[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Leggendo questo libro, ho finalmente capito perché a me il cyberpunk non piace. Banalmente, molti autori pensano che sia sufficiente aggiungere nanobot, ambienti post-apocalittici, un lessico pieno di abbreviazioni più o meno comprensibili e roba simile per costruire un racconto. Mah: più che altro puoi riempire un po’ di pagine, ma nulla più. Tanto per dire, ho abbandonato vari racconti, cosa che non faccio praticamente mai: “Tabula Rasa” di Danie Ware mi era assolutamente incomprensibile, per esempio. Alcuni racconti meritavano un po’: “Assets” di Keith Brooke ed Eric Brown, “The Still Small Voice” di Louise Carey, ci sarebbe stato anche “A Game Of Clones” di Justina Robson, se solo avesse aggiunto un po’ di profondità. Insomma, potevo tranquillamente farne a meno.
(Michael Cobley (ed.), Night, Rain, and Neon : All New Cyberpunk Stories NewCon Press 2022, pag. 318, € 5,75, ISBN 9781914953224)
Voto: 2/5
Già il titolo rimanda a cliché talmente triti da far suonare un campanello d’allarme