In tutto il mondo democratico le elezioni stanno diventando sempre più un momento di paura, più che una scelta verso il futuro. Che fare? Il belga David Van Reybrouck, che si è trovato per un anno e mezzo senza governo dopo un’elezione dove più blocchi fieramente contrapposti non volevano mettersi d’accordo, in questo libro (David Van Reybrouck, Contro le elezioni : Perché votare non è più democratico [Tegen verkiezingen], Feltrinelli 2015 [2013], pag. 157, € 14, ISBN 9788807172953, trad. Matilde Pinamonti, link Amazon) propone una soluzione “antica”; eliminare almeno in parte le elezioni e tornare al sorteggio dei legislatori, come si faceva nell’antica Grecia e nei Comuni medievali italiani. Van Reybrouck, pur dilungandosi un po’ troppo per i miei gusti, ha indubbiamente delle buone frecce al suo arco, come quando per esempio ricorda che anche i politici “di professione” sono affiancati da una serie di esperti perché non possono sapere tutto. Ha ragione anche nel dire che una rivoluzione di questo tipo sarebbe osteggiata dai media, come del resto mostra sia capitato nei tentativi effettuati in questi anni. Però mi pare che sia troppo ottimista nella fase precedente il sorteggio. Van Reybrouck prevede che esso venga fatto tra le persone che si propongano come interessate; per motivarle, bisogna ovviamente prevedere uno stipendio che permetta loro nei quattro-cinque anni del servizio di non perderci. Ma in questo modo, se lo stipendio è uguale per tutti, troveremo masse più interessate a “vincere la lotteria” che a legiferare; se è diverso troveremmo mugugni vari. Insomma secondo me bisogna pensarci ancora su prima di avere una proposta solida. Buona la traduzione di Matilde Pinamonti.
Ultimo aggiornamento: 2018-04-26 21:50
Cioè di fatto istituzionalizzare il metodo Rousseau/Casaleggio.
«…per motivarle, bisogna ovviamente prevedere uno stipendio che permetta loro nei quattro-cinque anni del servizio di non perdere.» Di non perdere cosa?
Non perderci. Meglio?
Eh beh, direi.
Mi ricorda l’IGNobel a UniCT.