La tesi che Michele Mezza esprime in questo suo libro (Michele Mezza, Algoritmi di libertà : La potenza del calcolo tra dominio e conflitto, Donzelli 2018, pag. 277, € 18, ISBN 9788868437619, link Amazon) si può riassumere così: mentre prima c’era un controllo umano sulle notizie che ci arrivavano, ora gli Over-The-Top (OTT) hanno un potere molto maggiore, perché possono permettersi il lusso di preparare notizie personalizzate per ciascuno di noi, e quindi spingerci verso quello che loro vogliono semplicemente usando la potenza degli algoritmi. Concordo con questa tesi e trovo interessante, anche se non del tutto convincente, l’ipotesi che si può far nascere questa deriva dalle contestazioni giovanili americane negli anni ’60 che dalla politica si sono spostate alla tecnologia, con Richard Stallman in prima fila. Non credo però che la soluzione ipotizzata da Mezza, vale a dire obbligare gli OTT a rendere pubblici i loro algoritmi, possa funzionare. Tralasciamo per il momento le implicazioni pratiche per qualcosa che è l’equivalente logico di chiedere alla Coca-Cola di divulgare la sua formula. Limitandoci alla parte matematica sulla quale io sono più ferrato vedo due ordini di problemi. Il primo è che l’affermazione di Mezza secondo la quale un algoritmo è puramente deterministico e quindi arriva sempre allo stesso risultato è monca, perché non tiene conto che anche i dati di partenza devono essere identici: gli algoritmi moderni come quelli genetici, per esempio, introducono appositamente un elemento casuale per arrivare a una risposta volutamente impredicibile a priori. Il secondo è un corollario: gli algoritmi attuali sono così intricati che nemmeno gli sviluppatori sanno come funzionano, e quindi anche sapere come sono fatti non porta conoscenza. Insomma, leggere il libro è utile e i sintomi indicati sono corretti, ma la cura non funzionerebbe. Due ultime note: è carina l’idea di mettere a margine delle pagine i QRCode per gli articoli e i siti citati nel testo: un bell’esempio di multimedialità. Purtroppo però la fretta di stampare il testo (è stato completato dopo le elezioni di marzo…) è andata a scapito di un’ultima rilettura per evitare ripetizioni: per fare un esempio, le prime righe di pagina 156 e le ultime di pagina 157 sono praticamente identiche.