L’attenzione della sanità

cartello "ospedale" Mia mamma soffre da anni di una forma di Parkinson, tenuta più o meno a bada dai farmaci. A fine febbraio è caduta in casa, dove viveva da sola, e si è rotta quattro costole: è stata ricoverata due mesi abbondanti tra ospedale e riabilitazione, ora è tornata a casa (con una badante h24) ma i suoi movimenti sono ancora più incerti.
Come dicevo l’altro giorno, questa settimana sono su da lei a fare il sostituto badante e tra le altre cose le devo dare le medicine. Ho guardato l’elenco lasciato dalla casa di cura e mi sono reso conto che c’erano cose che non andavano per nulla: avevano aggiunto un antidepressivo a nostra insaputa, ma soprattutto avevano dimezzato la dose del farmaco per il Parkinson e tolto la cardioaspirina. Poiché lunedì sarebbe passata l’infermiera ho aspettato per parlare con lei, che mi ha detto che in effetti la cosa era strana e avrebbe guardato in ospedale; martedì poi il medico di base passava qua nel paesino montano, è stato preallertato della mia visita, ha guardato il tutto e mi ha detto che avevano tolto la cardioaspirina perché nei primi giorni doveva prendere ancora dell’eparina, e che non aveva idea del motivo per cui avessero dimezzato la dose del farmaco per il Parkinson.

Io purtroppo mi sono dovuto fare un minimo di cultura sul campo per i miei problemi fisici e quindi mi sono potuto accorgere del problema; ma mi chiedo come sia possibile che capitino cose del genere, considerato che una cartella clinica dovrebbero ben averla consultata… (no, non c’ero io alla dimissione, ma mio fratello, io stavo arrivando da Milano ma l’hanno mandata via un’ora prima del previsto) D’altra parte la struttura riabilitativa che l’ha dimessa non è pubblica ma privata convenzionata: evidentemente costa troppo fare un minimo controllo in fase di dimissione.

2 pensieri su “L’attenzione della sanità

  1. Da quel che mi racconta chi ha avuto genitori o parenti anziani ricoverati, quella di dare antidepressivi o altro per tenere tranquilli i pazienti durante il ricovero ormai è una prassi, anche dovuta alla scarsità di personale, ma se ne accorge solo chi controlla il tipo di medicinali che devono continuare a prendere dopo le dimissioni perché non viene chiarito esplicitamente.

    • Taciamo per amor di patria sugli antidepressivi. Il fatto è che nella lettera di dimissione c’era per esempio scritto “paracetamolo se ha ancora dolore”, il che ha senso; “eparina ancora per una settimana”, il che ha anche senso, ma a questo punto aggiungi anche “cardioaspirina una volta terminata l’eparina”, oppure direttamente “riprendere la cura precedente”. Nella cartella clinica c’era scritto che il Sinemed era da prendere tre volte al giorno una pastiglia e mezzo: perché mi scrivi due volte al giorno una pastiglia?

I commenti sono chiusi.