La polemica era già scoppiata con le tessere elettorali (ho scelto apposta il link al Giornale che ovviamente ha come sottotesto “non rompete i cabasisi”). Ma Anna, mentre votava, ha notato che anche nel registro elettorale lei era indicata come Anna (Cognome) in Codogno.
Questa aggiunta nasce da una legge del 1999 del governo D’Alema che ne ammetteva la possibilità? Può darsi, e ciò mostra come la sinistra in Italia sia sempre riuscita a fare da apripista alle peggio cose della destra. Perché comunque è l’attuale titolare del Viminale ad avere dato l’ok alla messa in pratica dell’aggiunta, immagino per la gioia (senza ironia) di milioni di donne che l’hanno votato e che vogliono con forza rimarcare il loro essere state rese oneste. Però a me questo piccolo segnale pare molto più importante di tante altre cose per mostrare come stiamo tornando indietro. Ah: nel nostro nucleo familiare è Anna a essere indicata come capofamiglia. Chissà se lo sarà ancora per tanto tempo.
A parte avere il titolo, che prerogative ha il capofamiglia? Dagli anni ’70 mi risulta nessuna…quindi?
Per le tasse locali forse?
Ha la prerogativa di essere indicato come capofamiglia nei certificati di famiglia, ovviamente. Qualche domanda: cosa succede in caso di divorzio o vedovanza? Esiste la possibilità per il marito di essere indicato anche col cognome della moglie? Se la risposta è “no”, non ci sarebbero gli estremi di incostituzionalità?
La legge del 1999 ne prevedeva la possibilità per chi lo chiedesse (prima esclusa), non l’imposizione d’ufficio.