Il solito Massimo Manca mi ha fatto leggere questo articolo della Stampa che racconta di un valdostano nato nel 1942 a La Thuile che si è trovato come luogo di nascita sulla carta d’identità “Porta Littoria”.
Prima di dare un giudizio su cosa è successo vorrei fare un esempio personale. Se mio padre fosse ancora vivo e dovesse rinnovare la carta d’identità, quale luogo di nascita si troverebbe scritto? Lui nacque a Carrara San Giorgio, un comune della bassa padovana che non esiste più perché si è fuso con il confinante Carrara Santo Stefano per formare una nuova entità chiamata con ben poca fantasia Due Carrare. Dunque era nato a Carrara San Giorgio oppure a Due Carrare? Certo, se pensiamo a un centenario nato nell’allora Girgenti probabilmente troveremo scritto “Agrigento” e non faremo una piega, vista la continuità del luogo pur con il cambio del nome.
Il punto è che l’Italia è la patria dei legislatori. Penso che siamo tutti d’accordo che al momento della nascita il protagonista della storia si trovava a Porta Littoria, come anche siamo tutti d’accordo che al termine della guerra una legge abbia cancellato le “denominazioni fasciste” tornando ai toponimi ufficiali. Ma cosa dice effettivamente la legge? Se si sono dimenticati di aggiungere un comma per specificare che i nomi del Ventennio vengono eliminati anche retroattivamente per gli usi successivi, tecnicamente quel signore deve avere Porta Littoria come luogo di nascita. Mi starebbe benissimo se il ministro dell’Interno smettesse per un attimo di twittare cosa sta mangiando e preparasse una leggina al riguardo, ma quello è forse chiedere troppo. Sarebbe già più semplice cercare la legge del dopoguerra per scoprire che dice, ma ammetto di essere troppo pigro…
(ah, io per decenni ho abitato in una via parallela a via La Thuile. Però il quartiere nacque dopo la guerra, quindi non ci fu mai via Porta Littoria :) )
Ultimo aggiornamento: 2019-02-13 22:11
è un problema che si presenta anche in altri contesti. le persone nate nell’ex Unione Sovietica hanno visto cambiato stato di nascita, e di conseguenza codice fiscale almeno due volte. URSS, poi Unione stati indipendenti, poi Georgia-Moldova-Uzbekistan…
Esistono problemi anche peggiori.
Ti posso raccontare la storia di mio papà.
Lui nacque a Rovigno d’Istria nel 1937, quando l’Istria era italiana.
Dopo la guerra purtroppo l’Istria divenne jugoslava.
E lui in Italia ogni volta che doveva fare un documento si ritrovava scritto “nato a Rovigno d’Istria (Jugoslavia)” e ogni volta doveva fare una lotta con le autorità perché lui era nato in Italia.
Qualunque cosa si pensi di Italia e Jugoslavia… lui era nato in Italia, cosa cazzo contava che la sua città di nascita dopo la guerra passò sotto un altro stato?
Quante volte ha litigato con gli uffici comunali (e sempre vinto, poi ;) )
Credo che sia corretto rifarsi alla situazione storica per poter “allineare” i dati delle diverse banche dati nazionali.
Porta Littoria e La Thuile sono lo stesso comune; però nel tempo ha cambiato nome. Porta Littoria (comune istituito il 21/10/1939 e cessato il 29/01/1946) ha codice Istat 007528, La Thuile ha codice 007041.
Stesso ragionamento con i comuni soppressi: chi è nato a Rovigno d’Istria (comune italiano dal 27/4/1923 al 15/9/1947) ha come riferimento il codice 702733. Ed è indiscutibilmente nato in Italia!
In realtà nel caso specifico secondo me l’errore è stato fatto da qualche impiegato zelante o neofascista (più probabile).
Le norme esistono: se un comune cambia denominazione, si deve usare la nuova denominazione in tutti gli atti successivi, dato che la precedente non ha più valore legale. In alcuni atti, quando la transizione può acquistare valore legale (eredità compravendite…) si usa mettere entrambe le denominazioni, ma in un atto come quello di nascita od in un documento di identità, no.
I miei genitori hanno comprato un pezzo di terra da una anziana signora che nacque nell’allora comune di Struppa che poi fu inglobato durante il fascismo nella “grande Genova” assieme a molte altre delegazioni.
Sui documenti di identità aveva scritto nata a Genova ma negli atti c’era scritto nata a Struppa e la cosa più incredibile, che causò non pochi casini durante il rogito, fu che aveva due codici fiscali, uno per Struppa e uno per Genova cosa che ha mandato in merda praticamente ogni sistema informativo con cui i vari funzionari hanno dovuto aver a che fare.
I terreni furono poi acquisiti, quindi non ho idea che pezza ci abbia messo il notaio, magari dichiarando sotto sua responsabilità che la signora Maria Rossi nata Struppa con CF X era la stessa persona di Maria Rossi nata a Genova con CF Y.
@ Mestesso
Tu giustamente parli di atti successivi, ma la nascita di una persona si colloca “storicamente”.
In ambito anagrafico c’è sempre stata confusione. Ma nel caso in questione, forse è stato un impiegato zelante, ma non si tratta di errore.
C’è la Circolare Ministero dell’Interno 08-06-1978, n. 8 che dice (grassetti miei) che “se un Comune cambia denominazione, l’ufficiale d’anagrafe deve riportare la nuova denominazione soltanto nella intestazione della scheda e nell’attestazione della residenza, ma non anche nella voce relativa al Comune di nascita, se questa è anteriore al cambio di denominazione stesso: ciò perché, al momento della nascita, la denominazione che compete di diritto al Comune è ovviamente quella anteriore al cambiamento di denominazione stesso ed è questa che va attestata”.
Il papà di .mau. è nato indubbiamente a Carrara San Giorgio. Così dovrebbe risultare in un’eventuale carta d’identità, con, al più, l’aggiunta chiarificatrice “oggi Due Carrare”.
Giusto, è vero, la nascita in quanto tale è naturalmente (nel senso senso di legge naturale :-)) e legalmente vincolata nel tempo. Non ho fatto caso al fatto che la voce “nato a” non è vincolata al’emissione del documento stesso ma voce a sé stante.
@ .mau.
A me risulta che il REGIO DECRETO 22 luglio 1939, n. 1442, riguardante la “Riduzione in forma italiana delle denominazioni di trentadue Comuni della provincia di Aosta.” sia stato abolito, sì, come dici tu, da una legge “del dopoguerra”.
Per la precisione con il D.P.R. n. 248 del 13 dicembre… DUEMILADIECI.
Il falò di Calderoli!
Seriamente: abrogare una legge non significa per l’appunto che gli effetti passati della legge siano anche automaticamente abrogati, e quindi si riscrive la storia del 1942. Non dico che sia impossibile farlo, personalmente in casi come quello posso anche preferire che gli atti del periodo siano modificati lasciando il nome storico del comune, però deve essere esplicitato con una legge.
Pignoleria: il falò di Calderoli era precedente: la sceneggiata si è svolta nel marzo 2010, mentre il DPR 248 è di dicembre.