La geometria euclidea per vari secoli – nemmeno troppi, in realtà: diciamo dal 1700 al 1950? – è stata considerata il simbolo di come si dovrebbe fare matematica. Premesso che secondo me il rigore è sempre d’obbligo, ho il sospetto che sbatterlo in faccia ai ragazzi in questo modo sia controproducente. Ecco perché questo libro – (David Acheson, The Wonder Book of Geometry, Oxford University Press 2020, pag. 288, € 12,99, ISBN 9780198846383) è il benvenuto. Acheson non ha nessuna voglia di dimostrare tutto in perfetto ordine e con il minimo numero di assunzioni possibile; tanto per dire, parte dal teorema di Talete, che è stato la sua epifania geometrica e che non è tra le primissime proposizioni euclidee. Racconta poi di testi storici di geometria con approcci assolutamente antieuclidei, di teoremi che non si studiano a scuola come quello di Miquel o quello dei sette cerchi, dà dimostrazioni non standard del fatto che le tre altezze di un triangolo passano per uno stesso punto… Insomma un modo fresco per dare un nuovo sguardo a un campo plurimillenario.