Mentre domenica sera l’ascoltavo ripetere la pagina di scienze sul regno animale che doveva studiare, a un certo punto Cecilia si è fermata perché non si ricordava una parola: “eterotrofo”, riferito agli animali che a differenza delle piante devono nutrirsi con sostanze prodotte da altri esseri viventi (animali o piante che siano). Vi assicuro che nel libro c’era un riquadro con quella parola scritta colorata e in grassetto, oltre che con un carattere più grande del resto, perché è evidente che un bambino di terza elementare deve conoscerla a memoria e usarla nella conversazione di tutti i giorni.
Non so se Cecilia si ricorderà del termine e saprà usarlo se interrogata; per quanto mi riguarda, spero di averle spiegato il concetto e che si ricordi quello. Quello che mi chiedo è cosa hanno in testa gli autori di questi libri: mi era già capitato di trovare nomi di fossili della cui esistenza non avevo mai avuto sentore ma che erano belli evidenziati. Poi ci si chiede come mai i bambini non studiano.
Sfortunatamente la domanda non è quella giusta.
Secondo me la domanda è “che tipo di società si ottiene quando la scuola esige il nozionismo, i quiz (o “test oggettivi”, come è politicamente corretto dire), i crediti formativi e soprattutto obbliga a “resettare” tutto dopo il test (anche per sopravvivere a un numero enorme di materie)?”
Alcuni aspetti sono chiari e semplici da riscontrare, es. il bullismo o talune patologie sociali già ben visibili dove il modello è stato imposto prima, ma altri credo siano ancora da scoprire perché la percentuale di “vecchi” nella società è ancora troppo alta.
@bubbo: non mi è chiaro come dal nozionismo, crediti formativi e didattica in generale si determini bullismo od altre patologie sociali…
Non è un passaggio evidente ma è facile mettere insieme i pezzi (anche se non ho tempo di sviluppare i passaggi e non è la sede adatta).
Innanzitutto serve:
– la scuola obbligatoria fino ai 18 anni
– il mito che con l’education (qui serve proprio il termine inglese) si diventerà tutti ricchi
– l’esatto opposto, cioè l’idea che il lavoro tanto non c’è (se sei povero) o che non dipende dalla scuola (se sei ricco)
poi si aggiunge
– la bambinizzazione (al liceo dettano i compiti, i genitori controllano le assenze via web, ecc. ecc.)
– la visione della scuola superiore come un social club. Uno dei più rinnomati e stimati educatori USA afferma che gli ado sono interessati solo a sesso e divertimenti quindi quello devono fare, studieranno poi all’università (cfr. qualunque biografia del passato…)
– i crediti che rendono indistinta la differenza tra “essere fisicamente presenti e in orario” e “aver capito fino a poter maneggiare in proprio la materia”
– un mix tra “premiare in base all’impegno (=sei stupido, non capisci nulla, ma ti impegni tanto)” e “premiare in base al risultato (che però è rivisto verso il basso, altrimenti chi è stupido non riuscirebbe mai e questo non è ammesso)”
– la soppressione delle passioni. L’alunno ideale (via psicologi fin dalle elementari) è uno che è la metà di tutto, altrimenti non va bene
– dosi massicce di psicofarmaci (se sei ricco e quindi hai i disturbi di apprendimento) o di assenze (se sei povero e quindi rompiscatole semplice).
Il bullismo nasce dal fatto che se sei nato per fare il cuoco hai 14 materie al primo anno di quella che era una scuola professionale (senza più laboratori o materie professionalizzanti tanto ci sarà poi l’alternanza scuola-lavoro che al ministero non costa nulla), se sei figlio di un professionista sei assolutamente obbligato a finire il liceo (basta iniziarlo…) anche se saresti un mago della chiave inglese, ecc. ecc.
Quindi la via d’uscita logica (ma patologica) ad un controllo totale che va dai quiz al (non scherzo) controllo del quaderno, è per molti una violenza bambinesca appena possibile.
Ok, devo fermarmi qui, ma inizi a vedere il collegamento? Altrimenti guarda come funziona in Francia, UK (tasso di minorenni incinte) o USA (basta un film disney) e sarà tutto più chiaro.
Guarda, semplice semplice: quando andavo a scuola io (alias una trentina di anni fa…) alcuni miei compagni di scuola facevano quello che oggi si chiamerebbe bullismo (ma allora si chiamava in altro modo), senza che fosse presente *NULLA* di quanto tu citi.
Diciamo che c’è qualcosa che non va.
Già, nulla cambia, l’umanità non è solo sempre bambina ma è anche sempre la stessa. Certo quando ero ancora agli inizi della mia vita da studente avevo un solo compagno alcolizzato, a nessun “caratteriale” venivano prescritti psicofarmaci e chi non voleva fare le scuole grosse aveva tutte le possibilità di vivere felice & contento e, con un po’ di fortuna, anche di trovare un posto nella vita corrispondente alla sua testa. Ma sono dettagli.
Eppure non è difficile constatare che se questo è il momento della storia umana con il maggior numero di persone passate per anni di scuola formale qualcosa non quadra.