Ieri il Giornale intitolava Pacchia per 5mila rom: anche loro prenderanno il reddito di cittadinanza. In realtà potrebbero essere molti di più. Secondo Stefano Zanero, dei 140.000 rom / sinti che vivono in Italia la metà è cittadina italiana; molti di loro hanno redditi vari, ma possiamo immaginare che qualche decina di migliaia di loro rientreranno nei criteri. E no, non li si può escludere, mi spiace: è tutta colpa dell’articolo 3 della Costituzione, che immagino sia anche quello che viene citato per la decisione di introdurre il reddito di cittadinanza.
Il problema in realtà non si dovrebbe porre: per i cittadini italiani di origine rom e sinti, esattamente come per quelli di origine lombarda, napoletana o altoatesina, accedere al reddito di cittadinanza significherà anche dover accettare i lavori proposti, e nel caso di reiterati rifiuti perdere il reddito stesso. Quindi se effettivamente “i rom non vogliono lavorare” la misura sarà solo temporanea; altrimenti lavoreranno e avranno meno “tempo per rubare”. Ma tutto questo è chiaro ai lettori del Giornale? (al titolista immagino di sì)
Evitare che uno (comunque definito) acceda alla pacchia è banale, sempre nel pieno rispetto della costituzione, ma quello che non riesco a immaginare è quale sia la posizione dei “non-populisti” quando girano queste baggianate (fino a quando non c’è un testo pubblicato e corredato di regolamenti e moduli sono tutte baggianate).
Non capisco se il “non-populista” autentico è
1) a favore che i rom abbiano i soldi;
2) contrario a che tutti gli altri abbiano i soldi;
3) contrario che tutti, rom o meno, abbiano i soldi;
4) i soldi dei populisti non servono perché i precedenti governi hanno già reso tutti ricchi e quindi non vanno distribuiti;
5) contrario;
6) il quadrato non è tondo.
Altro?
Io, in quanto non-populista (non so se “autentico”) sono:
1. Contrario a trattamenti differenziati alle persone in genere, a maggior ragione contrario a distinguere cittadini italiani di serie A e di serie B.
2. Contrario a distribuire soldi a nullafacenti, a maggior ragione se i soldi non ci sono e incrementano debiti e/o tasse agli altri cittadini. Un governo dovrebbe impegnarsi piuttosto per dare un lavoro ai suddetti nullafacenti, così da premiare quelli che lo sono non per colpa loro e svantaggiare gli altri.
Un tempo lontano, pre-populismo, girava un aforisma: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.” Oggi si preferisce regalare pesci.
Umm, direi che rientri nella scelta 5) perché usi una logica “particolare”.
Per il punto 1. qualsiasi governo (che non produce MAI ricchezza ma distribuisce quella che altri producono) si muove sempre in ottica sperequativa e se ne vanta. Si tratta esatamente di distinguere i cittadini e in molte più “serie”. Anche perché il contrario è del tipo “La legge, nella sua maestosa equità, proibisce ai ricchi così come ai poveri di dormire sotto i ponti, mendicare per le strade e rubare il pane.” di Anatole France. Quindi non mi aspetto che i ricchi (comunque definiti, es. ricchi di fantasia, di prole, ecc.) ricevano dei soldi ma i poveri (anche qui comunque definiti, a questo serve il testo della legge e i suoi regolamenti) saranno miracolati come fa qualsiasi governo, in praticamente qualsiasi sistema politico (a parte quei pochi che, per legge, non hanno poveri).
2. Come detto qualsiasi governo distribuisce soldi ai poveri. Per questioni politiche e comunicative “i soggetti che ricevono soldi pubblici” diventano pigri, sfruttatori, ignoranti, falsi invalidi, ladri, bamboccioni, ecc. oppure incentivatori dei consumi interni e benefattori dell’economia o anche vittime dello sfruttamento da rimettere in piedi. Però le ideologie per cui un governo crea direttamente lavoro sono in fortissimo ribasso anche perché taluni vincoli lo vietano espressamente. Insomma se lo stato dà un lavoro… non sei non-populista neanche di striscio…
Non è detto che tutte le ideologie per cui un governo crea direttamente lavoro siano in fortissimo ribasso, tant’è vero che questo governo discute di nazionalizzazioni…
In quanto a “populista” era nel senso in cui si usa oggi, non in generale.
Uno dei cardini del neoliberismo, così come definito da Friedman, OCSE e Commissione, è che lo stato non deve assolutamente intervenire direttamente ovunque ci siano dei privati “disposti” a farlo.
E’ vero che taluni mettono in discussione questo approccio anche partendo da altre ideologie, ma la portata anti-UE di essere favorevoli all’intervento diretto dello stato è talmente forte che chi osa (cfr. Mélenchon, PAH, ecc.) finisce dritto nel calderone. Anche perché, se uno volesse davvero farlo alla luce del sole, andrebbero riscritte talmente tante direttive… che si fa prima a rifare tutto.