Nell’introduzione al libro (Achille Campanile, Celestino e la famiglia Gentilissimi, BUR 2012 [1942], pag. 235, € 11, ISBN 9788817061827, link Amazon), Barbara Silvia Anglani spiega due cose su Achille Campanile. La seconda è che lui, come un Wodehouse italiano, si sentisse perfettamente a suo agio nel raccontare della vita più o meno spensierata dei ricchi tra le due guerre… anche se poi il personaggio del Rompiscatole Celestino (suoi cognome e nome: tutti i personaggi qui presenti hanno nomi autoesplicativi) continua a rompere loro le scatole. La prima cosa è forse più interessante. Campanile era uno scrittore seriale da “riempitivi”, nel senso che continuava a dover riempire le pagine dei tanti giornali su cui scriveva; i pezzi che sfornava erano quindi spesso brevi, come le famose Tragedie in due battute, e libri come questo sono quindi l’assemblaggio di pezzi inizialmente pensati a sé. In altre parole, abbiamo come punto di partenza una successione di tormentoni, ben prima di quanto sia poi capitato con gli sketch televisivi. Ma il bello dei tormentoni è trovarseli davanti uno per volta, per assaporare il modo in cui si arriverà al risultato finale: leggerli tutti di fila diventa presto stancante, nonostante Campanile cerchi di cambiare stile passando dal romanzo epistolare alla commedia e arrivando persino ai “resoconti stenografici” del pensiero dei protagonisti. Il mio suggerimento è insomma di centellinare la lettura, inframmezzandola con altri libri: tanto non è che ci sia chissà quale trama da tenere a mente.
Ultimo aggiornamento: 2019-10-18 18:29