Ieri pomeriggio sono passato nel negozietto cinese non troppo lontano da casa mia per prendere un nuovo cavetto microUSB e un mouse, che qui le cose si scassano. Pago e l’addetto mi chiede se ho la tessera fedeltà del negozio; alla mia risposta negativa prende una schedina di cartoncino, riempie una casella con un timbro e me la dà. Io guardo l’ideogramma stampato sul timbro e dico “chissà che cos’è”, al che lui “non ne ho idea, mica sono cinese!”
Splendido!
Era una cosa notata anche qui; non siamo a livello Sarpi, oppure il pratese, ma di “cinesi” ce ne sono abbastanza anche in zona, ma da questo gennaio in molti negozi sono apparse commesse (e commessi) con caratteristiche decisamente non asiatiche.
L’idea, non verificata ma probabile, era che i titolari temessero boicottaggi legati a quanto trapelava da Wuhan in quel periodo, e quindi meglio presentarsi in modo da non dare adito a possibili episodi incresciosi (in molti casi c’erano comunque mascherine e schermi protettivi alle casse, il che era inconsueto per noi ma già “visto in tv” nelle immagini provenienti da quell’area).
Poi da fine febbraio hanno chiuso tutti, almeno tutti quelli che conoscevo, e quando hanno riaperto si trovavano, almeno all’inizio, quasi solo persone con caratteristiche europee (non necessariamente italiane, ma anche ragazze che magari facevano le babysitter, e in periodo di lavoro agile non erano così utili quanto lo erano prima), sempre, suppongo, in funzione preventiva.
Nell’ultimo periodo, con l’incremento dei contagi “da rientro”, il personale che si vede è nuovamente asiatico, ma qualche “local” è rimasto.
Per il cinese scritto, ci si adatta con le app di traduzione; per tornare ai timbri sui cartoncini, nel primo che ho avuto il timbro sembrava corrispondere al nome cinese del negozio, ma dopo che è cambiata la proprietà (sempre cinese) il timbro era in caratteri latini e anche su cartoncini diversi, poi in un paio (ora di nuovo uno solo, l’altro ha ri-cambiato intestazione e per ora ha eliminato la raccolta) si usa il tesserino da catena di vendita, senza timbri né firme (sigle).
A proposito di sigle, ecco, ho controllato: le prime con ideogrammi, poi qualcuna con sgorbi incomprensibili, le ultime nuovamente con ideogrammi.
Non che gli ideogrammi siano, per me, più comprensibili delle sigle apposte da europei o mediterranei in genere, semplicemente sono più distinguibili :-)
Esistono intere generazioni di cinesi nati in italia che NON conoscono il cinese. Più precisamente si tratta di tutte quelle famiglie che non hanno i soldi e/o volontà di far andare al doposcuola dedicato il proprio figlio. A Milano ne conosco diversi. Tutt’altro che raro, credimi.