

Quest’anno il fondo ha deciso di cambiare gestore: questo è significato per me dover cambiare password, e per farlo cercare il mio numero di iscrizione. Il 17 luglio scrivo perché non riesco a trovare il mio codice di iscrizione nelle comunicazioni dove secondo loro c’era: mi rispondono oggi pomeriggio dicendo di contattare il call center, cosa che non ho potuto fare perché me ne sono accorto troppo tardi. Però con un minimo di furbizia ho trovato un altro documento con quel maledetto codice e così sono entrato.

Bene, anzi male. L’anno scorso il mio comparto (“prudente”, gli investimenti sono 75% obbligazioni e 25% azioni) ha avuto una crescita dell’8%, cosa che mi ha stupito molto positivamente. E quest’anno, col nuovo gestore? Nei primi sei mesi il comparto si è mosso dello 0,03%. In negativo. In pratica ho perso 50 euro (e già qui non so come si facciano i conti, perché capisco i 21 della quota di iscrizione annua ma la differenza del controvalore dovrebbe essere di 11 euro, non di 29). Forse che il cambio di gestore non è stata una grande idea?

Ultimo aggiornamento: 2015-08-14 17:31

Il problema del rientro

Ieri sera sono tornato da una settimana passata a Usseglio dalla mia mamma. Il vero problema non è stato il caldo – anche perché poi da stanotte è cominciato a diluviare e la temperatura si è abbassata di molto. Il vero problema è stato che dieci minuti dopo che sono entrato in casa ho iniziato a grattarmi per le punture di zanzare tigre.
Tra l’altro ieri pomeriggio mi sono fermato qualche ora a Torino, e mica sono stato punto. Com’è ‘sta storia? È tutta colpa di Pisapia?

Ultimo aggiornamento: 2015-08-10 10:54

Moderatore di assemblee condominiali

[pusherman]Quelli di IndagineLast si divertono a fare dei test sui cui risultati ci marciano per un po’. L’ultimo (che in realtà serviva loro per vedere qual è il gradimento rispetto al Jobs Act, ma senza che i tapini se ne accorgessero) finiva col selezionarti il lavoro per cui tu saresti tagliato. A me è uscito fuori “Moderatore di assemblee condominiali”, anche se nelle condivisioni esce un “Pusherman” molto meno piacevole.

Ma mi vedete a moderare un’assemblea condominiale?

Ultimo aggiornamento: 2015-07-17 13:44

blackout

Dall’ora di pranzo è la terza volta che la corrente salta per qualche istante.
(anzi no, la quarta)

Ultimo aggiornamento: 2015-07-06 16:43