Ora che le acque si sono un po’ calmate provo a dare i miei giudizi personali su come partiti e leader si sono giocati le proprie carte. Se ne salterò qualcuno è perché non mi veniva proprio in mente, quindi con ogni probabilità è irrilevante :)
Meloni: quando sei in vantaggio, l’importante è non scomporti in vista del traguardo: Meloni in questo è stata brava. L’Italia è sempre stata un paese di destra, anche se non questa destra: alla fine la capa è riuscita a nascondere abbastanza le proprie idee e darsi una patina di rispettabilità, anche se non di competenza, aiutata in questo dai media. Vedremo cosa riuscirà a fare ora: la maggioranza è relativamente ampia, gli alleati sono stati prosciugati da FdI e quindi sono deboli, con l’Europa una quadra la si può sempre trovare lontano dalle telecamere. Voto: 9
Salvini: crollo verticale. Mi sarei aspettato il 12%, non il 9%. La sua hybris dimostra che in politica vale ben poco: ricordate il Papeete, quando ha fatto cadere il governo convintissimo di andare al voto e senza capire che i pentastellati pur di non tornare a casa si sarebbero alleati anche col diavolo? Ecco, da lì la china discendente è continuata. Non so se l’idea di far parte del governo Draghi sia stata sua o dell’area governativa della Lega: in ogni caso non puoi sperare di fare un partito di lotta e di governo, e persino al nord a questo punto hanno preferito FdI che almeno era più coerente. Voto: 2
Berlusconi: accanimento terapeutico. Forza Italia era completamente allo sbando, lui biascica ormai in modo quasi incomprensibile, eppure nell’ultimo mese è riuscito a fermare l’emorragia di consensi. Certo, il partito è ormai alla frutta. Però resta lì. Voto: 6–
Noi Moderati: irrilevanti. Può darsi che in alcune realtà locali abbia un certo seguito, ma a livello nazionale semplicemente non esistono. Senza voto.
Letta: carisma negativo. Viene quasi da rimpiangere Bersani (no, Veltroni no). Brave persone, ma tendenzialmente dei mediani, non certo delle punte. La campagna era anche partita bene, con quello SCEGLI che aveva fatto puntare i riflettori sul PD. Poi però c’è stato l’inesorabile declino. Se il tuo punto di forza dopo più di vent’anni è ancora “votate noi perché è l’unico voto utile”, non puoi stupirti che gli elettori sceglgano un voto inutile. I tre punti percentuali persi in nemmeno un mese lo dimostrano. Voto: 4
Sinistra italiana + Verdi: hanno raggiunto il quorum, l’obiettivo minimo. Non hanno fatto prativamente nulla di più: non che ce lo aspettassimo. Bonelli, questo sconosciuto. Voto: 6
+Europa: non raggiunge il quorum, Bonino è fuori, sopravvivono solo perché i cari vecchi radicali sono dei furbi di tre cotte e si sono fatti dare due dei pochi collegi sicuri (Milano centro e Torino centro). Voto: 5
Impegno civico: non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo dell’1% per portare acqua alla coalizione (non che c’entrassero qualcosa con gli altri). Di Maio non è riuscito a farsi eleggere a casa sua, e non dico altro. Voto: 1 (tranne che per l’inossidabile compagno BR1, che ancora una volta si è infriccato nel posto giusto. A lui un bel 10)
Conte: mi scoccia dirlo, ma ha azzeccato la campagna elettorale. Avevo dato M5S come residuale: invece si è infilato nella ridotta del sud, ha tirato fuori le sllite sirene dell’assistenzialismo, e con un colpo di coda ha recuperato – immagino al PD – tre punti percentuali. La fine è rimandata, ma con un camaleonte così tutto può succedere. Voto: 7
Calenda: bagno di realtà. A differenza di Renzi (voto: 8), che è stato abbastanza sveglio da mantenere un profilo basso – chissà che fatica che ha fatto! – e si è portato a casa il suo risultato, Calenda ha continuato a fare il Calenda per tutta la campagna elettorale, sperando di fagocitare Forza Italia assieme a metà della sua classe dirigente, fregare anche qualche voto al PD, e superare di botto il 10%. C’è andato ben lontano, e valgono le stesse considerazioni su Salvini. Voto: 3
Paragone: il quorum non lo vede neppure col binocolo. Siamo un paese di destra, ma non ancora del tutto rincoglionito. Italexit esiste solo perché fa comodo ai media. Senza voto.
De Magistris: esattamente come sopra, con la differenza che Unione Popolare fa comodo ai battutisti. Senza voto.
Chi è il compagno BR1?
Bruno Tabacci, democristiano di ferro.
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