Anno 1949. Non solo l’Italia era uscita dalla guerra da pochi anni ed era piuttosto sgarrupata, ma la televisione non esisteva, al più c’era la radio che raccontava il mondo… e c’erano i quotidiani. Come potremmo oggi immaginare un resoconto del Giro d’Italia, l’avvenimento sportivo più improtante dell’anno, date queste condizioni? Una cronaca di tutto quello che è accaduto: cronaca non necessariamente asettica ma comunque informativa. E invece no. Il Corriere della sera prende come inviato uno scrittore come Dino Buzzati, che di ciclismo ne sa poco o nulla e lo confessa il primo giorno, anzi due giorni prima della partenza nel primo articolo. Nel suo reportage (Dino Buzzati, Dino Buzzati al Giro d’Italia, Mondadori 2014, pag. 196, € 6,99, ISBN 9789788852043505, link Amazon) tecnicamente troviamo alcuni dati della corsa (i suoi taccuini di appunti contengono i dati essenziali, il che significa che la gara la seguiva davvero) sotterrati all’interno di una epopea quasi militare tutta sua, da scrivere giorno per giorno senza riletture. La differenza con i resoconti delle tappe domenicali (il lunedì il Corsera non usciva in edicola), raccontate da Ciro Verratti e presenti in appendice, è enorme: Verratti in effetti racconta la corsa, anche se non certo asetticamente. In definitiva, un’epopea più che una cronaca.
L’unico punto dolente riguarda il prezzo dell’ebook. Io l’ho preso in prestito digitale, ma sette euro per un testo che si suppone si sia già ampiamente ripagato nei decenni secondo me è un furto.
Ultimo aggiornamento: 2018-01-12 22:21