Che Marina Berlusconi si faccia intervistare da Minzolini con la scusa dei dati di bilancio di Mondadori (buoni, a quanto pare) e si metta a parlare della guerra in Ucraina è sicuramente una notizia. Che affermi «Qui non possiamo che stare da una parte precisa: quella di un popolo aggredito e dei valori del mondo democratico cui appartiene, e contro un aggressore che in realtà ha dichiarato guerra a tutto l’Occidente, alla sua identità e alla sua cultura» è un’altra notizia. Poi è ovvio che l’anima imprenditrice non si smentisce, e aggiunga subito che «nessuno ha intenzione di censurare nessuno. Non dico il povero Dostoevskij, che peraltro Putin avrebbe già seppellito a vita in Siberia. Ma nemmeno i più insinuanti paladini delle ragioni degli invasori.», ed è sempre una figlia e quindi dica che suo padre «ha fatto e ha detto le cose giuste al momento giusto.» anche e soprattutto riguardo a Putin.
Quello che mi chiedo, invero abbastanza oziosamente, è se l’intervista serva semplicemente a marcare il territorio, liberando da questo fardello il fratello Piersilvio che sarebbe stato molto più in imbarazzo – immagino che ci siano filoputiniani nei talk show Mediaset – oppure ci saranno anche delle ripercussioni pratiche: nulla di eccezionale, naturalmente, ma libri più schierati. Diciamo che mi aspetto quale sarà la risposta.