Come scrivevo qualche giorno fa, la gestione del cibo da parte di MilanoRistorazione è molto peculiare. Premessa: ho due figli che nel mangiare sono una spina nel fianco, per usare un termine educato. MilanoRistorazione dà un servizio non molto costoso, soprattutto per chi ha più di un figlio (anche se quest’anno il costo per il secondo bambino è aumentato), la qualità è da mensa centralizzata, e sono ormai sei anni che tutte le maestre si lamentano che spesso il duo lascia tutto il pranzo sul piatto. Ma non è del pranzo che voglio parlare.
Lo scorso anno è partito il progetto Frutta a metà mattina. In pratica, invece che dare la frutta a pranzo, viene portata per l’intervallo delle 10:30. Vabbè. Peccato che le due spine nel fianco in genere non mangino neppure frutta. Risultato: lasciamo sempre loro una merenda, tipicamente pane e prosciutto per Cecilia e una merendina per Jacopo. Solo che la coordinatrice del centro estivo ha vietato di portare alcunché da mangiare da casa. Anna e io abbiamo scritto al comune, e la risposta, a parte tutta la solita sbrodolata sulla storia e sulla bontà del progetto, è stata la seguente:
«Come durante l’anno scolastico la proposta della frutta come merenda vuole rappresentare un approccio sano al momento dello spuntino. Il progetto esclude che le famiglie, in autonomia, possano provvedere alla fornitura di una merenda. Pur spiacenti di non poter assecondare la sua richiesta, siamo certi che possa comprendere la necessità che non si facciano eccezioni.»
Mettiamola così: spero che nessuno dei due a mezzogiorno mi collassi.
Ultimo aggiornamento: 2018-06-19 20:16
Anche da noi fanno lo stesso progetto e, onestamente, la posizione della scuola è ampiamente comprensibile. Se i bimbi hanno l’alternativa fra la frutta e una merendina, scelgono la merendina. Se anche uno solo dei bambini al posto della frutta ha la merendina, anche gli altri vorranno la merendina.
Il progetto “fruttometro” come lo chiamano qui a Genova, serve anche ad incoraggiare le “spine nel fianco” a mangiare la frutta spinti dalla fame (e magari dall’altrui buon esempio).
sono figli miei. Secondo te verranno spinti in qualche modo?
No, infatti non li fai neanche camminare ;)
Portare la merenda influisce anche sugli altri: se uno a fatica convince il proprio a mangiare la frutta, visto che non ci sono alternative, e poi vede i tuoi mangiare il panino al prosciutto?
Comunque mi domando come mai non mangiano la frutta. A meno che quella che sia servita dalla mensa sia uno scarto, io ho sempre mangiato volentieri la frutta, anzi da ottenne io mi arrampicavo sugli alberi altrui per rubarla.
Il problema di queste mense è che quello che danno da mangiare no ha qualità eccelsa, e nel caso delle mense scolastiche e di quelle ospedaliere chi paga non è chi mangia è ancora peggio.
@mike: me lo chiedo anch’io. Il problema non è la qualità, visto che soprattutto Cecilia non la mangia neppure a casa (Jacopo quanto quanto). Al momento si viaggia con carote sbucciate, che almeno danno loro qualcosa.
“quanto quanto” è una versione piemontese di “ancora ancora”, o un vostro idioletto famigliare?
“ancora ancora” non l’ho mai sentito. “Quanto quanto” potrebbe essere una mia storpiatura di “tanto quanto”.
Non so d’estate, ma d’inverno la frutta più frequente è la mela, che viene data intera, non sbucciata, chissà se lavata. Non so quest’anno, ma l’anno scorso Milano Ristorazione prendeva dei soldi da un finanziamento europeo per dare la frutta all’intervallo invece che a pranzo, credo per un importo più che sufficiente per coprire i costi aggiuntivi (la distribuzione della frutta in orario diverso dal pranzo, che la frutta di metà mattina è “al posto” e non “aggiuntiva” a quella del pranzo).