Avete presenti gli utensili di plastica neri? Un articolo pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista Chemosphere ha sollevato pesanti dubbi sulla loro tossicità, e la notizia è balzata subito sulle prime pagine dei media americani. Da noi non ho visto nulla, ma non significa molto. Abbiamo avuto titoli come “Quegli utensili di cucina così carino potrebbero stare per avvelenarvi, dice uno studio. Ecco che dovete fare”, dal L.A. Times. Molti americani hanno buttato via i loro utensili.
Lo studio spiegava che quella plastica è riciclata a partire da rifiuti elettronici che arrivano soprattutto dalla Cina (paradossalmente, non si riesce a riciclare automaticamente la plastica nera perché le macchine che distinguono i vari tipi di plastica funzionano a infrarossi, e la plastica nera li assorbe), che provengono da apparecchiature trattate con ritardanti del fuoco.
Lo studio stima che usare utensili contaminati può causare un’assunzione media di 34700 nanogrammi al giorno di etere di decabromodifenile, noto come BDE-209. La dose di riferimento stabilita dalla agenzia per la protezione dell’ambiente americana è di 7000 nanogrammi per chilogrammo di peso per giorno. Un adulto di 60 kg non dovrebbe pertanto assumere più di 42000 nanogrammi al giorno, e solo con quegli utensili ci si arriva quasi.
Avete capito qual è il piccolo problema? Come scritto dal National Post, è un banale errore matematico. Se moltiplichiamo 7000 per 60 otteniamo 420000, non 42000. Quindi l’assunzione è sotto il 10% della dose di riferimento: qualcosa a cui fare attenzione, ma non così pericoloso come sembrava.
Eppure l’autore principale dell’articolo, che alla fine ha dovuto preparare una rettifica, continua a dire “è importante notare che [questo errore] non impatta i nostri risultati.” Se lo dice lui…
La parte più propriamente matematica è però quella finale dell’articolo, dove Joe Schwarcz, direttore del McGill University’s Office for Science and Society, fa una considerazione molto banale: perché mai bisognava indicare la dose di riferimento in nanogrammi? I numeri che escono sono molto grandi e poco riconoscibili. Se la dose di riferimento fosse stata indicata in [EDIT] 7 microgrammi per chilo di massa al giorno e quella trovata negli utensili a 34,7 microgrammi al giorno, ci si sarebbe subito accorti dell’errore…
(immagine presa da SVG Silh)
Ultimo aggiornamento: 2024-12-18 18:06
Quindi, se capisco bene il senso matematico della notizia, è meglio ingrassare in modo tollerare una dose di macabrofenil-quello-che-è più alta.
Mi chiedo però se mangiando gli utensili da cucina si ingrassa (e quindi va bene) oppure se si superano le dosi consigliate di prodotti tossici (e quindi va male). Speriamo che la EU lo spieghi meglio nell’apposito regolamento.
“Se la dose di riferimento fosse stata indicata in 70 microgrammi per chilo di massa al giorno e quella trovata negli utensili a 34,7 microgrammi al giorno, ci si sarebbe subito accorti dell’errore…”
Non sono 7 microgrammi per chilo di massa?
chi di equivalenze ferisce… :-(
Grazie, correggo!
“perché mai bisognava indicare la dose di riferimento in nanogrammi e non in microgrammi?”
Direi perché gli americani non hanno alcuna familiarità con il sistema metrico decimale (a parte chi lavora in ambito scientifico) e questa possibilità non sarà proprio venuta in mente al giornalista autore dell’articolo.
però qui non è un problema di unità di misura imperiali o no. È proprio che con i numeri grandi ci si sbaglia facilmente, ed è per quello che se proprio si hanno da usare i numeri grandi è meglio usare la notazione scientifica (che poi ha i suoi inconvenienti, perché non è facile capire che tra 1010 e 1013 c’è un fattore 1000…)
“perché mai bisognava indicare la dose di riferimento in nanogrammi e non in microgrammi?”
Il motivo è che gli standard di riferimento (per quel tipo di sostanze) usano i nanogrammi come unità di misura. Non c’è alcun tipo di ragionamento dietro, solo una mera applicazione di un criterio.
Aggiungo anche che la scelta dei nanogrammi è stata fatta ai tempi perché si pensava (a ragione…) che fosse importante (per la salute umana) misurare la presenza di determinate sostanze anche in concentrazioni molto basse perché il tempo di ritenzione nel corpo umano è molto lungo, e l’accumulo delle stesse viene molto favorito. Ai tempi inoltre c’era molto meno inquinamento e quantitivi bassi: ora le cose sono cambiate molto in peggio, e con esse l’aumento vertiginoso dei tumori.
l’unità di misura è irrilevante sulla definizione di quantità. Se l’assunzione di riferimento è 7 microgrammi, non è che sembri di meno che 7000 nanogrammi.
E’ irrilevante per la definizione, ma rilevante nel contesto come giustamente hai fatto notare, è più facile sbagliare sui numeri degli zeri. Rimane il fatto che appunto il metro è stato tarato verso il basso perché occorreva essere “sensibili”.