Salvini e il 15% di fatturato

Ho visto gente che diceva di non parlare della topica di Salvini, che ha proposto una flat tax del 15% sul fatturato delle aziende: si farebbe infatti solo il suo gioco. Beh, vista la mia bolla e la mia influenza tipicamente nulla posso tranquillamente parlarne.

Io personalmente non credo che Salvini abbia fatto apposta a dire quella frase per generare traffico – un po’ come succede invece con i suoi endorsement a Nutella o Ringo – e che anzi fosse davvero convinto della cosa. Se vi ricordate, il governo giallo-verde ha in effetti messo una flat tax al 15% sul fatturato… dei liberi professionisti. Costoro hanno ovviamente delle spese, che con la flat tax non possono più portare in deduzione; ma la maggior parte del loro valore aggiunto è data dalla loro competenza, e quindi da qualcosa di immateriale. Dal loro punto di vista, quindi, una tassazione bassa e fissa permette di risparmiare sulle spese di contabilità senza intaccare molto il valore aggiunto. Certo, non possono più ammortare PC o la quota dell’automobile; ma alla fine della fiera può andare loro meglio.

Peccato che gli imprenditori facciano tipicamente trasformazione, il che significa che hanno una quantità di spese per acquisto di materiale a fronte delle vendite dei prodotti finiti. È chiaro che una flat tax ha senso al più se calcolata sul margine operativo lordo; ma la mia impressione è che Salvini – che esattamente come me non ha mai fatto l’imprenditore – non abbia ben presente come funzioni l’economia e abbia semplicemente pensato di ampliare la platea dei fruitori del 15% senza pensare a quello che dice. È solo da vedere se chi imprenditore non è rimarrà o no fulminato sulla via Bellerio…

Ultimo aggiornamento: 2020-09-03 17:08

3 pensieri su “Salvini e il 15% di fatturato

  1. mestessoit1

    “…ma la maggior parte del loro valore aggiunto è data dalla loro competenza, e quindi da qualcosa di immateriale.”

    In Italia, ma anche in minore misura in Francia, la figura del consulente viene impiegata non perché si abbia bisogno di particolari competenze per periodi definiti di tempo, ma per aggirare i contratti di lavoro dipendente in particolar modo per risparmiare sulla quota di tassazione. Dato che il lavoro dipendente soffre di una imposizione fisco contributiva pari al 45% circa, e quella del consulente molto inferiore, il vantaggio della ditta nell’imporre alla forza lavoro il contratto di consulenza è ovvio.

    Il popolo delle partite IVA in Italia è vasto e variegato, ma per favore non dirmi “la maggior parte”.

    1. .mau. Autore articolo

      tu stai guardando la cosa dal punto di vista del mercato in genere. Io la guardo dal punto di vista del lavoratore. La finta partita IVA che spese ha da detrarre?

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