Io non ho guardato la finale degli Europei di calcio. Non che io abbia guardato una qualsivoglia partita degli Europei, o che in genere io guardi partite o anche solo gli highlight. È una mia scelta, e non mi sognerei di sbeffeggiare o anche solo giudicare chi non può farne a meno: anche quelle sono scelte legittime.
Per la stessa ragione, mi sono rallegrato per la vittoria degli azzurri, mi sono divertito per i vari memi che ho visto in giro oltre che per i meta-memi, come quello del pallone imbustato con l’indirizzo cambiato: checché scriva il Corriere dello Sport, il tweet di Poste Italiane è stato pubblicato mezz’ora dopo quello di Royal Mail, come stereotipicamente corretto. E mi è sembrato logico che ieri i quotidiani avessero pagine e pagine dedicate alla vittoria.
Ma oggi è martedì, e trovarmi ancora i giornali occupati mi fa venire in mente solo il concetto di armi di distrazione di massa… per non parlare di articoli come questo di Claudio Tito, che ho ascoltato in rassegna stampa e poi scoperto che era addirittura liberamente disponibile. La retorica gronda manco fossimo in un cinegiornale Luce; l’analisi politica (Tito è corrispondente da Bruxelles) parte da “tutti gli europei ce l’avevano con i brexiters” e arriva ad affermare che – cito testualmente – «il campionato europeo abbia di fatto intercettato e suggellato una sorta di “rinascita nazionale”.» Poi uno si chiede perché ha praticamente smesso di leggere l’italica stampa.
Ultimo aggiornamento: 2021-07-13 11:23
C’è da considerare il fatto che a mezzanotte di domenica vari quotidiani avevano già chiuso le pagine del lunedì quindi hanno spostato a oggi i commenti sulla finale
Mamma mia, è ovvio che l’unica notizia “normale” di questi tempi venga pompata, visto la tristezza generale cui il covid ci ha abituati. E’ un comportamento umano, non da distrazione di massa.
Per i problemi di retorica, io ti consiglierei caldamente di leggere la stampa albionica, decisamente peggiore di quella italica, ho visto nell’ordine:
– ministri del governo inglese utilizzare la finale come esempio di effetto benefico della brexit
– la stampa scozzese utilizzare un fotomontaggio di Braveheart con Mancini e collegare direttamente l’esito della partita con quella dell’indipendenza
– scozzesi/nord irlandesi repubblicani e gallesi andare in giro per strada con le bandiere italiane e del loro stato nel dopo partita
– gli inglesi che “molto sportivamente” si tolgono la medaglia subito dopo averla ricevuta
vedi tu chi sta messo peggio…
@Paolo: capisco per i quotidiani piccoli, ma qui stiamo parlando di quelli più importanti che hanno avuto la possibilità di fermare la stampa fino a dopo mezzanotte.
@mestesso: a parte che la medaglia tolta pare essere una moda, stai mischiando la copertura mediatica con quello che si fa. L’unico esempio a tema che fai (quello del giornale nazionalista scozzese) è precedente alla finale, io l’ho visto domenica. Che una vittoria faccia bene al PIL è ben noto. Ma scrivere «I partecipanti all’incontro, solitamente molto ordinato e per certi versi burocratico, si alzano in piedi come in una curva da stadio. Scatta un applauso lungo più di un minuto. E, ovviamente, non è rivolto a Franco, ma all’Italia campione d’ Europa.», ammesso che sia davvero successo, è un’altra storia.
Anche alla radio permane lo stesso nulla di nulla, alternato ai proclami in stile democratico e patriottico.
Mi chiedevo se, oltre alla generica “distrazione”, questo blabla possa servire a giustificare la 4 ondata che sarà attribuibile ai pochi “furbetti dell’anticorpo” che hanno rovinato la ripresa a tutti.
Ma almeno la benzina è aumentata?
Verrebbe da dire che tanto la stampa italiana è comunque difficilmente digeribile, quindi il danno sarebbe modesto. Il calcio è solo calcio, forse l’attività umana con il più basso rapporto (impatto effettivo sulla realtà)/(impatto percepito sulla realtà), sebbene sia stato usato a fini di propaganda già dagli albori. Spero che la sbornia finisca presto, anche tenendo conto che l’Italia ha già vinto altre volte e in questo senso dovremmo essere più smaliziati di altri. Dovremmo avere imparato che una vittoria a calcio non riscatta chissà quale umiliazione, non sarà di ispirazione per chissà quali imprese collettive o personali, non è una rivincita per più o meno recenti smacchi geopolitici, gli effetti extracalcistici che siano sul PIL o sul consenso nei confronti degli esponenti di governo evaporano rapidamente. La vittoria nell’europeo è un’impresa sportiva e come tale andrebbe trattata. Ne hanno merito quasi esclusivamente i diretti interessati (e qui non bisogna sminuirne il valore, perché le qualità necessarie per vincere sono tante). Cogliamo l’occasione per misurare il grado di maturità del paese osservando lo smorzamento della curva di attenzione per questa vicenda al di fuori dell’ambito sportivo.