Correggendo un libro su Wikiquote, ho trovato questa quartina scritta dal poeta triestino Giulio Piazza a proposito dell’irredentismo triestino:
Lassè pur che i canti e i subii
E che i fazzi pur dispeti:
Nella patria de Rosseti
no se parla che italian!
Non so voi, ma io – che sono di madre liventina e padre patavino, e quindi sono abituato al veneto) ho dovuto cercare il significato del verbo “subiar” (per i curiosi fischiare, zufolare). Diciamo che “no se parléa massa italian”…
Ultimo aggiornamento: 2022-04-11 11:28
pure quella e’ una cosa da terminare. Ci vorrebbe un nuovo D’Annunzio per ridarci la nostra terra.
Molto interessante! Mi era già capitato di sentirmi dire che, nel periodo della Repubblica di Venezia, fosse abitudine usare “italiano” per riferirsi al fiorentino con cui venivano redatti alcuni documenti ufficiali. Qui invece succede proprio il contrario!
Per quel poco che ricordo, per alcuni secoli “italiano” era un termine generico per le lingue neolatine della penisola italiana. Qualche mese fa leggevo le laude di Jacopone da Todi, e anche se la versione che ci è arrivata è stata piuttosto fiorentinizzata si sente che ci sono termini non standard (che spesso si capiscono pensando al latino). Qua “subiar” arriva probabilmente da “sibilare”, ma non ci ero arrivato.
All’università mi capitò di aiutare una ragazza napoletana che doveva studiare i testi di Ruzante, e lì mi serviva pronunciare ad alta voce per capire cosa diceva… però in effetti io non parlo veneto, purtroppo.
Certo ma considera che all’epoca di Piazza Trieste era ancora austriaca – e lo era dal XIV secolo. Quindi probabilmente l’alternativa a “subiar” non era “fischiare” ma era “pfeife”. :-D
Un’ultima cosa. Benché ottimamente scritta in veneto, l’ultima frase non è triestina – che ha, sì, una forte derivazione veneta ma termini non sempre coincidenti (noi tendiamo a non dire “massa” per “tanto”, per esempio).
Probabilmente Piazza avrebbe scritto «no se parlava ‘sai italian». ;-)
ma infatti l’ultima frase l’ho scritta io, mica Piazza! Quindi il mio testo era in pseudoliventino, o almeno quel poco di dialetto che mi è rimasto in mente dal sentir parlare i miei parenti (che con me hanno sempre parlato in dialetto, in fin dei conti siamo veneti di campagna… Anzi devo averlo scritto, della volta che ho portato i gemelli giù e la cugina di mia mamma ha detto loro “sentéve”, al che ho visto i loro sguardi smarriti e ho dovuto dire “ha detto di sedervi!”)
Ahahahahah, giustamente!
La storia del “sentéve” me la ricordavo: me l’avevi raccontata a voce quando ci siamo visti qui a Trieste per la presentazione di uno dei tuoi libri. :-)
Da istriano (anche se nato a Genova) il testo a me pare chiarissimo.
Il problema è che il triestino è troppo aulico per voi patavini
WordPress mi ha cancellato l’emoji finale.
Era
WordPress oggi ha deciso che gli emojis vanno censurati???
magari gli emoji sono un rischio di sicurezza :-)
Resta quindi confermata la mia teoria che tutte le lingue discendono dal torinese.
Infatti “subiar”, oppure lo spagnolo siblar, derivano chiaramente dal piemontese “subiè”.
Quindi si può capire che “As peur nen beivi e subiè”, cioè non si possono fare due cose contemporaneamente.