Discreto o continuo?

copertinaHo letto il libro di Daniele Caligiore IA – Istruzioni per l’uso. Non mi è piaciuto molto, ma ne parlerò un altra volta: qui volevo commentare una frase che ho trovato interessante soprattutto per quello che sottintende. Caligiore scrive a pagina 39:

ll problema dell’informazione complessa del mondo reale non è che non possa essere espressa in forma binaria, ma che può non esserlo in forma discreta. Binario o base 10 sono la stessa cosa.

La seconda frase è del tutto corretta: dal punto di vista teorico, lavorare in base 2 o in base 10 non cambia nulla. Occhei, lavorando con calcolatori finiti i numeri (“di macchina”) esprimibili in base 2 non sono gli stessi esprimibili in base 10, almeno se si usa una codifica a virgola mobile: ma non è molto importante. Quello su cui vorrei discutere è se davvero esistono fenomeni che possono essere espressi solo in maniera continua.

La mia prima osservazione è che il verbo usato da Caligiore non è corretto: quello che vogliamo davvero sapere è se l’informazione complessa del mondo reale non possa essere trattata in forma discreta. La differenza è enorme, non tanto per il “discreta” anziché “binaria”, come ho detto sopra, ma per il verbo usato. Noi non vogliamo entrare nelle diatribe se lo spazio e il tempo sono discreti o continui, diatribe che hanno alle spalle due millenni e mezzo di filosofia e mezzo secolo di fisica (se la distanza e il tempo di Planck sono le minime misure esprimibili con le attuali teorie fisiche, non è chiaro se esista qualcosa al di sotto di esse). Vogliamo semplicemente capire se possiamo usare un formato digitale e ottenere dei risultati pratici sensati. In fin dei conti, poi, l’uso di equazioni nel campo continuo per modellare le informazioni fisiche nasce con Galileo. È ovvio che il continuo era già considerato in passato: pensate al sistema tolemaico con cicli ed epicicli per rappresentare le orbite terrestri: ma il movimento era pensato come geometrico e non analitico, tanto che poi si usavano le tavole numeriche per ottenere il risultato originale.

Passiamo dunque alla domanda davvero importante, almeno per me. L’informazione del mondo reale può essere trattata in modo digitale? Caligiore sa sicuramente che i nostri neuroni lavorano in modo discreto: sotto una certa soglia di input non fanno nulla, sopra di essa lanciano una scarica. E sa ancora meglio che i modelli di IA che abbiamo adesso scimmiottano questo comportamento con neuroni virtuali il cui input può tecnicamente essere definito continuo (i pesi sono numeri di macchina semplicemente per le limitazioni hardware, ma sono da intendersi come approssimazioni di numeri reali) ma che hanno un output essenzialmente discreto. Si potrebbe trattare meglio l’informazione del mondo reale in modo analogico? In linea di principio può darsi. Ma dire che potrebbe darsi che sia impossibile trattarla in modo digitale significa che nemmeno noi esseri umani possiamo trattarla, il che di nuovo è di per sé possibile ma sicuramente preoccupante per le nostre speranze di capire il mondo. Quello di Caligiore mi sembra insomma un non-problema, o se preferite una frase a effetto buttata lì…

2 pensieri su “Discreto o continuo?

  1. mestessoit

    Anche secondo me sembra una frase ad effetto.

    Ultimamente sto studiando parecchio la questione dell’IA, sia per personale diletto sia per prepararmi allo tsunami regolatorio UE dell’anno prossimo, e posso dire che conosciamo piuttosto bene il funzionamento “a basso livello” dei neuroni, la cui versione semplificata è andata a finire nel modello Warren Mc Culloch/Walter Pitts che è quello sostanzialmente in uso oggi nei programmi di IA. Conosciamo decisamente meno come funzioni (come vengono risolte nella rete neurale) diverse funzioni base, non dico la visione che sarebbe il top, ma non siamo minimalmente in grado di sapere neppure come funzioni genericamente un processo di recupero dalla memoria “profonda”. In generale io posso dire che ne sappiamo troppo poco per risolvere dubbi ben più semplici di quello cui l’autore allude, figuriamoci il resto. Calerei un pietoso velo, direi.

    Considerato che il Mulino è una casa editrice seria però, mi viene da dubitare sul resto del libro…devo abbassare il suo rating?

  2. Bubbo Bubboni

    La questione sembra due righe obsoleta. Ma, forse, sul noto sito di ecommerce sono esaurite le schede di sviluppo per farsi un computer quantico e partire alla conquista del mondo con lo scolapasta in testa? Nel caso ho visto che le schede si trovano anche sui noti siti cini, pure usate…

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