Chi dice che il governo Meloni sta anche facendo cose buone ha una nuova freccia al suo arco: la piattaforma Itsart, una delle tante idee meravigliose di Dario Franceschini, verrà chiusa.
Le malelingue diranno che è un altro attacco governativo alla cultura, ma in questo caso la situazione è ben diversa. Nata come “la Netflix italiana” un anno e mezzo fa, nel 2022 ha avuto costi per quasi otto milioni e ben 245000 euro di ricavi, né si vedeva una strategia all’orizzonte (che fosse anche semplicemente regalare abbonamenti per convincere la gente a provarla e magari trovarla interessante). Non credo la rimpiangerà nessuno.
Il vero problema è che sia l’apertura della suddetta agenzia, sia la sua chiusura, non risponde ad una logica di vera politica (nel senso di gestione e visione a lungo termine) ma a semplici opportunismi particolari. Itstat era una creatura di Franceschini, governata da amichetti suoi e per questo motivo è stata chiusa, mica per le perdite o gli scarsi ricavi, o la sua (in)utilità…e quando il PD ritornerà, farà lo stesso con un ente omologo fratellitaliota. Senza alcuna visione se non il proprio portafoglio.
Io ci ho guardato, gratis, il concerto de “La Rappresentante di Lista” fatto nel nostro Pavaglione con il Ravenna Festival l’estate scorsa.
Vorrà dire che non mi arriveranno più pubblicità inutili.