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È il momento giusto per la webtax!

Premessa: ci possono essere tantissimi motivi, legali oppure pratici, per cui la mia proposta sia insensata. Non mi offendo se me li spiegate nei commenti.

In queste settimane molti negozi fisici sono chiusi per semilockdown. In altri i reparti non alimentari sono transennati per non far comprare: sabato scorso, mentre ero all’Esselunga, ho scoperto per esempio che non si potevano comprare gli aghi da cucito. Poi sono abbastanza convinto che se proprio li avessi voluti e fossi passato a una cassa automatica me li avrebbe passati, ma il principio è chiaro. Meno chiaro il principio per cui io non possa comprare le candele per l’avvento in un negozio, ma possa comprarle online da Amazon. (Ah, non c’entra nulla, ma ho scoperto che esistono persino le candele per l’avvento “tre viola, una rosa”, e non tutte rosse come quelle usuali. Credo che siano ben pochi anche i cattolici che sappiano il motivo della candela rosa).

Da qui nasce la mia idea meravigliosa. Se i negozi fisici non possono tenere aperto e quelli (grandi) online hanno fatto un boom, perché non sfruttare l’occasione per implementare finalmente una web tax? Sì, mi è chiaro che colpirebbe anche il negozietto che ha messo su il suo sito (o si è appoggiato al marketplace Amazon). Ma non dovrebbe essere una cosa impossibile da gestire, e si può anche immaginare un’esenzione sotto un certo fatturato annuo. O no?

alla faccia della gradualità


Ieri sera (19 novembre, ore 21:45) mi è arrivata una mail dal comune di Milano con titolo “Cancellazione utenze obsolete al sito del Comune di Milano” e testo mostrato qui sopra.

Tutto vero: uso SPID per autenticarmi al sito del comune, e non è che mi serva l’account locale – che poi, visto che lo usavo sì e no una volta l’anno, aveva sempre la password scaduta. Però quattro giorni (scarsi) di preavviso mi sembrano ben poco graduali…

Amazon ora stampa libri anche in Italia?


Se siete attenti lettori delle mie notiziole, vi ricorderete che un paio di anni fa, in occasione dell’uscita di Scimmie digitali, avevo notato come in certi casi Amazon stampasse in proprio le copie di un libro, anziché farsele arrivare dalla stamperia scelta dall’editore. Non so se vi avevo raccontato che qualche anno fa – prima che uscisse l’edizione 2020 di Matematica in pausa caffè – la prima edizione era esaurita ma in teoria, se proprio qualcuno ne avesse voluta una copia cartacea, sarebbe appunto arrivata in print-on-demand. Di per sé stampare un libro in questo modo costa un po’ di più (il doppio?) che con il classico offset, ma in certi casi può convenire. E a quanto pare conveniva così tanto che le copie stampate da Amazon arrivavano dall’UK e dalla Polonia.

Bene. La scorsa settimana ho ordinato il libro di Leonardo sulle classifiche dei Beatles. La prima tiratura era evidentemente esaurita, e così mi era stata segnata una data di consegna stimata dal 6 al 24 novembre. Poi a inizio settimana improvvisamente la data è stata anticipata a lunedì 2 novembre, poi a domani; alla fine mi è arrivato oggi. Ho immaginato che Arcana avesse deciso di affidarsi al print on demand, e così ho controllato l’ultima pagina e letto quanto riportato su. È vero che di per sé il libro potrebbe anche essere stampato all’estero e semplicemente importato da Amazon Italia Logistica Srl, visto che non c’è scritto il luogo: però mi pare strano che sia così. Insomma, a quanto pare sta diventando economico stampare al volo libri persino in Italia. Chi l’avrebbe mai detto?

(In realtà so che Mondadori lo fa da qualche anno, e immagino che l’attuale Gedi con Il mio libro lo faccia da una quindicina d’anni. Ma lì parliamo comunque di editori)

Ultimo aggiornamento: 2020-10-29 12:22

Amazon antiPrime

A casa nostra è Anna che ha l’abbonamento ad Amazon Prime. (Purtroppo a differenza degli USA non esiste l’account familiare). Questo significa che faccio comprare a lei tutte le cose che mi servono. Ieri, dovendo uscire a recuperare una coperta dalla lavasecco, le chiedo se ci sono problemi con l’arrivo dei corrieri, e lei mi fa “no, ho fatto accorpare tre consegne a lunedì prossimo e mi hanno dato due euro di sconto sul prossimo ordine”.

La logica di Amazon è abbastanza chiara: un solo viaggio anziché tre la fa risparmiare. Anche il traffico è contento, e visto che tanto non era roba che ci serviva al volo non c’è problema ad aspettare qualche giorno. Mi chiedo solo però come la cosa funzioni con la loro logistica interna. Riescono a fare un just-in-time con gli arrivi al magazzino? Hanno magazzini così grandi che possono permettersi di tenere per qualche giorno della roba? Anna è un cliente di test per capire come cambiare Prime?

Come mai ci sono così tanti calciatori positivi al coronavirus?

La notizia che Cristiano Ronaldo è risultato positivo a SARS-Cov-2 – prontamente rilanciata da Lercio… – mi ha fatto pensare. Come mai ci sono così tanti contagi tra i calciatori professionisti? Le possibilità che mi vengono in mente sono le solite. A loro fanno molti più tamponi e quindi è più facile scoprire qualcosa, ma questo non collima con la scarsa diffusione generale tra la popolazione; più facile che in allenamento e nelle partite ci siano più contatti di quanto si pensi.

