La cosa che mi ha fatto più specie facendo una passeggiata nella mia zona – che oltre che essere multietnica in genere ha un’ampia comunità cinese, pur senza arrivare ai livelli di via Paolo Sarpi – è la quantità di negozi cinesi chiusi: soprattutto bar, ma anche parrucchieri. Alcuni hanno lasciato un cartello scrivendo che stavano disinfestando i locali o semplicemente chiudevano per solidarietà; altri avevano semplicemente le saracinesche giù. Non so se lo fanno perché non entrava più nessuno a consumare oppure perché hanno paura che qualche esagitato entri e spacchi tutto.
Eppure se ci si pensa un attimo gli infetti sono tutti italiani. Certo, ci saranno sempre i complottisti che diranno “ovvio: proprio come i cinesi non muoiono mai stanno nascondendo i loro malati”. Ma non credo siano in così tanti a crederlo davvero: più semplicemente si va avanti bovinamente con l’idea “colpa dei cinesi” (che poi è quello che il resto del mondo sta facendo con “colpa degli italiani”, ma di questo non ci si accorge mica). Ad ogni modo politica e stampa hanno soffiato sul fuoco, ora si sono accorti che hanno esagerato e stanno cercando di smorzare i toni, ma naturalmente non ce la fanno. Come capita spesso, un bel risultato.
Mi sa che chi dice che in Manzoni c’è già tutto lo ha letto ma non capito. Le autorità che fanno una sequenza impressionante di errori e cretinate, il popolaccio manzoniano che non capisce mai nulla e premia sempre chi lo frega, il buono&santo che fa inconsciamente una strage, ecc. ecc.
Ma così andavano le cose nel XVII secolo… oggi c’è la psicosi, il PIL e le processioni per avere fondi e deroghe per miracolare una moribonda economia.
Tieni presente che i cinesi in Cina sono abituati ad una dura disciplina (ti ricordi il “colpisci uno per educarne cento”?) e la loro dittatura cambia molto rapidamente il concetto di “giusto” e “sbagliato” con dure punizioni per chi piscia fuori dal vaso. (ricordo a tutti che un cinese qualunque che posta nei social domande e richieste di auto per l’epidemia viene immediatamente visitato dalla polizia).
La prima cosa che un cinese pensa è “sto fuori dai guai”, che nello specifico significa quello che tu hai descritto, ma non mi sento di dire che è tutta colpa nostra ;-).
non so da quanti decenni i cinesi nella mia zona sono arrivati in Italia. (Se fossimo in Paolo Sarpi, ti direi da tre o quattro generazioni). Avrei dei dubbi sulla tua ipotesi.
Ai tempi di Mao *era peggio*. Se non ti ammazzano andavi a finire in campi di lavoro aggratis, e si ti lamentavi non mangiavi. Sull’educazione coercitiva i cinesi sono formidabili. Prima di Mao c’ero lo schiavismo retribuito all’egiziana, ma il fatto di essere in tanti ha da sempre instillato il concetto “o fai così o fai così” per eliminare l’anarchia. Fai tu.
Chinatown milanese c’è da prima della seconda guerra mondiale. Lo schiavismo retribuito è cosa diversa dal controllo totale.