i contorsionismi di Maurizio Molinari

dall'incipit dell'articolo di Molinari Ieri Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (nonostante tutto il secondo quotidiano italiano) ha scritto un fondo intitolato “I tre fronti aperti dalle fake news”. E va bene, direte, è giusto che un giornale serio prenda posizione contro le notizie fasulle.

Peccato che il primo pericolo che Molinari vede nelle fake news è verso… «la proprietà intellettuale dei contenuti, ovvero al copyright». Prima di proseguire, faccio sommessamente notare come proprietà intellettuale e copyright sono due cose distinte. A parte le licenze di copyleft come quella che usa Wikipedia, io posso rilasciare nel pubblico dominio quello che ho prodotto, e quindi il copyright per definizione non c’è; ma la proprietà intellettuale resta mia perché per la legge italiana è inalienabile. Uno si aspetterebbe che il direttore di un grande quotidiano avesse ben chiara questa differenza: evidentemente mi sbaglio. Ma il testo continua in modo peggiore.

Molinari infatti scrive (qui correttamente) «Ogni giornalista, e più in generale ogni persona, è titolare dei contenuti che crea e, eventualmente, diffonde su ogni piattaforma.» Poi però prosegue così, con grave sprezzo delle regole grammaticali italiane sulla divisione in frasi:

È un pilastro della credibilità della libertà di informazione perché ha a che vedere con la responsabilità personale, in ogni sua possibile declinazione. Dalla necessità di far fronte ad ogni conseguenza fino alle opportunità economiche che il copyright può offrire. Dunque, chi si appropria illegalmente di contenuti altrui, li copia e ripropone come se fossero propri o li diffonde senza autorizzazione commette una grave infrazione che genera danni intellettuali ed economici. Oltre ad essere la possibile genesi di falsità e inganni di ogni genere. Da qui la necessità che il diritto d’autore venga protetto con severità nella realtà digitale come già avviene in quella fisica, declinando online le norme dello Stato di Diritto in ogni legislazione nazionale.

Io posso capire che Repubblica, come tutta la carta stampata in Italia ma non solo, sia in crisi e abbia bisogno disperato di soldi. Sono anche felice che evidentemente a Repubblica si siano resi conto che forse le loro – ma non solo loro – gallerie di immagini “prese da Twitter” contenevano materiale protetto dal diritto d’autore e quindi anch’essi avrebbero dovuto essere puniti con severità. (Tra l’altro, ci sono ancora quelle gallerie? Non è che io guardi più molto il loro sito. Ho scoperto l’esistenza di questo articolo da Morning e sono andato su MLOL per leggerlo sull’edizione cartacea). Ma non riesco assolutamente a capire quali possano essere le “falsità e inganni” che possono capitare se uno ruba il materiale altrui… a meno naturalmente che il giornalista abbia effettivamente scritto delle fake news, e quindi prenderle e diffonderle ancora di più aumenta la possibilità che vengano credute.