Il triste declino di aNobii

Domani la proprietà di aNobii, un social network per amanti di libri, passerà da Mondadori a Ovolab.

Io frequento aNobii praticamente dalla sua nascita. Per uno di quei misteri della Rete, la piattaforma ebbe un immediato successo in Italia, dove i lettori sono pochi ma agguerriti. Il problema è che con una piattaforma di condivisioni di recensioni di libri non fai soldi. In effetti tra i “concorrenti” di aNobii ci sono GoodReads, che è stato comprato da Amazon, e LibraryThing dove Amazon ha comunque una partecipazione azionaria. Visto in questo modo, l’acquisto della piattaforma da Mondadori, dopo varie vicissitudini, aveva anche un senso. Peccato che invece che pensare alla “forza lavoro”, cioè a chi produceva contenuto, si è scelto di cercare di patchare una base dati malfatta e cambiare l’interfaccia utente pensando solo alla visualizzazione da smartphone. Peccato che inserire materiale da furbofono sia in genere un’operazione così complicata da far perdere la voglia anche a chi parte con le migliori intenzioni. E onestamente vedere che ora la piattaforma è in mano a un’azienda che crea app non è una notizia confortante da questo punto di vista.

A me non dà fastidio che il materiale da me creato (le recensioni di libri) siano monetizzate da qualcuno. Però mi dà fastidio che certe cose vengano fatte in maniera subottimale, come eufemisticamente dicono i matematici. Detto tra noi, non do più di un anno di vita ad aNobii: mi piacerebbe essere smentito dai fatti, ma non credo sarà così.

Ultimo aggiornamento: 2019-05-31 21:30