C’è anche l’ipotesi “i calciatori non sono geneticamente in grado di seguire le regole per evitare il contagio” che mi piacerebbe usare :-), ma l’ipotesi cozza col fatto che anche nel ciclismo ci sono molti casi, e un ciclista professionista in una grande gara a tappe non ha la forza di fare null’altro. La cosa mi preoccupa, perché potrebbe darsi che l’attività fisica pesante aumenti la probabilità di avere difese immunitarie più basse nei confronti del coronavirus. Ricordate il paziente zero italiano che era un maratoneta ancorché dilettante? Non so se siano stati fatti studi al proposito, ma voglio rassicurare i miei ventun lettori: in ogni caso io non rientro in quella categoria…

non bastavano le lettere normali?

Questi sono gli orari di ingresso di una scuola media milanese (no, non quella dei gemelli). Io capisco che il nome della classe è una semplice etichetta e non ha nessun significato pratico: ma qualcuno mi riesce a spiegare perché quest’anno hanno deciso di chiamare due classi prime “alfa” e “beta” anziché “A” e “B”? (che l’ultima prima sia “C” ha senso: fosse stata “gamma”, qualcuno si sarebbe sicuramente chiesto perché non si usava la lettera C…)

Il Codacons si dedica alle piste ciclabili!

È tanto che non parlo del Codacons. Ho anche una vita, sapete com’è. Ma ho appena scoperto che hanno presentato un esposto in procura contro la pista ciclabile in corso Buenos Aires. (Per par condicio mi pare corretto segnalare la gioia dei giornali di destra).

Ma qual è il problema? Si tolgono parcheggi? Si toglie spazio alle auto? No, quello sarebbe troppo facile e forse oggidì nemmeno accettabile da molti. Ecco quanto riportato:

«Non basta decidere di voler fare una pista ciclabile e tracciare sull’ asfalto con la vernice delle linee che dividano la carreggiata dalla ciclabile, tra l’altro senza alcuna delimitazione vera e propria, perché così facendo si mettono in pericolo le vite dei ciclisti e di coloro che vi transitano.»

Perfetto. Fate un bel respiro, mettete in moto il vostro neurone e pensate a cosa succedeva ai ciclisti che pedalavano per corso Buenos Aires prima del tracciamento della corsia ciclabile. (Garantisco che c’era chi lo faceva, e d’altra parte non c’era alcun divieto). Evidentemente, secondo l’illuminato pensiero del Codacons, in quel caso il ciclista era al sicuro perché in mancanza di spazio riservato egli produceva un’aura che teneva lontano le automobili… Vabbè, non c’è da stupirsi che dati questi ragionamenti l’ex eterno vicesindaco De Corato abbia gioito.

Tutto questo è però normale. La vera notizia è un’altra: leggendo l’articolo di Repubblica, pare che il presidente Codacons non sia più Carlo Rienzi! Mi sa che la cosa sia un po’ esagerata, nel senso che a quanto sembra c’è un collegio di presidenza e Rienzi continua a farne parte. Però converrete con me che quella sì che è una modifica epocale…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-02 11:50

Anche i centesimi contano

Dopo che entrò in corso l’Euro, Bernardo Caprotti decise che le monete da 1 e 2 centesimi rendevano solo più complicata la vita, e così decise di arrotondare per difetto gli scontrini. In pratica, se il totale era 10 euro e 29 centesimi si pagava solo 10,25. Come dicevo, Caprotti avrà fatto un po’ di conti e deciso che il risparmio di tempo alle casse era maggiore di quei centesimi. Lo sconto funzionava però anche con i pagamenti elettronici.

Ieri sono andato a comprare alcune cose all’Esselunga, oltre che ritirare due libri di scuola dei gemelli; pagando con Satispay ho scoperto che – non so da quanto, credo solo da qualche giorno – nel caso di pagamenti non in contanti questo sconto è stato abolito. Nulla di illecito e nemmeno di illogico: anzi mi sarei aspettato che fosse sempre stato così visto che il tempo impiegato è esattamente lo stesso. Ma quanto valeva questo sconto? Ho provato a fare qualche conto spannometrico.

In media lo “sconto centesimi” è di 2 centesimi per scontrino. Giuseppe Caprotti mostra che nella settimana di Natale del 2003 furono battuti 2 milioni di scontrini; la settimana forse non è tipica e sicuramente in più di 15 anni il numero di negozi è aumentato, ma possiamo stimare un totale di 100 milioni di scontrini all’anno. Un altro modo per fare il conto è vedere che il valore delle vendite 2019 è stato di 8,1 miliardi mentre lo scontrino medio è di 47 euro, il che dà un numero di scontrini annui intorno ai 170 milioni. Prendiamo insomma 150 milioni come stima. Infine, secondo la Banca d’Italia i pagamenti in contanti nei negozi corrispondono all’87% del totale: ma oltre ai supermercati ci sono anche panetterie, tabaccai e simili dove il pagamento non in contanti è la norma. Quindi possiamo supporre che nei supermercati ci sia un 40% di pagamenti elettronici.

Fatti i conti, avremmo 60 milioni di pagamenti fatti con strumenti elettronici che per moltiplicati per 2 centesimi danno 1,2 milioni di euro di ricavi in più l’anno (su un totale di 8,1 miliardi, ricordo). Diciamo che siamo sull’ordine di grandezza del milione. È tanto? È poco? Decidete voi. Sicuramente Paperon de’ Paperoni non si lascerebbe sfuggire questa opportunità :-)