OpenStreetMap è spesso detta “la Wikipedia delle mappe”, perché ha lo stesso approccio: creare una mappa del mondo liberamente usabile e modificabile da chiunque. In effetti Wikimedia Italia fa parte della OpenStreetMap Foundation, ma questa è stata una nostra scelta: Wikimedia Foundation e OpenStreetMap Foundation sono entità separate, e persino le licenze d’uso per i materiali contenuti in Wikipedia e OpenStreetMap, anche se entrambe libere, sono differenti. Tra l’altro WMF è americana, mentre OSMF è britannica.
A quanto pare è proprio questo un problema. Il Guardian scrive che OSMF sta pensando di spostare la sede dall’UK nell’Unione Europea. La mia personale ipotesi è che quello che preoccupa la Foundation non sono tanto le spese finanziarie per le transazioni, e neppure il fatto che non possano avere un dominio .eu (tanto sono .org…) quanto la mancata protezione della loro base dati. In UE abbiamo una direttiva (la 96/09) che dà un diritto sui generis (quindi separato dal copyright) a chi ha creato una base dati. Da quanto ho capito, anche se i singoli dati presenti nel database sono liberi non è permesso copiare tutta la base dati, o anche solo una porzione notevole. Noi di Wikimedia Italia siamo contrari a questo concetto, ma abbiamo poche speranze che anche nella revisione che sta per essere fatta la situazione migliorerà. Ma quello che conta è che essendo questa una direttiva europea, dopo Brexit gli inglesi non sono più tenuti a rispettarla…
Vivere in un mondo interconnesso non è mai una cosa semplice, insomma.
Non capisco. OpenStreetMap vuole la “protezione” della direttiva (e ritiene di poterla avere solo se la sede legale si trova in EU), o non la vuole (e ritiene di poter chiedere di non averla solo se la sede legale si trova in EU)?
secondo me la vuole.
Sarebbe il primo caso di qualcuno che, pur non essendo un lobbysta o un dipendente, potrebbe ricavare un qualche vantaggio dalla burofollia EU e da una direttiva che più confusa non si può!
Da seguire.
Non sottovaluterei anche queste ragioni:
“increasing complexity and cost of “banking, finance and using PayPal in the UK”, the inability for the organisation to secure charitable status’.
E’ diventato un vero casino, se mi permetti il termine tecnico.
(era finito nello spam…)
Non capisco però perché Brexit dovrebbe dare problemi con il “charitable status” in UK.
Perché un cittadino UE non può più dedurre, se la legge locale lo permette, le donazioni ad una ONG fuori UE. Prima potenzialmente sì (a valle di vari cavilli specifici dello stato del donante).