I tamponi che mancano

Il nostro pranzo di Natale vedeva a tavola solo noi quattro. Avrei dovuto prendere i miei suoceri ultraottantenni, ma giustamente mio suocero ha detto “forse sarebbe meglio fare un tampone per sicurezza”; peccato che in questi giorni tutti abbiano pensato la stessa cosa e il risultato è stato “niente tamponi faidatè da nessuna parte”. Vabbè, almeno c’è stata un po’ di attennzione sul tema che non mi pare affatto una brutta cosa, visto l’aumento dei casi. (Per chi leggesse qua per caso: Anna, io e i suoceri abbiamo tutti tre dosi di vaccino e i gemelli ne hanno due per l’ottima ragione che di più non ne possono fare. Però siamo tutti consci che il vaccino aiuta a ridurre il rischio ma non lo blocca certo)

Però ci sono anche altri problemi. Domenica Cecilia parte per il campus montano di trampolino elastico, ed è stato chiesto un tampone (oltre naturalmente al green pass vaccinale) da farsi al più tardi 48 ore prima dell’arrivo, previsto per le 18 del 2 gennaio. Venerdì 24 Anna e io siamo andati in farmacia e abbiamo fortunatamente trovato un posto per le 17.10 del giorno di Capodanno. Il 31 era tutto prenotato, immagino da quelli che sarebbero andati a fare il veglione se non fosse stato bloccato all’ultimo momento. Domenica 2 mattina era anche tutto prenotato, immagino dai novax che il 3 devono portare un tampone per andare a lavorare. Ora, è vero che chi non è vaccinato ha una probabilità maggiore di essersi contagiato e quindi ha senso fare più tamponi “preventivi” a loro. Ma siamo sicuri che la percentuale di tamponi ai non vaccinati sia in linea con questa statistica? Mi sa di no, che ne fanno molti di più. A questo punto ha senso creare una scarsità nel numero di tamponi che si possono fare? Di nuovo, mi sa di no. Insomma, i tamponi continueranno a mancare fino a che rimarremo in questa situazione, mi sa.